27 Febbraio 2022, 06.42
Blog - Maestro John

Le armi del Papa e l'ambasciatore

di Maestro John

È guerra in Europa. Notizie che straziano il cuore. Il Papa ci invita alla preghiera e al digiuno. E un anno fa la morte dell’ambasciatore in Congo

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Ore buie, ore di angoscia per questa sporca guerra. Ore di ansia, di paura delle nostre brave badanti, lontane dalla propria casa, che cercano di collegarsi con i propri cari. Immagini di mamme e di bambini appena nati nei sotterranei. Gente che scappa portando con sé le poche cose in ingorghi infiniti di auto. Soldati che si difendono contro un esercito soverchiante per numero e armi. Eroici manifestanti che scendono in piazza nelle varie città russe chiedendo a gran voce la pace, rischiando le terribili prigioni.

Il Papa ci ricorda che “Gesù ci ha insegnato che all’insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio”.
E invita tutti a fare del prossimo 2 marzo, mercoledì delle ceneri, inizio della Quaresima, una Giornata di digiuno per la pace.
E incoraggia in modo speciale i credenti perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera. La preghiera può fermare la guerra? Ma sono certo che anche i non credenti mandino messaggi di pace in cuor loro.

Mi viene in mente il radiomessaggio di Papa Pio XII nell’imminente pericolo della seconda guerra mondiale: “Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra.
Stalin a Jalta avrebbe chiesto ironicamente “Quante divisioni ha il Papa?”.
Ma nel 1953, all’annuncio della morte del leader sovietico, papa Pacelli avrebbe detto: “Ora Stalin vedrà quante divisioni abbiamo lassù!”.

Tanti stanno manifestando.
A Brescia il Presidio “9 agosto”, che stoicamente protesta da 200 giorni contro la realizzazione del depuratore del Garda sul Chiese, si è mobilitato in Piazza Duomo insieme a “Basta Veleni” e a tanta gente per dire a gran voce NO ALLA GUERRA.

Proprio un anno fa persero la vita in Congo l’ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere della scorta Vittorio Iacovacci e l’autista del convoglio della missione Onu Mustapha Milambo.

Ricordo la stupenda, commovente omelia dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, dedicata al nostro giovane ambasciatore.
“Viene poi il momento in cui ciascuno sta solo, alla presenza del Signore.
Finiscono i clamori, tacciono le parole, la gente radunata si disperde e ciascuno sta, solo, alla presenza del Signore.
Sono dimenticate le imprese, risultano insignificanti gli onori, i titoli, i riconoscimenti e ciascuno sta, solo, alla presenza del Signore.
Perde interesse la cronaca, le parole buone e le parole amare, la retorica e le celebrazioni e ciascuno sta, solo, alla presenza del Signore.
La pagina del Vangelo descrive quello che mi potrà dire il Signore, quello che io potrò dire al Signore, quando, come tutti, starò solo alla presenza del Signore.
Il Signore dirà: “Da dove vieni, Luca, fratello?”.


E Luca risponderà: “Vengo da una terra in cui la vita non conta niente; vengo da una terra dove si muore e non importa a nessuno, dove si uccide e non importa a nessuno, dove si fa il bene e non importa a nessuno.
Vengo da una terra in cui la vita di un uomo non conta niente e si può far soffrire senza motivo e senza chiedere scusa!”.


Il Signore dirà: “Non dire così, Luca, fratello mio. Io scrivo sul libro della vita il tuo nome come il nome di un fratello che amo, di un fratello che mi è caro, che desidero incontrare per condividere la vita e la gioia di Dio! non dire così fratello.
Io ti benedico per ogni bicchiere d’acqua, per ogni pane condiviso, per l’ospitalità che hai offerto.
Vieni benedetto del Padre mio e ricevi in eredità il regno preparato per te fin dalla creazione del mondo”.


Il Signore dirà: “Perché ti volgi indietro, Luca, fratello mio?”.

E Luca risponderà: “Mi volgo indietro perché considero quello che resta da fare, considero l’incompiuto che attende il compimento, le promesse che avrei dovuto onorare, la missione che avrei dovuto compiere.
Ecco: troppo breve la vita. Ecco, troppe attese sospese! Perciò mi volgo indietro!”.


E il Signore dirà:Non volgerti indietro, Luca, fratello mio. Troppo breve è stata la tua vita, come troppo breve è stata la mia vita.
Eppure dall’alto della croce si può gridare: “È compiuto!”, come nel momento estremo si può offrire il dono più prezioso, senza che il tempo lo consumi. Perciò non volgerti indietro, Luca, fratello mio; entra nella vita di Dio: tu sarai giovane per sempre!”


E il Signore dirà ancora: “Perché sei ferito, Luca, fratello mio?”

E Luca risponderà:Sono ferito perché così gli uomini trattano coloro che li amano e coloro che li servono: mi rendono male per bene e odio in cambio di amore.
Sono ferito perché ci sono Paesi dove la speranza è proibita, dove l’impresa di aggiustare il mondo è dichiarata fallita, dove la gente che conta continua a combinare i suoi affari e la gente che non conta continua a ferire e ad essere ferita.
Ecco perché sono ferito, perché ecco come sono i malvagi: sempre al sicuro, ammassano ricchezze e contro il giusto tramano insidie e non c’è chi faccia giustizia!”.


E il Signore dirà: “Non dire così, Luca, fratello mio. Guarda le mie ferite, le ho ricevute dai miei fratelli; e guarda il mio cuore: dal mio fianco esce sangue e acqua; se il chicco di grano, caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore porta molto frutto. Ho seminato nella storia un seme di amore che produce frutti di amore, e chi rimane nell’amore rimane in me e io in lui.
La gente che conta e ammassa ricchezze è destinata a morire e per loro sarà pronunciato il giudizio: via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Ma i miti erediteranno la terra, i giusti sono benedetti e benedetta la loro discendenza”.

E il Signore dirà ancora: “Perché piangi, Luca, fratello mio?”

E Luca risponderà:
Piango perché piangono le persone che amo; piango perché restano giovani vite che hanno bisogno di abbracci e di baci, di coccole e di parole vere e forti e non sarò là per asciugare le loro lacrime e condividere le loro gioie; piango perché dopo il clamore scenderà il silenzio, dopo la notorietà arriverà l’oblio: chi si prenderà cura delle giovani vite che io non vedrò camminare nella vita”.

E il Signore dirà: “Non dire così, Luca, fratello mio. Io manderò lo Spirito Consolatore, Spirito di sapienza e di fortezza, Spirito di verità e di amore e si stringeranno in vincoli d’affetto invincibile coloro che ti sono cari e nessuno sarà abbandonato e io stesso tergerò ogni lacrima dai loro occhi, e i vincoli di sangue, i vincoli di affetto, i vincoli di amicizia saranno più intensi e più veri, più liberi e più lieti.
La tua partenza non diventerà una assenza, la tua presenza nella gioia del Padre non sarà una distanza. Non piangere più, Luca, fratello mio!”.


Attanasio lascia la moglie Zakia e tre figlie piccole.
A lui è dedicata la Fondazione Mama Sofia, nata per lottare contro il disagio, la discriminazione, la negazione dei più elementari diritti umani e di tutela dei minori.

A “La Voce del Popolo” era giunta questa stupenda lettera:

“Egr. direttore, noi, Missionarie di Maria-Saveriane, presenti a Uvira, Sud Kivu, al confine col Burundi, presentiamo le condoglianze più affettuose per la morte tragica del caro ambasciatore Luca Attanasio, per il carabiniere Vittorio Iacovacci e per l’autista del Programma alimentare mondiale Mustapha Milambo.
Luca era una persona buona, attenta, amabile, aperta all’altro, desiderosa di fare del bene, di promuovere il bene. Amava il nostro Paese, la Repubblica Democratica del Congo. Capace di stare coi grandi e coi piccoli, sorridente, affettuoso, sempre positivo.
Allegro, sprizzante, desideroso di conoscere la nostra realtà e di informarci sui vari progetti in cui era impegnato nella nostra Regione.
Sempre molto accogliente, sobrio nel vestire e capace di tessere relazioni. Ci parlava volentieri di sua moglie, delle sue figlie e ci diceva che alla prossima sarebbe venuto anche con loro per far conoscere la nostra realtà. In attesa di quel giorno, ci mostrava le loro fotografie…In questi quattro anni di servizio diplomatico, abbiamo riconosciuto la sensibilità sociale del nostro Ambasciatore, un atteggiamento di ascolto e di intervento nelle situazioni di povertà, una vicinanza che ci incoraggiava, sia in momenti di difficoltà che nelle occasioni ufficiali delle feste nazionali.

Quando nell’aprile dell’anno scorso, la furia delle acque si è abbattuta su Uvira, Luca ci ha telefonato più volte. Voleva accertarsi che stessimo bene, che avessimo trovato un luogo dove rifugiarci.
Chiedeva dove era scappata la popolazione, chi ci stava dando una mano. La sua voce ci ha espresso vicinanza e affetto. Tutte le volte che mi chiamava al telefono, concludeva con queste parole: “Suor Delia, non si faccia riguardo a chiamarmi, mi dica se avete bisogno di qualcosa, siamo qui per voi!”

Questo era il suo motto: “Siamo qui per voi!” A voi tutti che lavorate nella nostra Ambasciata di Kinshasa, a tutti voi italiani che in qualche modo l’avete conosciuto in qualche parte del mondo, vanno le nostre condoglianze.
Il suo esempio così luminosi ci aiuti a guardare al futuro, a sognare un’alba nuova, a costruirla insieme, qui su questa terra che ci ha accolti, in mezzo a questo popolo che ci considera suoi figli. Coraggio sempre! Grazie anche a voi che siete qui per noi in questo momento tragico.
Un pensiero affettuoso va alla moglie e alle sue bimbe, ai suoi genitori, familiari, parrocchiani, amici. Siamo loro vicine, assicurando la nostra preghiera. Portiamo nella preghiera anche i loro uccisori e quanti continuano a usare violenza verso il nostro popolo. Che siano toccati dalla grazia del Signore. Un forte abbraccio caldo africano coi colori dell’Italia. Suor Delia Guadagnini e suor Genoveffa Gargiulo.


Ci sono ancora persone di speranza!

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo. W il Chiese! E W la Pace!
maestro John

Nelle foto:
1) Il nostro don Lorenzo Bacchetta con il Papa
2) Il caro don Andrea Persavalli con Papa Francesco
3) L’ambasciatore Luca Attanasio tra i suoi amici
4) Un’immagine del Presidio “9 agosto” in occasione della manifestazione di sabato per celebrare i 200 giorni di protesta contro il depuratore del Garda sul Chiese




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