14 Febbraio 2022, 09.41
Blog - Eppur si muove

Ucraina: venti di guerra

di Leretico

La sensazione, in Occidente, è che la guerra in Ucraina ci sarà. E come al solito la verità è un po’ più complicata di quella dipinta dai media e dalla propaganda


Speriamo di sbagliarci, ovviamente, ma i segnali sono ormai chiari: ammasso di truppe ai confini, richiamo dei diplomatici occidentali nei rispettivi paesi di origine, sindromi da accerchiamento, telefonate tra i leader delle potenze a confronto.

Putin, da quando è salito al potere della nuova Russia, non ha mai rinunciato alla strategia di recupero dell’influenza politica ed economica della vecchia URSS, persa dopo la caduta del muro di Berlino nel novembre del 1989.
La perdita del dominio su paesi come la Polonia, i Paesi Baltici e la Cecoslovacchia di allora è stata psicologicamente molto dolorosa per i cultori della Grande Madre Russia e Putin si è fatto interprete principale della rivalsa, della “riconquista”.

La Russia di oggi,
nonostante possegga un deterrente nucleare temibile, non è l’URSS di un tempo. Ecco perché Putin si è “abbassato” ad un’intesa necessaria con la Cina, con cui ha in comune la volontà di contrastare lo strapotere degli Stati Uniti, enormemente aumentato dopo la fine del Comunismo nel 1989.
Cina e Russia, oltre al nemico occidentale, hanno in comune anche altro: sono nazioni di recente “conversione” al capitalismo, che mal digeriscono le intromissioni americane, e degli apparati internazionali che ad essi fanno riferimento, nei territori che ritengono per tradizione di loro pertinenza.

Lo scenario che abbiamo di fronte non è dunque imprevisto,
ma potrebbe scatenare conseguenze, queste sì, imprevedibili.
Sappiamo quanto le economie europee siano legate alle fonti energetiche russe e sappiamo che la tattica russa ha l’obiettivo di veder nuovamente riconosciuta, a livello internazionale e interno, la grandezza perduta.
Ma sappiamo anche che ogni immissione di energia in un sistema dinamico come quello attuale in Ucraina può, come niente, sfuggire di mano con gravi potenziali conseguenze per tutto l’Occidente.

In tutta questa storia l’Europa gioca il ruolo della cenerentola
, prima di tutto perché non è mai riuscita, dal 2004 in poi, ad essere determinante nella soluzione della crisi ucraina, quando la parte occidentale del paese, più europeista e seguace di Viktor Yuschenko, si scontrò duramente nelle elezioni presidenziali, contro la parte più orientale filorussa, seguace di Viktor Yanukovich.
Da quelle elezioni in poi cominciò un’escalation di scontri e di iniziative separatiste che dura ancora oggi, e non promette nulla di buono.

In secondo luogo,
perché l’Europa conta quasi nulla dal punto di vista delle decisioni militari, rispetto all’alleato americano, né in questi ultimi vent’anni è cambiato qualcosa in tema di costituzione di una difesa militare europea, nonostante la tradizionale indipendenza militare francese poteva far sperare di meglio per il vecchio continente.

Come ho già accennato sopra, attraverso la crisi ucraina, traluce lo scontro tra le tre più grandi economie mondiali, Stati Uniti e alleati europei da un lato, Russia e Cina dall’altro. È questo il piano su cui si inscriveranno tutti i movimenti strategici di queste grandi potenze nei prossimi anni, piano su cui si iscrive anche la crisi ucraina di questi giorni.

Si prevede una nuova guerra fredda, certo, ma completamente diversa da quella che abbiamo vissuto fino al 1989.
Se andiamo in profondità, se analizziamo le vicende accadute in Ucraina negli ultimi anni, ci rendiamo conto, ancora una volta, che Putin parte da una posizione di debolezza interna, ma non per questo meno pericolosa per gli sviluppi che potrebbe avere la situazione.

Anche Biden parte da una posizione di debolezza interna
, dopo il recente rovinoso abbandono dell’Afghanistan.
Le due debolezze potrebbero quindi produrre un braccio di ferro in cui nessuno dei contendenti sarà disposto a perdere la faccia, restringendo così ancor più il campo per una facile soluzione diplomatica.

Staremo a vedere, tuttavia una cosa è certa:
i confini d’Europa subiranno presto un altro cambiamento, non certo nella direzione del progressismo e degli intendimenti della Unione Europea.

Come al solito la verità è un po’ più complicata di quella dipinta dai media e dalla propaganda.
Infatti, dietro ogni capitalismo, soprattutto dietro quelli di nuovo conio, si nasconde una volontà di dominio difficilmente celabile. E ogni volontà di dominio vuole sconfiggere i propri concorrenti attraverso i mezzi tecnici che l’apparato scientifico, su cui nel frattempo ha investito, gli mette a disposizione.

Così i tre capitalismi principali in azione nel mondo stanno in fondo servendo lo stesso padrone: investono nel progresso scientifico, nella Tecnica, pensando che esso sia un mezzo, mentre in realtà si è già da tempo trasformato in un fine.
Al di là della violenza, che si manifesterà a molti livelli, e del contraccolpo che le economie dei paesi coinvolti nella crisi ucraina subiranno, ognuna delle potenze informalmente in gioco continuerà ad investire in ciò che ritiene essere la fonte della propria potenza.
E un giorno questo comune investimento nel potenziamento dell’apparato scientifico diventerà il nesso per l’avvicinamento e infine per l’unione delle parti.

Infatti, quello che attualmente impedisce tale avvicinamento è solo una questione ideologica, figlia della storia e della tradizione in cui ogni attore in campo crede di muoversi. Il tentativo di “ricostruzione” della propria identità, che tocca la Russia ma anche la Cina, spinge ognuna delle potenze in gioco a credere di muoversi nella “verità”.
Per questo sono costretti, secondo il loro ragionamento interno, alla lotta: perché credono di non essere in grado di far prevalere la propria “verità” se non attraverso la forza, così come hanno imparato nei secoli di lotte dei loro antenati.

Questo meccanismo non è destinato a fermarsi, se non temporaneamente e per brevi periodi, proprio perché si basa sulla struttura “ideologica” della verità, che in fondo non riesce ad essere veramente sé stessa, ossia qualcosa di stabile.

La caduta del muro di Berlino nel 1989 travolse la verità ideologica costruita sull’equilibrio tra Occidente e Oriente, tra Capitalismo e Comunismo. Oggi le macerie di quel muro abbattuto ingombrano ancora il campo e rallentano il percorso di riconoscimento della vera natura della Tecnica. I passaggi saranno ancora tanti e forse dolorosi e spaventosi, come quello che si profila dalla crisi ucraina in corso, ma ormai il percorso è segnato e impossibile da bloccare.

Speriamo allora che la diplomazia sia la vera protagonista
internazionale nelle prossime settimane, ma non dimentichiamo che, nel profondo, gli eventi indicano una strada ben precisa, ormai non più eludibile, alla cui guida da molti anni si è messa la scienza e gli apparati che essa in tutto l’Occidente ha saputo creare.

Leretico



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