Quali ideologie?

Signor Corrado Pelizzari, non so quali possano essere i criteri di valutazione di quanto oggi sta accadendo in Ucraina, diversi dalla constatazione oggettiva dei fatti: un Paese invaso con le armi, una guerra cruentissima che coinvolge la popolazione civile, la caccia al suo presidente e ai membri del governo, l'espropriazione di territori per annetterli alla Russia, l'intento presumibile (fortemente presumibile) di fare dell'Ucraina uno stato sotto tutela russa, il che equivarrebbe ad una privazione delle libertà politiche e civili e delle garanzie costituzionali tipiche degli stati democratici, non quindi della Russia di Putin oggi.

Una vera aggressione armata, cioè una guerra (forse nemmeno dichiarata, anche se preannunciata) portata nel cuore dell'Europa del XXI sec. a infrangere quella pace costata tanti lutti, dolori, impegno, fatica dei suoi popoli, e frutto di un ricorso continuo al dialogo, al confronto, alla collaborazione, seppur con i limiti e le inefficienze di sistemi politici democratici imperfetti ma migliorabili; una pace da tutelare con determinazione.

Dopo quell'invasione della Polonia attuata nel 1939 da Adolf Hitler con le conseguenze che conosciamo, il dittatore Putin ricalca oggi le orme del collega nazista invadendo un Paese sovrano e sconvolgendo il delicato equilibrio di relazioni politiche, economiche, sociali europee ed extraeuropee, con ripercussioni imprevedibili: un parallelo storico che balza agli occhi, se si vuol vedere, pur con i dovuti distinguo “di luogo e di tempo”: Giambattista Vico docet, i suoi “corsi e ricorsi storici” dovrebbero far pensare, così come altri studiosi di varie tendenze filosofiche e politiche.

Se la lettura (la mia) di “fatti odierni con gli occhi velati da certe ideologie ormai morte riesumando fatti storici e personaggi vecchi di 80 anni” rappresenta a Suo parere un “paragone fuori tempo e fuori luogo”, che dire del riferimento che Lei, Signor Pelizzari, fa nella Sua lettera, contraddicendosi, a “movimenti dichiaratamente neonazisti” a sostegno del governo ucraino, che a quell'ideologia (morta) si ispira?

E a quale ideologia farebbe riferimento invece la Sua puntualizzazione delle cause scatenanti l'invasione dell'Ucraina (politiche antirusse, aspirazioni indipendentiste di alcune regioni), forse che il dittatore Putin, che nella sola prima giornata dell'invasione ha fatto arrestare a Mosca 1700 suoi concittadini manifestanti contro la guerra, si sia voluto far paladino dei popoli oppressi arrivando con i suoi eserciti alle porte della Polonia?
Forse che il dittatore Putin si permetta di minacciare Svezia e Finlandia se osassero solo pensare di aderire alla Nato? A che ideologie si ispirano queste considerazioni?

I problemi geopolitici che Lei ha citato sono reali, ma non giustificano in nessun modo l'invasione di uno stato sovrano; devono essere trattati in tavoli di confronto, dialogo e mediazione, cioè con il metodo della diplomazia politica, bandendo il ricorso alla forza militare e ad altre forme di violenza, oltre che a mire espansionistiche, tutte forme queste, sì, “fuori tempo e fuori luogo”, fuori dalla storia, almeno nella nostra Europa democratica e nei Paesi Occidentali.

Cordialmente. MARISA VIVIANI, una non-giornalista che non fa da megafono a nessuno (e non puntualizzi che due negazioni si annullano, è un'espressione efficace detta così)

P.S.: Non so, infine, se Lei includa Vallesabbianews tra “le testate principali” della stampa italiana, sarebbe un bel primato per un'editoria così decentrata, e di grande prestigio per la nostra Valle; certo è che questa testata, con tutti i limiti che le si possono imputare, non può essere annoverata tra i “megafoni del padrone di turno”, soprattutto se il padrone si chiamasse Putin o qualche altro suo collega dittatore contemporaneo; per nostra fortuna in Italia la stampa è ancora libera, di dire o non dire ciò che vuole, nel bene e nel male, e i lettori ugualmente liberi di scegliere le proprie informazioni tra le innumerevoli offerte del mercato editoriale, tra le quali troveranno sì “i lacché del padrone di turno”, ma anche giornalisti e scrittori che rispondono soltanto alla propria coscienza libera.

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