Fresatura che spavento

Le hanno fresate un paio di mesi fa e l’asfaltatura sarebbe dovuta presto arrivare.
Stiamo parlando delle due curve lungo la 237 del Caffaro, in territorio di Lavenone, balzate agli onori della cronaca per la loro pericolosità, che con l’operazione di raspatura sono però diventate ancora più pericolose: non tanto per le autovetture, che hanno smesso di perdere aderenza, quanto per i mezzi a due ruote.

Ma andiamo con ordine.
Il rischio nel percorrere quelle curve era presunto, secondo la Provincia che in loco con uno speciale macchinario ha effettuato rilievi sulla geometria delle svolte e sul fondo stradale, senza rilevare particolari criticità.

Succedeva però che troppo spesso, specie sulla curva delle due la più vicina al paese, quella in località “Pozza”, accadessero incidenti.
E qualche mese prima c’era scappato anche il morto: un centauro, senza colpa né peccato, falciato da un’autovettura finita in testacoda.

Tant’è che il sindaco di Lavenone, Franco Delfaccio, in attesa di un intervento e in accordo con la Provincia, aveva emesso un’ordinanza che limitava la velocità dei veicoli in quel tratto, ma solo in caso di pioggia, a 30 chilometri orari.

Poi l’intervento della Provincia, la fresatura di cui abbiamo già detto: «Poi asfalteremo» dissero.
Invece no: l’asfalto non è ancora arrivato e quelle due curve sono diventate delle trappole per ciclisti e motociclisti.

Mentre per le quattro ruote quelle scanalature longitudinali assicurano maggior attrito, infatti, per i mezzi più leggeri che di ruote ne hanno due l’effetto è spaventoso, anche con l’asciutto ma specie sul bagnato: la moto, o la bicicletta, alla minima ”piega” prende a saltellare fra una riga e l’altra col risultato che sembra di aver messo le ruote sulla sabbia, anche a velocità prossime a quelle consigliate dall’ordinanza.

La protesta degli utenti più deboli che per ora si sono presi solo un bello spavento, in attesa dell’asfalto, si è espressa sui social.