02 Settembre 2022, 08.00
Blog - Glocal

Ucraina, il fantasma dell'Holodomor

di Valerio Corradi

La crisi del grano di oggi e il tragico ricordo della carestia dell’Holodomor di novant’anni fa

 
Il blocco del grano in Ucraina, che negli ultimi giorni sembra in parte attenuarsi con la partenza dei primi convogli dal Mar Nero, è un evento potenzialmente in grado di creare una crisi alimentare di portata globale e di produrre dure conseguenze soprattutto per le popolazioni di alcuni paesi poveri e politicamente instabili, si pensi solo al Libano, all’Egitto e alle nazioni del Corno d’Africa. 
 
Riavvolgendo il nastro della storia dell’ultimo secolo ci si rende conto che non è la prima volta che il grano diviene motivo di tensione tra Russia e Ucraina. Esattamente novant’anni si verificò un’altra dura contesa per i prodotti del “granaio del mondo” tra l’allora Unione Sovietica e la popolazione delle campagne ucraine.
 
Tale conflitto innescò una delle più devastanti carestie di cui si abbia memoria, il cosiddetto Holodomor (termine che in ucraino significa “provocare la morte per fame”). Era l’estate del 1932 quando il regime comunista guidato da Stalin decise un ulteriore inasprimento della politica oppressiva verso la popolazione rurale ucraina, considerata colpevole di opporsi al piano sovietico di collettivizzazione delle terre e all’obbligo di consegna alle fattorie collettive di gran parte del raccolto.

Venne così rafforzata la presenza militare in quella regione e il regime staliniano diede avvio, in tutta l’Ucraina, a imponenti requisizioni di raccolti, animali, beni di prima necessità e scorte per l’inverno, imponendo ai contadini l’obbligo di non uscire dai loro distretti. I piccoli proprietari terrieri (noti anche come kulaki) divennero oggetto di persecuzione, e furono accusati pubblicamente dalla propaganda di essere i veri colpevoli della difficile situazione economica. 
 
Dall’autunno del 1932 fino ai primi mesi del 1933 vaste aree del paese fecero i conti con una crescente scarsità di cibo, e il regime sovietico (che volutamente per mesi non attuò contromisure) utilizzò la carestia per vincere le resistenze della popolazione locale. Per molti decenni questo fatto storico venne negato dalla storiografia e dalle autorità sovietiche, ma oggi sappiamo che la scarsità di cibo costò la vita ad alcuni milioni di persone. 
 
Alcuni storici indicano in più di 5 milioni le vittime dirette, alle quali si aggiungono le migliaia di persone (a volte intere comunità) deportate. L’Holodomor, definito da alcuni storici come una forma di “genocidio sociale” verso la classe contadina, è ancora ben presente nella memoria collettiva del popolo ucraino ed è alla base di un mai spento sentimento ostile verso Mosca che oggi si è risvegliato in ragione della campagna di occupazione condotta dall’Armata russa.
 
Non va dimenticato che questo fatto storico, già prima che scoppiasse il conflitto in Donbass, è considerato un momento dalla forte valenza identitaria per la “nuova” Ucraina. Il governo di Kiev ha infatti ottenuto dal 2008 da molte nazioni (tra cui l’Italia) il formale riconoscimento che si trattò di un atto di genocidio, gli ha dedicato un Museo nazionale e ha stabilito di commemorarlo ogni anno nel mese di novembre. 
 
Aspetti che insieme sono percepiti come una provocazione dall’attuale guida del Cremlino. Se da una parte la crisi del grano di novant’anni fa e di oggi sono ascrivibili a cause diverse, così come diverse sono le scale di propagazione della crisi alimentare che ne deriva, è pur vero che dall’altra parte esistono tratti di analogia tra i due eventi.
 
Su tutti persiste il tentativo di sottomettere un popolo che orgogliosamente rivendica la propria autonomia e la propria identità ma anche (come avvenne negli anni Trenta del Novecento) di eliminare il carattere e la cultura di una nazione, ieri attraverso un processo di sovietizzazione e oggi attraverso un altrettanto discutibile e aggressivo processo di russificazione. 



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