Qualcuno in questi giorni d’agosto potrebbe obiettare che sarebbe meglio parlare di “abluzioni” invece che di “abduzioni”...
mi piacciono molto le "abluzioni" eretiche..e ho una certa tendenza alla abduzione..solo non sapevo si chiamasse cosi! buon ferragosto ai dotti e sapienti!
Alcune cose scritte non le capisco.Ad esempio non capisco le premesse che ti portano a certe conclusioni e in specifico perchè la crisi la escludi come regola.Forse la regola debbo capirla, spiegamela.Popper, come Kant, è un razionalista, per questo motivo pone come inconsistente il metodo induttivo, si parte da schemi mentali o regole(ipotesi) per muovere ogni passo verso il verosimile (certezza), cercando, tramite il processo ( movimento) di eliminare quegli errori che la negano.L' induzione pone la realtà fuori dal pensiero, base per il metodo, escludendo come principio la ragione ma non escludendone una ragione.Siamo nell'ambito della scienza e la falsificabilità consiste appunto nel voler procedere dalla parte astratta al tutto concreto.Cosi posta la parte, la sintesi della parte al tutto risulta poi impossibile e la verità realizzata un continuo irrealizzabile.
Quando esclude l'empirismo come metodo di conoscenza scientifica ma rimane nell'ambito del nichilismo quando pone l'errore come base della conoscenza, in questo è metafisco né più né meno di Hegel.
La crisi è una regola, ma spesso non viene accettata come tale per l'effetto cristallizzante dell'aggrapparsi al noto per paura dell'ignoto. Insomma i disastri avvengono quando il meccanismo abduttivo trova modelli vecchi e si adatta solo a quelli.
sembrerebbe che ogni modello o regola non riesca a trattenersi e stare, stai prospettando una tipica dinamica metafisca e come episteme un evoluzione nell'innovazione di regole, questo movimento va ontologizzato e strutturato, altrimenti è come per i preistorici premitici che realizzano i loro racconti non fondandone nella ragione i principi ma nella fede ogni loro presupposta conferma.
Il punto è la dinamica tra modello mentale e realtà che cambia. La discrasia tra le due genera problemi. La regole, supposta tale, vale per un certo periodo di tempo, dopo il quale la sua obsolescenza genera non pertinenza. A quel punto bisognerebbe avere il coraggio di cambiare regola, se possiamo ovviamente. Il "se possiamo" significa se abbiamo la capacità di distruggere la struttura che abbiamo costruito su quella regola, e costruirne un'altra per gestire il nuovo ambito. Come si sa, le strutture sono difficili da cambiare.
post da stampare e leggersi almeno una volta al mese.. posso chiedere quali letture ti hanno ispirato? Il nostro modo di comportarci e di vivere segue regole apparentemente fisse ma che in realtà non lo sono mai, in nessun ambito.. Le regole (conferma delle ipotesi) vengono modificate di volta in volta nel tempo affinchè garantiscono più guadagni che perdite. Di volta in volta quindi applicchiamo il modello più efficente, che quindi mai è immutabile.
Implica che i modelli mentali non sono la realtà o sono solo la loro proiezione ( realismo)e questa realtà supposta ai modelli muta più velocemente di essi che vi si conformerebbero con un ritardo più o meno consistente. Questo non è quanto dice Popper che a questa realtà supposta fa anticipare una serie di regole o modelli che vanno realizzati tramite il processo continuo della loro verità o falsità. Cioè il tuo pensiero si pone al di fuori del discorso fatto sull'inferenza dettato dalla logica e assomiglia, se ci vogliamo calare in questa per trovarne un lontano parente, molto al metodo induttivo e meccanicistico, empirismo che è forma razionalista del realismo.Cioè in questo tuo ulteriore procedere sei amico della terra e lontano da Popper.
È questo processo che vede dei modelli e regole, o principi, astratti dalla realtà, mimesi riconducibile appunto al realismo platonico.
provo a spiegare il mio punto di vista che non vuole essere per forza quello di Popper.. :) Io dico che il modello di comportamento varia al variare delle regole che variano al variare della realtà.. La realtà ci appare nel contesto di teorie già in nostro possesso.. tuttavia non importa quante osservazioni sono portate a conferma della teoria: c'è sempre la possibilità che una futura osservazione possa confutarla. Allora le regole utilizzate e valide fino a quel momento vengono meno e il nostro modello di comportamento viene modificato (ma potrebbe effettivamente anche rimanere stabile) in funzione della sua "convenienza" nel contesto delle nuove regole dettate dalla nuova realtà. Il tutto non è immobile ma varia in funzione del tempo..
Ci sono tanti testi di riferimento, potrei citare Popper e Watzlawick, Eco e Peirce, Bandler e Johnson-Laird, Gardner e Argyris. Ma il filo comune è legato al pensiero sistemico, alla teoria della complessità e alla gestione del cambiamento. Per rispondere alla critica di Dru, potrei dire che non so cosa pensasse Popper dei modelli mentali, ma il rapporto tra modelli/mappe mentali e realtà è stato studiato da Richard Bandler; Paul Watzlawick in ambito comunicativo ha operato per anni in una famosissima università americana, quella di Palo Alto, dove le teorie moderne del caos, della complessità, della cibernetica e dei sistemi complessi sono state applicate in diversi campi (fisica, psichiatria, comunicazione, ecc.). Quello che posso dire sul ritardo dei modelli mentali rispetto alla realtà è che essi sono molto evidenti e spiegano molte situazioni. Dalle piccole cose familiari ai grandi movimenti sociali.
...presuppone la realtà alla mente o coscienza portandoci ad una situazione prekantiana del potere dell'oggetto sul soggetto e precartesiana della separazione di quella da questa. Ammettendo, e non concedendo, che la realtà venga prima della coscienza, se pensiamo che le variazioni sono in funzione del tempo significa che il tempo(modello) viene prima delle variazioni(realtà) e il tempo cosa è se non un modello coscienziale (per capitano)?e se sempre quella realtà anticipa questi modelli a che pro una coscienza come quella di Popper o Watziawik, Peirce o Eco a cercare di catturarne quella irraggiungibile primarietà? Se fossimo il "prodotto" di una realtà, il solo descriverla ci risulterebbe impossibile(contraddittorio), perché quella anticipa sempre questo essendone il demiurgo.Una realtà anticipatrice della coscienza, se anche esistesse, non la possiamo raggiungere, ponendo i nostri modelli come fondanti quella
ne abbiamo, al contrario, cercato la fondatezza.
ammettendo che sia una funzione biunivoca (lineare o non lineare) avrò all'istante t una ed una sola realtà. Tu Dru poni il t=0 nel momento in cui qualcuno ha iniziato a descrivere la realtà. Ma la realtà non esisteva forse anche prima? Ammettendo comunque che il t=0 coincida con il tuo, non saremmo noi, in quel determinato istante, il prodotto della realtà che vogliamo descrivere? Già il fatto di descriverla vuol dire che ci appare o appariva prima di noi e della nostra coscienza. Tutt'al piú direi che la coscienza deriva proprio dalla percezione della realtà. E qui mi fermo :-)
Il fatto che attualmente alla "tua" coscienza appaia una realtà siffatta dovrebbe farti riflettere sulla necessità che la coscienza testimoni questo "apparire", testimoni "attualmente" e il "prima" e il "poi" in funzione di qualsiasi tempo t.
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ID34935 - 15/08/2013 11:34:14 - (Aldo Vaglia) -
Venti anni ed oltre di abluzioni di cervelli portano con se difficolta' nel ragionamento semplificato, se complichi le cose introducendo dubbi e probabilita' a schemi che hanno solo certezze crei confusione e panico. La politica si basa su certezze e valori (alcuni del secolo scorso, altri di millenni addietro) e non e' propensa al cambiamento. L'intelligenza l'ironia, la logica del tuo articolo pedagogico sono da Eretico. Ti e' andata bene; oggi l'ipocrisia al potere accetta anche il dileggio. Hai evitato il rogo.