In questi tempi difficili si avverte il bisogno di un elemento fondamentale per la nostra esistenza. Esso, da qualche tempo, è latitante...
invito tutti a leggere "La Bibbia non è un libro sacro. Il grande inganno" di Biglino Mauro!! risponde a molte domande, anche su come è stata modificata nel tempo la bibbia e perchè.ciao
Ma uno in particolare sorge ed emerge dalle profondità del Pensiero. Lostraniero "vuole ciò che è pensato come non essere" e in questo non è diverso da chi "non vuole ciò che è pensato come non essere". Volere ciò che non è è volere l'essere del non essere e cioè volere ciò che in principio e nell'immediato non è, e il tentativo di costruirlo è quel volere che non sta nella verità, l'essere e per ciò stesso ciò che è e non ciò che non è. Finita la teoresi, veniamo allo specifico di quanto scritto da Lostraniero che è volontà di ciò che non è, Lostraniero ci persuade ad "un pensiero che riesca a collegare il parziale al globale e il globale al parziale", cioè ci persuade di ciò che non è, perché per poter collegare il parziale al globale bisogna che un pensiero sia persuaso che debba esserlo,
cioè debba essere prodotta una relazione che non è in principio, altrimenti non avremmo bisogno di costruirne una. Ma riflettiamo sulle parole scritte da Lostraniero e l'immediatezza del loro essere. Cosa è il parziale? Cosa è il globale? dobbiamo noi persuaderci che il parziale sia senza il globale? o che il globale non comprenda il parziale? Allora, se intuiamo, come è, che immediatamente il parziale è parziale del globale e il globale è globale del parziale, ci rendiamo conto che non c'è alcun bisogno di costruire una relazione fra essi. Se invece ci persuadiamo che il parziale possa essere indipendentemente il globale, quel parziale che così non è, poiché non sarebbe che il parziale di alcunché, mai e poi mai un Lostraniero, ma neanche l'umanità intera, potrebbe "farlo", potrebbe riuscire nel creare ciò che non è.
TU pensi e ,quindi,ti rendi conto dela relazione tra il parziale il globale..hai coscienza...è questo il problema che ha sollevato Lostraniero..o mi sbaglio?
non apre le porte al dubbio e alle domande. scappa dalla complessità come il vampiro l'aglio..e i motivi di questo comportamento..sono complessi..tò! che strano...ciao
sempre Lostraniero "Riporto un passo dal Vangelo di Matteo. Ed ecco, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». (Matteo 19,16 -17)"...riflettiamo su questo passo nichilista (cioè del volere che l'essere non sia e viceversa). Per avere la vita eterna, per chiederla e ottenerla, bisogna pensare alla vita non eterna e cioè caduca, effimera, temporale rispetto ad una vita eterna, infinita, vera, senza tempo. Cioè bisogna chiedere che le cose che sono in un certo modo divengano cose che sono in un cert'altro modo. Se riflettete sui miei primi due post, qui, capirete che siamo di nuovo nell'impossibile non essere dell'essere. "ciò che è buono" indicherebbe appunto l'eternità, ma volerla significa, per
quell'essere, non esserla, e come è possibile per un non essere essere? impossibile appunto, cioè contraddittorio. Infine Matteo esplicita l'impossibile, dice cioè che per entrare nella vita, un modo improprio per dire per essere vita, bisogna prima di tutto esserne fuori, e cioè non essere vita... il pensiero nichilista, quello cristiano soprattutto, pensa l'essere del non essere, pensa che il non essere vita possa (divenga, sia) essere vita e tutto questo seguendo certe parole, cioè seguendo la volontà che certe parole indicano.
Quello che indico, del discorso intorno al pensiero, è il pensiero delle cose. Chi non pensasse, allorché impossibile, non penserebbe nemmeno che vi sia un "parziale", non penserebbe ad un "globale" e non penserebbe alla loro "necessaria relazione". Ma c'è chi, come loStraniero, dubita di questa "necessità", altrimenti non porrebbe come problematico ciò che non lo è. Nessuno di noi metterebbe in dubbio, di fronte ad un albero, di essere di fronte ad un bove o a un non-albero, e quindi nessuno lo metterebbe nemmeno in dubbio cercando di affermarlo.
Non so se avete colto che la parola chiave di questo nuovo pensiero che si auspica si diffonda per la salvezza della nostra civiltà è:"collegare". Collegare cose apparentemente in contrasto tra loro, perciò concettualmente difficili da capire e da attuare. Per far questo bisognerebbe però cambiare la mente e i modelli mentali che vi albergano. Dopodiché ci si può riuscire. E' il consiglio anche di Eraclito.
è che ti rispondo sempre in fretta e mi riprometto di leggerti con calma ..ma poi..azzz..si! credimi sulla parola,ho capito il concetto di "collegare" e cambiare..baci dalla tua "patologicamente" caotica e distratta " allieva"..
spero che tu abbia inteso la mia analisi del pensiero, che esponi, pensiero che tenta di collegare ciò che in principio è già "di per sé" collegato. Tentare di tenere unito ciò che "di per sé" è già unito è tentare l'"impossibile", è un tentativo destinato al fallimento. Mostrare che questo pensiero è il pensiero nichilista è l'apparire della verità. Dunque, la volontà vuole l'impossibile collegamento di ciò che "di per sé" è già collegato, e lo vuole in quanto crede che ciò che è collegato è "in verità" (la verità nichilista), isolato, in quanto il nichilista crede sempre in ciò che non è. Scrivere, come ha fatto Eraclito e il pensiero Occidentale fino a te, di un pensiero che "vuole ciò che non è", questo è il tentativo di collegare ciò che è già da sempre unito dalla
verità. Questo scrivere è scrivere del "nulla".Anche scrivere che "l'albero è l'albero", scritto dal pensiero isolante, è quell'infinita differenza, indicata dal pensiero di un albero isolato da sé stesso, al punto che l'albero, infine, non riesce davvero ad essere più sé stesso, è "nulla". Con affetto per Lostraniero e la commentatrice.
Pensare che una parte possa essere senza il tutto è pensare che una parte non è una parte.
che, pensando a quella parte isolata(che non-è-una-parte, in quanto isolata è considerata, dal pensiero isolante, il tutto (l'astratto dell'astratto che sostituisce la parte con il tutto)), si possa per volontà unirla al tutto, è pensare l'impossibile, il contraddittorio.
è pensare il "nulla", cioè pensare che ciò-che-non-è è. Diceva San Paolo della fede che è "Argumentum non apparentium": argomento di ciò che non appare. E ciò che non appare cosa è se non il "nulla" come "nihil absolutum".
Sebbene Eraclito sia un massimo pensatore e fra i più profondi che umanità abbia scorto, anch'esso è nichilista e per ciò stesso coerentissimo negatore dell'autentico valore dell'essere. Egli, fra i primi, ha scorto il senso unitario della totalità dell'essente negli enti, il divenire. Il principio di tutte le cose è il divenire, la loro realtà diveniente è ciò che le accomuna, l'identità. La guerra è il principio di tutte le cose, le cose per restare(essere) debbono lottare, un lottare che, senza, determinerebbe una posizione infinitamente diversa nella realtà delle cose stesse. Le cose, finché lottano e vincono, stanno (sono) diversamente ciò che vincono, in quanto vincono il loro stare, che diviene altro da sé. Io resto uomo fintanto che la vita vince la morte. Le cose, questo il senso di questo pensare, non riescono infine a restare, ma divengono altro da sé.
Solo in quanto vi è "opposizione" le cose sono, in quanto determinate come quelle cose e non l'altro da sé. Se la parte nonsi opponesse, in quanto parte, al tutto, la parte sarebbe il tutto e il tutto sarebbe la parte, la parte non sarebbe la parte e il tutto non sarebbe il tutto. Qursta l'intuizione eraclitea che predica il principio di non contraddizione. Un preducato, d'aktronde, che non riesce davvero a stare...
quando Lostraniero scrive..."Collegare cose apparentemente in contrasto tra loro, perciò concettualmente difficili da capire e da attuare" è in quanto questo "contrasto" è vero "contrasto" che non deve apparire come "apparente", ma ciò per cui, come "per-ciò-che-è", le cose restano sé stesse e non divengono altro da sé. Il pensiero che pensa ad un contrasto "apparente", pensa che "tutto è uno" (Eraclito), cioè pensa che l'identità dell'ente con sé stesso è identico all'identità dell'ente con l'altro da sé, pensa l'impossibile identità del diverso, diversamente dal pensiero che pensa al "vero" contrasto, pensando che "tutto è insieme uno" (Severino) e pensa che l'identità dell'ente con sé stesso è l'unione dell'esser sé con l'identità dell'altro da sé.
Vi prego, non stracciatevi le vesti Nel pensiero lineare una porta o è aperta o è chiusa, nel nuovo pensiero il sistema è contemporaneamente aperto e chiuso. Logica "And"...
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ID52081 - 20/11/2014 08:45:28 - (DODECA) -
ullallla.... purtroppo o poco tempo x commentare ma appena ho un attimo ti scrivo il mio pensiero.... felice comunque di vedere che c'è ancora qualcuno che legge la bibbia e inizia a farsi delle domande sul come mai ci insegnano cose che in realtà non sono vere. come se un maestro ci insegnasse delle cose che poi però andando a rivedere sul libro di testo troviamo diverse se non addirittura in contrasto