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venerdì, 5 aprile 2024 Aggiornato alle 15:37Eco del Perlasca

Emozione: la migliore forma di comprensione

di Giselle Passannante Grimaldi
“Nulla emoziona di più dell’essere compresi. Forse perché la comprensione è una dei più considerevoli atti d’amore.” - Mirko Sbarra. In replica questo sabato sera al Foppa \La Bolla\, spettacolo teatrale nato in Valle Sabbia

Il 15 marzo scorso, presso l’auditorium del nostro Istituto è stato messo in scena lo spettacolo teatrale “La Bolla”, liberamente tratto dal libro “Autismo, pensieri e parole” di Federica Belleri, aperto al pubblico, che è stato poi riproposto la mattina seguente agli studenti.

Lo spettacolo, portato nel nostro Istituto grazie alla prof.ssa Monia Cargnoni, Referente per le iniziative aperte al territorio, ed a tutto il gruppo coordinato dalla regista Francesca Martinelli, con il patrocinio dell’associazione “Sotto lo stesso cielo”, ripercorreva stralci e testimonianze di vite vissute accanto a persone affette da disturbi dello spettro autistico, raccontati da chi li accompagna, passo dopo passo, verso ogni piccola-grande conquista: i loro familiari.

Ogni monologo ripercorre una storia vera, dal punto di vista di una madre, di una sorella o di un fratello, di un padre… la loro sofferenza davanti a una diagnosi spiazzante e, pur non alterando lo stato delle cose, dolorosa. Se ci soffermassimo a riflettere, nessuno di noi ama vedere un proprio sospetto tramutarsi in realtà.
Allo stesso tempo, però, ognuno dei personaggi ripresentati è mosso da una grande forza d’animo, perché, dopo la tempesta, il cielo è sempre azzurro!

L’idea di mettere in piedi uno spettacolo che trattasse il tema dell’autismo è stata proposta da Manuela Bonacina, presidente dell’associazione “Sotto lo stesso cielo”, nonché mamma di una bambina affetta da autismo, che nello spettacolo ha raccontato la sua storia: “Era da tempo che sentivo la necessità di parlare di questo tema, perciò ho proposto l’idea a Francesca, che si è mostrata sin da subito disponibilissima, ha coordinato il gruppo, selezionato i testi e montato il copione. Anche tutti gli altri membri del gruppo hanno accolto positivamente la proposta e si sono cimentati nella recitazione. All’inizio, durante le prove c’era nel gruppo il timore di come io potessi reagire alle altre interpretazioni, essendo questa una tematica che mi coinvolge in prima persona, si ha paura di porsi nel modo sbagliato, ma io ho già compiuto il mio percorso di accettazione e, una volta chiarito questo, tutto è andato per il meglio”.

Spesso e volentieri usiamo molte parole, contorniamo i concetti che vorremmo esprimere, ma non sappiamo bene come, con ghirigori barocchi, come fossero le trame di quei centrotavola storici, realizzati ad uncinetto dalle donne di casa.
Forse quello che più rende speciale questa rappresentazione è proprio questo: la verità, quella di chi vive o ha vissuto, che emoziona, scuote e arriva dritta al cuore.

Spesso ci comportiamo come farebbe un elefantino in un negozio di porcellane – passatemi la simpatica metafora – che è curioso, vorrebbe rapportarsi con qualcosa che non conosce ma, avendo paura di relazionarvisi nel modo sbagliato e di fare danni, getta la spugna, si gira e torna indietro.
Ma, almeno a quanto mi risulta, noi non siamo elefanti e abbiamo in vantaggio di possedere le adeguate dimensioni per poter passare dalla porta senza buttare giù il muro portante dell’edificio!

Tuttavia, anche in un mondo che si proclama aperto e accogliente, ci sono aspetti, tra cui la burocrazia in primis, che ci fanno comprendere quanto, in realtà, non lo sia pienamente.
L’autismo è riconosciuto solo come disturbo dell’età evolutiva e, al compimento della maggiore età, la diagnosi cambia, andando a finire nella categoria delle malattie psichiatriche.

Tutto questo accade perché l’invalidità civile viene valutata tramite tabelle ormai desuete, ma tuttora vigenti, che non presentano la voce “autismo”, rendendo così più complesso rendere disponibili i servizi di cui queste persone necessitano.
Le associazioni combattono questa battaglia da diversi anni e speriamo che presto possano ottenere dei risultati concreti: è importante, se non fondamentale, fare informazione e portare avanti la cultura dell’inclusione, in modo che questa condizione venga riconosciuta a tutti gli effetti e tutti possano condurre una vita di pari dignità. E quale modo migliore di questo?

Lo spettacolo verrà nuovamente messo in scena questo sabato 6 aprile alle 20.45
presso il Teatro del Liceo Foppa, con il patrocinio dell’organizzazione di beneficienza “Autisminsieme”.
Ringraziamo e ci complimentiamo con tutti i membri del gruppo: Paola Bettini, Manuela Bonacina, Rosanna Castelnuovo, Chiara Costa, Dolores Crescini, Annamaria Della Patrona, Flavia Gasparini, Stefano Pellegrini, Roberto Rizza, Maria Vogelezang e Francesca Martinelli.

“Le famiglie delle persone autistiche vivono spesso all'interno di una bolla, creata a volte dall'ottusità della burocrazia, a volte dai pregiudizi delle persone che non conoscono questa condizione e perciò la temono e se ne tengono a distanza. Proprio per cercare di eliminare questo vuoto abbiamo voluto raccontare l'autismo e come lo vivono le famiglie che ne sono colpite, nella convinzione che questo possa aiutare sia chi è dentro sia chi è fuori dalla bolla ad affrontarlo meglio. La conoscenza abbatte le barriere e può far scoppiare le bolle.” – Francesca Martinelli

Giselle Passannante Grimaldi 4ª A Liceo scientifico

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