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martedì, 25 giugno 2013 Aggiornato alle 07:19Punti di Vista

Bisonti e Bufale

di Aldo Vaglia
Lo chiamavano Bufalo Bill, ma cacciava Bisonti, le bufale invece sono cosa nostra che continuiamo a pensare che il “cavallo fumante” non debba bucare la Val di Susa

Si parla di tramonto delle ideologie quando ce n’è una potentissima ed innescata, ad alto contenuto demagogico, buona per destre e sinistre da dare in pasto al popolo sia quando si governa che quando si vota.
È l’ideologia nata a destra e fatta propria dalla sinistra, è l’ambientalismo fondamentalista.
È l’ideologia della rendita e delle disuguaglianze, che vede il lavoro dell’uomo come il primo responsabile dei disastri ambientali e propone il mito del “buon selvaggio”, magari propagandandolo con le tecniche più raffinate e accattivanti che la tecnologia gli ha procurato.

Preferisce la caverna alle gallerie dimenticandosi che la natura dava da vivere in modo stentato ed infelice ad una esigua popolazione che si differenziava di poco dal resto degli animali.
“Ho visto un migliaio di Bisonti imputridire sulla prateria abbandonati dall’uomo bianco dopo che erano stati abbattuti dal treno in corsa. Io sono selvaggio, e non comprendo come il “cavallo di ferro fumante” possa essere più importante dei bisonti quando noi li uccidiamo solo per sopravvivere”.
Nelle parole del capo indiano è compresa tutta l’ideologia dei movimenti ambientalisti non scientifici che hanno preso piede in Italia e ne determinano la politica.

Il nuovo governo, racimolato dopo inaudite contorsioni dai residui dei due patiti che si definivano la destra e la sinistra, nel suo decreto del “fare” dirotta 300 milioni già stanziati per le grandi opere (Tav, Ponte sullo Stretto, Terzo valico Milano-Genova) su operazioni di ristrutturazione di edifici scolastici, che sono lo specchietto delle allodole, per genitori, bambini e bambocci.
 
Cosa possono produrre in termini di rilancio dell’edilizia quelle misere somme, se non il nulla, tutti lo sanno, ma l’ipocrisia regna da sempre sovrana e anche questo governo inizia nel modo consueto.
Si può anche essere contro le grandi opere e lisciare il pelo ad un’opinione pubblica infarcita di sciocchezze e luoghi comuni, ma un governo che vuole essere rispettato abbandoni il giochino delle tre carte, non spacci Bufale per soluzioni.

Le grandi opere non si fanno o perché politicamente non pagano o perché non si è capaci, prendere ad alibi l’ambiente e le mafie è ridicolo.
Tutte le strutture e infrastrutture sono soggette ai due fenomeni mafia e ambiente, lo sono anche Scuole ed Ospedali, è perciò un’altra la strada da seguire per combattere l’illegalità e il degrado.
A chi non piace un paesaggio bello dove non ci sia nulla di contaminato? È un’aspirazione che attrae tutti, ma l’ambiente non è solo natura. L’ambiente è qualcosa di più complesso che prevede la natura, ma anche ciò che l’uomo ha costruito.
In un momento di crisi come l’attuale è molto più facile la semplificazione dell’integralismo ambientalista all’analisi scientifica del rapporto uomo natura.

Qualsiasi tipo di attività umana comporta dei rischi, uno sviluppo senza rischi non esiste.
Lo sviluppo sostenibile non può che essere un confronto tra i rischi che crea un’attività e il maggior rischio prodotto dal non intervenire. Non è con il ritorno dei Bisonti e con la Decrescita che daremo il reddito di cittadinanza a tutti e li renderemo felici.
Non ci riusciremo nemmeno coi 300 milioni per dipingere le scuole.
La crisi si combatte con politiche serie e di lungo respiro, con progetti ambiziosi e non con il tirare a campare. Dalle crisi si esce comunque. Il governarle può solo ridurne i tempi e i danni.