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domenica, 18 dicembre 2011 Aggiornato alle 10:02Pensieri&Parole

Solitudini

di Itu
La solitudine a volte è benefica, a volte mette in luce lati oscuri e inquitanti.
 
Ho sentito lo stesso freddo spiffero nell’anima per due notizie di questi giorni: lo sparatore di Firenze e la denuncia per abbandono ai genitori di un bambino rumeno di quattro anni perché loro dovevano andare nei campi a lavorare.
La notizia del folle è stata sviscerata in tutte le componenti sociali e umane, compresa la ragionevolezza del ruolo di intellettuale che lo ha sostenuto fintanto non ha trovato una pistola, fare strage di senegalesi e togliersi la vita.
 
Un malessere che non può essere spiegato solo come razzismo, nella morte ci si è messo pure lui.
Vado a leggere gli approfondimenti di notizia e trovo che viveva asserragliato in un paesino del pistoiese, sconosciuto dagli abitanti e disgregato rispetto ai parenti.
 
Poi leggo di un bambino di quattro anni a Comiso ritrovato per strada semivestito, infreddolito, i suoi genitori rumeni sono al lavoro nei campi, cosa gli è saltato in mente di farsi pubblicità uscendo di casa?
 
I bambini hanno mille risorse e sanno come proteggere i genitori dall’accusa di non essere protettivi nei loro confronti, le mamme affrante il primo capro espiatorio se accade qualcosa di sconveniente per l’urgenza della spesa, di un appuntamento improvviso e quei rapporti guasti di riserbo nel chiedere aiuto in assenza al loro dovere di accudimento.
Solitudini che si amplificano, un ripetersi di abbandoni e ricerca di scuse per ripetere dolori che nella vita prendono pieghe di follia, insospettabili uomini e donne pieni di ragioni sul filo oscuro di rapporti sempre più rarefatti e fragili.