03 Ottobre 2021, 07.48
Blog - Maestro John

Don Cece e tanti amici a Limone

di Maestro John

Che gioia! Monsignor Cesare Polvara è giunto al 45° anniversario di ordinazione sacerdotale. Giovedì tanti amici hanno festeggiato “don Cece” a Limone di Gavardo


Don Cesare è nato a Gavardo l’8 dicembre 1951.
Ho avuto la fortuna di conoscerlo fin dai tempi dell’Oratorio: era sempre accogliente, dalla profonda umanità e dal grande sorriso.
È sempre stato un ciclista eccezionale, lo vedevo confrontarsi nelle gare di ciclocross alla Festa di San Luigi con Ivano Maioli ed il compianto Gianni Zanassi.
Ancora adesso don Cece, appena può, gira su e giù per le colline.

Cesare suona molto bene la chitarra
, la imbracciava e cantava insieme al grande Angiolino Goffi nelle occasioni religiose o conviviali.
Ha suonato con i  “Pastorelli dei Tre Cornelli”, fino alla notte di Natale del 1975, prima di essere ordinato sacerdote. È poi  arrivato il suo grande papà Mario, suonatore di clarino nella locale banda ed eccelso musico di mandolino. Con la sua bontà e delicatezza straordinarie, farà nottatacce per lui insolite pur di accompagnare quella compagnia di poetici tiratardi!

Don Cesare è stato ordinato dal Vescovo Luigi Morstabilini il 12 giugno 1976: c’era anche l’amico don Piero Conti, ora Vescovo di Macapá, in Brasile.
È stato curato a Fiumicello, Fidei Donum in Uruguay, parroco di Bargnano, Frontignano, San Paolo, Scarpizzolo, Sant’Angela Merici e Rovato.
Il Vescovo Monari lo scelse come provicario generale, affidandogli, in particolare, la cura del clero anziano e l’accompagnamento della diocesi verso la riorganizzazione in unità pastorali.
Ora è amministratore parrocchiale a San Vito di Bedizzole, ma lo si vede spesso a Gavardo, dove tutti gli vogliono un bene dell’anima.

Ma torniamo a Limone ed al 14° “Tanto per incontrarci…”, un’occasione d’incontro con i “vecchi” curati di Gavardo, ora divenuti parroci.
Di solito la Messa era nella splendida chiesetta (dove celebrava il mitico don Erminio, da noi ragazzacci chiamato “don Sterminio”).
Quest’anno la Messa si è celebrata nella splendida corte dell’Agriturismo Morso46. Grazie alla “chiamata” di Umberto Averoldi, infaticabile regista dell’appuntamento, con don Cece hanno concelebrato altri tre sacerdoti: don Eugenio Panelli, don Flavio Saleri e don Gabriele Banderini.

Ricordo che da ragazzo ascoltavo le omelie di don Eugenio, e ne rimanevo incantato.
Con lui e con quelli dell’oratorio ero andato a Monte Zugna. Ero felice, ma non sapevo che andavo ignaro verso il mio destino, perché lassù avrei incontrato la mia futura moglie.
Seduti sull’erba, nella natura incontaminata, si discuteva sul significato di essere cristiani (Laffranco Agostini era uno degli animatori). La sera facevo un gran ridere con i miei compagni di camerata, come l’amico Roby Ortolani, purtroppo milanista.

Indimenticabile lo scherzo della “seduta spiritica” fatto da alcuni “giovinastri” (di cui non faccio nomi, ora sono persone laureate e rispettabili).
Al buio di una grotta (un residuato della 1^ guerra mondiale), avevano finto di collegarsi con i nostri antenati. Lo “spirito”, richiamato dall’oltretomba, faceva muovere un bicchiere su un foglio con numeri e lettere, e “stranamente” conosceva nomi e date di noi, poveri gonzi, che ci siamo quasi tutti cascati.

Don Flavio, una persona dolce e cordiale, è stato indimenticabile curato a Gavardo dal 1974 al 1982, e anche lui come don Cece era andato in Uruguay come Fidei Donum.
Quando erano partiti, nel 1981 con i giovani del “Gruppo Teatrale Gavardese” e con l’ispirazione dell’amico don Paolo Goffi gli avevamo dedicato “I racconti di un Pellegrino Russo”, rappresentato nelle chiese.
A proposito, caro don Flavio, come mai non sei monsignore come don Cesare? E sì che sei più anziano di lui! Che peccati hai fatto in gioventù, in quel di Lumezzane? Eh eh eh!

Di don Gabriele Banderini posso solo dire che è la simpatia fatta persona.
Quando ti siedi a tavola con lui, dispensa pillole di saggezza alternate a battute sulla vita dei sacerdoti ed a gustosi aneddoti sullo spiedo (e io che pensavo che il Vangelo parlasse di “pescatori di uomini”, non di “cacciatori di uccellini”).
Temo che non diventerà mai Monsignore: del resto, come dice don Flavio citando il papà lumezzanese, lo stipendio resta uguale…

È stata una Messa davvero “sentita”, musicata dai provetti musicisti del complesso dei Km0 (hanno fatto due sold out all’Isolo, non so se mi spiego!). Il grande batterista Marco Franzini non ha potuto utilizzare le sue bacchette luminose, ma ha dato il giusto ritmo ai canti liturgici.
A proposito, c’era anche la canzone “Arrivederci” di Marcello Giombini, un autore di musica liturgica che don Cesare cantava fin da quando era in seminario al PIME in Toscana, suscitando qualche malumore nei superiori (a quel tempo quelle canzoni erano considerate “troppo” moderne).

Nell’intensa omelia don Cece ha ringraziato tutti ed ha detto: “Non occorrono grandi progetti, ma nella vita di ogni giorno, nella famiglia, con gli amici, nell’incontro con le altre persone, ognuno di noi si impegni a migliorare il proprio piccolo mondo.”

La commozione era evidente quando don Flavio ha letto i nomi delle persone che ci hanno lasciato.
Purtroppo un foglio non è bastato… Non è stato facile trattenere le lacrime di nostalgia, pur sapendole in Paradiso. Ma don Flavio ha detto che “i nostri defunti sono le nostre radici, noi siamo come alberi che crescono e danno frutto solo grazie alle radici, che non si vedono ma sono fondamentali per la nostra vita.

A Messa finita, don Eugenio  ha ricordato una bella frase di Papa Francesco ed ha detto di aver portato uno scatolone di fotografie dei momenti belli di un tempo (sono foto in bianconero, il mio colore preferito!).
Don Gabriele ha fatto notare che lui è il più giovane dei presenti (ma aveva indossato gli occhiali per leggere il Messale…). Ha rammentato sottovoce che lui è di Salò (come me!): abitava infatti in via Fantoni.

Di seguito una bella serata conviviale, con sorrisi, abbracci e ricordi.
Durante la cena le battute sulla performance alla batteria dell’amico Marco Franzini si sprecavano, ma lui, persona simpatica e buona, stava al gioco, facendo ridere tutti e raccontando allegri aneddoti di quand’era Presidente dell’Oratorio con don Gabriele.

Tra i commensali c’era anche Silvana Rivetta con il buon marito: ricordo che il 23 ottobre al Teatro Paolo VI di Prevalle (grazie anche a don Fabrizio) replicheremo “Cara Liliana”, la serata in ricordo di suor Liliana Rivetta nel 40° del suo martirio.
Approfitto per ringraziare Cesare Fumana, che sul periodico “Il Ponte”  ha scritto un bellissimo articolo sulla serata svolta a Gavardo, con Deni Giustacchini, le testimonianze di suor Mariateresa Goffi e di Mons. Damiano Vescovo di Moroto (Uganda).

Ho poi letto la filastrocca che avevo dedicato a don Cesare
durante la festa organizzata dai suoi coscritti del ’51 per il suo 40° di sacerdozio, che si conclude così:

“Ad multos annos ora ti auguriamo
e poiché per miracolo ora un Papa argentino abbiamo
ci è lecito sognare di vederti un giorno eletto
assiso su una bianca bici: Papa Cece Primo Benedetto.
Caro don Cece, siamo stati fortunati ad averti conosciuto
il tuo sorriso il viaggio della vita ha illuminato
ti ringraziamo tutti per l’amore che ci hai dato
ed è il tesoro più grande che abbiamo conservato.”


Tra gli applausi è giunta una magnifica torta, con l’immagine di don Cesare celebrante e la scritta “ 45° SACERDOZIO”.
Mi spiaceva tagliarla, allora ne ho mangiate solo due fette.

Ma le sorprese non erano finite.

È giunta la mia nipote Alessandra Tebaldini, che accompagnata alla chitarra da Luca ha cantato in modo straordinario “Fiore di maggio”.
Ale proprio quel giorno compiva gli anni! Grande Ale, bèla fess!

E poi avanti con le canzoni, con Maurizio Martini che mi ha commosso cantando “Sera di Gallipoli” di Pierangelo Bertoli (una splendida canzone che pochi fortunati conoscono!) che è stata composta nel 1976, anno del sacerdozio di Monsignor Cesare!
Umberto ha ricordato che per l’anno prossimo l’appuntamento è già fissato al venerdì 30 settembre: don Eugenio ha controllato sullo smartphone se aveva già impegni…

“Arrivederci qui, tutti qui, tutti qui un’altra volta
un’altra volta come oggi tutti qui attorno a Lui, attorno a Lui!”


Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo. W il Chiese!
maestro John

Nelle foto:
1) Don Cesare fra i suoi cari genitori, il giorno dell’Ordinazione sacerdotale
2) In Val Daone, con don Francesco, don Eugenio, Cece e tanti amici (mi pare ci sia anche Ezio Bettini…)
3) La celebrazione nella corte di Limone (don Gabriele è l’unico con la mascherina…) Grazie all’amico Antenore per la foto
4) Tre cavalieri in Uruguay: don Flavio, don Cesare ed il caro don Luigi Franceschetti (con tanto di riflesso autoritratto)



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