Il 20 febbraio 1922 nasceva a Gavardo don Andrea Persavalli, un sacerdote che ha lasciato un segno indelebile in tutte le persone che lo hanno incontrato. Lo ricorda l’amico Antonio Abastanotti
Verrà ricordato nella chiesa parrocchiale di Gavardo, nella Messa delle ore 9.
Ognuno ha un ricordo di don Andrea impresso nel cuore. Celebrava la messa con quel colbacco “alla russa”, stava ore e ore al confessionale, in fondo alla chiesa.
Franca Abastanotti, moglie del caro Agostino, ricorda che quando don Andrea era curato, fresco di sacerdozio, aveva una moto con la quale accompagnava le persone per recarsi in chiesa o all’oratorio. Quando insegnava Religione all’avviamento, utilizzava metodi all’avanguardia, mettendo i ragazzi seduti in cerchio.
È stato un sacerdote che coniugava l’intensa vita di preghiera con l’amicizia verso le altre persone. La sua vita spirituale, la sua vicinanza concreta a Dio attraverso la celebrazione eucaristica, il silenzio dell’adorazione (stava per ore al primo banco in raccoglimento quando era esposto il Santissimo) e l’affidamento in Maria, si intrecciavano in forma armonica al suo essere prete in mezzo alla gente, in stretto rapporto con la vita reale delle persone. Un sacerdote che camminava sulle vie del mondo nello stile di Cristo, fatto di compassione, di tenerezza, di ascolto, di amore fraterno, di speranza.
La gentile Roberta Caldera, impegnata per la salvaguardia del fiume Chiese, mi ha scritto: “Don Andrea era innamorato di Gesù ma anche del creato, che riteneva l’espressione più grande del suo amore. Mi ha sempre incoraggiata in tutti i modi nelle mie battaglie a difesa della salute e dell’ambiente. Prima di tutto mi sosteneva con la sua preghiera, poi ci confrontavamo sulle varie problematiche e infine mi teneva sempre da parte articoli di giornale inerenti l’argomento, spunti, idee che accuratamente ritagliava e sottolineava. Per questo ha ispirato il nome del nuovo comitato che abbiamo costituito, “La Roccia”.
Un appellativo che evoca tante cose positive, perché la casa sicura si poggia sulla roccia, così come i nostri obiettivi che sono importantissimi per dare una speranza al nostro futuro! La Roccia inoltre è dura e granitica perché non possiamo scendere a compromessi che vanno a discapito del nostro ambiente e della nostra salute. Ma soprattutto in questo caso rappresenta Don Andrea che con la sua protezione, la sua forza ed il suo amore per il creato intercede per noi presso il cielo.”
Grazie a Roberta, ho potuto leggere uno dei molti quadernetti nei quali don Andrea scriveva le sue riflessioni, frutto di un profondo sentimento religioso. Come queste: “Gesù, tu ti doni alle persone semplici, amiche. Non serve l’intelligenza, la bravura: tu scegli i semplici cuori affettuosi, perché solo quelli possono sentire e apprezzare la Tua voce dolce intima, accarezzevole. Donaci sempre semplicità, serenità, un cuore dolce e affabile come il tuo. Più siamo semplici e più riusciamo a capirti, ad amarti, a comprenderti.”
Il suo grande amico Antonio Abastanotti gli ha dedicato queste toccanti parole…
“Ricorre in questi giorni il centenario della nascita di don Andrea Persavalli. Un caro amico per molti cittadini di Gavardo e anche tanti amici nei vari paesi dove Lui ha operato. Quando don Andrea frequentava il seminario, durante le vacanze collaborava con i Sacerdoti di Gavardo e diventammo amici.
Fino al 1943, quando entrai in fabbrica, ero nel gruppo dei chierichetti e ricordo di aver partecipato anche ad alcune prime S. Messe di Sacerdoti novelli di Gavardo.
Parroco a Gavardo dal 1932 al 1940 e poi dal 1945 dopo il bombardamento di Gavardo era mons. Luigi Ferretti. Durante il suo mandato diversi giovani di Gavardo entrarono in Seminario e si fecero Sacerdoti, Frati o Missionari: Antonio Andreassi, Ugo Baccaglioni, Eligio Soncina, Gabriele Chiodi, Giovanni Persavalli e Andrea Persavalli.
Quando don Andrea nel 1947 fu consacrato Sacerdote, il Vescovo lo assegnò a Gavardo, suo paese natale, come curato in collaborazione col parroco, mons. Luigi Ferretti e don Angelo Calegari Rettore. Don Andrea divenne direttore dell’Oratorio Maschile: a quel tempo i maschi e le femmine erano separati alle scuole di Catechismo, come in Chiesa nei banchi davanti i maschi e le donne dietro. Fu dopo il 1952/53 che si incominciò a venire in Chiesa a fianco della sposa nei primi banchi.
Don Andrea fu molto attivo con la gioventù che frequentava l’oratorio, allora molto frequentato. Si organizzarono tornei di calcio, di cui era un appassionato, era attiva anche una squadra di ginnastica artistica alla quale partecipai anch’io. Don Andrea attivò anche un cinema all’aperto durante l’estate.
Nell’appartamento di via Fossa della Canonica appena ricostruita, si facevano le prove degli attori in preparazione alla commedie, che i giovani presentavano al Salone Pio XI. Si formò anche il “Gruppo della Montagna Achille Ratti” del quale facevo parte anch’io, con sede presso l’Oratorio.
Poiché mi ero impegnato nel sindacato in fabbrica, fu Lui che mi invitò ad andare a Brescia a frequentare un corso per futuri dirigenti sociali, presso le Acli, che si svolgeva la domenica mattina. Allora l’unico sindacato riconosciuto era la CGIL, con tre correnti: Comunisti, Cristiani e Socialisti. Nel 1948 dopo l'attentato a Togliatti, segretario del Partito Comunista, la direzione della CGIL a maggioranza comunista dichiarò sciopero nazionale.
L’Italia si fermò: furono giorni di grande tensione, ma gli uomini del Governo in carica fermarono ogni velleità rivoluzionaria. Da allora il Sindacato ci divise e nacquero la CGIL formata dagli aderenti al PCI e al PSI, la CSIL formata da lavoratori vicini alla DC e la UIL formata da socialisti democratici.
Purtroppo per impegni di lavoro e sociali non potei seguire don Andrea durante il suo apostolato nelle varie parrocchie dove il Vescovo lo assegnava. Ma appena fui in pensione, potei riprendere la mia passione per la montagna ed è qui che incontro di nuovo don Andrea.
Nel 1983 era a Palosco, vicino a Palazzolo, e con un gruppo di amici del luogo ci incontravamo per recarci su alcune montagne. Ricordo in particolare la salita alla Presolana dalla Valle di Scalve (Val Camonica). Partimmo da Gavardo alle 5 del mattino con Franco Agostini, Luigi Bontempi, Franco Sarti, mia moglie ed io. Ci incontrammo a Rodengo Saiano col gruppo di don Andrea proveniente da Palosco.
La salita alla cima della Presolana fu abbastanza impegnativa: lassù, in uno spettacolo incantevole, don Andrea celebrò la S. Messa. Vi partecipammo con gioia: da lassù sembrava di toccare il cielo.
Il ritorno a valle fu impegnativo e pericoloso, a quel tempo non vi erano corde di sicurezza sul sentiero. Di gite con don Andrea ne facemmo tante altre, fino a che la forza fisica ce lo ha permesso. Tante gite poi le feci con il caro Renato Paganelli. Don Andrea durante le gite in montagna celebrava sempre la S. Messa. Il gruppo di amici di don Andrea continuò per tanti anni queste uscite fissate per il martedì.
Con don Andrea si andava anche al Santuario di Paitone, partendo a piedi dalle Fornaci dove si incontravano i vari gruppi della montagna, a metà della quaresima.
Quando don Andrea andò in pensione era ospite presso la “Casa S Giuseppe”, la residenza per sacerdoti in pensione della RSA Beata Elisa Baldo.
Con mia moglie Maria avemmo il piacere di ospitarlo più volte a casa nostra: era sempre una gioia averlo ospite, sapeva trasmetterti la gioia di vivere e la bontà con tutti.
Poi diventando sempre più anziano andavo da Lui a mezzogiorno per accompagnarlo e dopo pranzo lo riaccompagnavo a Casa S. Giuseppe. Ogni giorno era ospite di amici per il pranzo.
Seguiva anche nella preghiera il Gruppo Missionario parrocchiale e un gruppo di preghiera. Ci piaceva tanto di Lui quella sicurezza e fede nel Signore: ti trasmetteva la gioia di vivere, non si preoccupava mai di nulla.
Nel 1999 venne in Africa, in Angola con il gruppo del Mali Gavardo. Eravamo là a costruire una scuola elementare per le Suore della Sacra Famiglia di Castelletto di Brenzone. La sua presenza, come sempre, era fonte di serenità e gioia.
Negli ultimi anni della sua vita si festeggiava il suo compleanno con una S. Messa presso la Chiesa di S. Maria con la partecipazione di tanti amici, offriva un pranzo fra canti gioiosi presso l’Oratorio, dove venivano raccolte dai partecipanti le offerte che
Lui devolveva sempre per le Missioni.
Aveva fondato e animato un folto gruppo di preghiera: si era impegnato a far arrivare ogni mese il libretto di preghiere “Pane Quotidiano” con le meditazioni di Don Oreste Benzi, da distribuire a tutti quelli che lo desideravano. Quando chiusero la casa di riposo al pubblico per il Covid, noi lo attendavamo a pranzo sperando che ci chiamasse per andare a prenderlo, invece ci telefonò che non poteva più uscire e non potemmo più incontrarci.
Nel settembre 2012, presenti tutti i miei cari al 60° del mio matrimonio con Maria, celebrò per tutti noi, nel giardino di mio figlio la S. Messa, prima del pranzo.
Non fu mai un sacerdote ordinario, per così dire. Era un innovatore, uno spirito indipendente, insofferente delle formalità e in qualche modo precursore del Vaticano II. La sua sintonia con Papa Francesco poi era totale. Le sue Messe erano veri e propri incontri di preghiera partecipata e di scambio di pensieri e sentimenti sugli svariati temi proposti dalle letture. La sua era una ricerca dello spirito originario del Cristianesimo, dell’Ecclesia. Per lui anche le attività sportive e culturali erano preghiera. “Se Dio ci ha dato un corpo e un cervello, qualche progetto lo avrà avuto, o no?”.
Negli ultimi anni si era preso l’impegno di visitare gli ammalati: era un modo per portare l’evangelizzazione nelle case e nelle famiglie, per costruire la Comunità cristiana, come amava dire. È mancato a 98 anni: per noi è stato e sarà sempre un carissimo amico. Antonio Abastanotti
Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo. W il Chiese! E grazie don Andrea!
maestro John
Nelle foto:
1) Il caro don Andrea a Bormio, il 30 agosto 2016
2) Don Andrea sul Monte Guglielmo nel 1987, con Italo Baresi e Antonio Abastanotti
3) Don Andrea con i familiari di Roberta Caldera
4) A Bagolino, settembre 1960, don Andrea con don Antonio e Mons. Ferretti, durante la giornata di studio dei sacerdoti gavardesi (foto tratta dal libro di Franco Frassine “Mons. Luigi Ferretti l’arciprete della ricostruzione” (Edizioni “Il Ponte”)
Grazie a Daniela Massolini e a Mauro Abastanotti, loro sanno perché