Addio a Franco Battiato

Se n'è andato questa mattina a 76 anni, nella sua Sicilia, Franco Battiato, “il Maestro” della musica italiana.
Artista poliedrico, geniale, controcorrente e pop allo stesso tempo che sapeva passare con eccezionale disinvoltura dalla musica leggera alla canzone d'autore, all'elettronica sperimentale, alla musica lirica e alla musica classica.

Tra gli ultimi ricordi un concerto al Vittoriale di alcuni anni fa e la consegna della Premio Tenco alla Carriera nel 2009, con la seguente motivazione:

“Il suo percorso artistico, caratterizzato dal coraggio di confrontarsi con le culture e i linguaggi più eterogenei senza mai farsene assorbire, ha attraversato oltre quarant’anni di musica, dalle prime prove anni Sessanta allo sperimentalismo elettronico dei Settanta, da quello testuale del decennio successivo fino alla sintesi di linguaggi e forme che ne hanno caratterizzato gli ultimi anni. Un’esperienza unica, fuori da qualsiasi schema, dalla quale è affiorato un suono inconfondibile che da solo stabilisce un’identità, uno standard unico e inimitabile”.

E' difficile parlarne e le parole faticano a venire per descrivere questo artista, solitario ed imperscrutabile, ironico e dissacrante. Molte volte, in questi ultimi anni, ho citato alcune sue canzoni tra cui “Povera Patria” di una bellezza disarmante. L'ho sempre visto come un “alieno” in soggiorno sul nostro pianeta per regalarci un pensiero profondo ed una musica effimera e bellissima.

Non tutta la sua produzione è di facile ascolto e alcuni dischi richiedono un approccio “enciclopedico”, altri scorrono via e ci regalano un susseguirsi di ever green come “La voce del padrone”, album che gli regalò la popolarità ed il successo commerciale.
Ricerca, testi intensi, protesta e sentimenti profondi conditi a volte con quel pizzico di sana furbizia necessaria a rendere tutto questo delle “belle canzoni”.

Non è mai stato possibile inquadrarlo in un genere perché, nel momento in cui tentava di definirlo in qualche cosa di preimpostato, lui scivolava via per esplorare altri orizzonti.

Le suggestioni evocate nelle sue canzoni hanno un sottofondo antico, atavico e che affonda le radici nell'essere profondo dell'umanità.
Abbiamo perso un grande artista, un pensatore ed un grande uomo, ma, e qui sta la forza della musica, le sue canzoni resteranno per sempre continuando a viaggiare sulle labbra di chi le vorrà cantare e nella testa di chi continuerà ad ascoltarle a quel ritmo lento, lo tesso dei “Treni di Tozeur”.

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