28 Gennaio 2024, 08.06
Scuola

Dall'orientamento alla formazione

di Marzia Sellini

“Non so a che scuola iscriverlo?” ,“Ma come si fa, oggi, ad aiutare i figli a scegliere un percorso formativo adatto a loro?”


“Come faccio a sapere se davvero questa è la strada giusta?”,“Non ho il portafoglio a fisarmonica, come faccio ad esser sicuro che è un buon investimento per il suo futuro?”

Forse mai come in questi anni si sta presentando una preoccupazione nuova per i genitori, quella comunemente chiamata “orientamento”, ovvero, quello di aiutare i propri figli a trovare la loro giusta strada.
Chi ha già iniziato questa ricerca si sarà certamente accorto di quante proposte vi sono oggi, rispetto ad un tempo, per quel che attiene, ad esempio, la scuola secondaria di secondo grado.

Ora, i dubbi che possono insorgere, non riguardano solo il percorso scolastico da intraprendere ma, per esempio, a che cosa lo preparerà tale indirizzo, che sbocchi reali gli darà, sarà nelle sue corde quanto gli verrà richiesto, etc.?

E qualcuno si spinge anche oltre: “Sarà davvero questa la strada giusta per lui? Quella che gli permetterà di realizzarsi in modo pieno?”

Ricordiamo che etimologicamente la parola “orientamento” significa: “volgere lo sguardo verso est, verso il sorgere del sole”, ovvero, “guardare alla luce, andare verso la luce”, metaforicamente vedere più chiaramente, andare verso il futuro serenamente, con la luce che toglie le tenebre.

La domanda può essere allargata, allora, a tutto il mondo degli adulti, perché le azioni di oggi, di ciascuno, avranno certamente delle ripercussioni sul domani di tutti i ragazzi. Quale futuro si prospetta per i ragazzi, oggi? Verso quale futuro li stiamo orientando? Il futuro è qualcosa di già dato? Vi è già noto? Replicheranno il mondo che noi adulti abbiamo conosciuto? Lo creeranno? Lo inventeranno? Lo progetteranno? Vi pare che il mondo in cui vivono i figli oggi sia uguale a quello in cui avete vissuto voi? Vi pare giochino coi vostri medesimi giochi? Usino gli stessi vostri mezzi? Immagino la risposta sia “no”, o, “per certi versi, no”.

Ormai lo dicono in molti, il mondo è profondamente e repentinamente cambiato … pensate alle innovazioni tecnologiche ... siamo arrivati alla creazione del metaverso …
Abbiamo creato nuovi mondi, anche virtuali, che sono comunque reali. In poco tempo è cresciuto enormemente l’uso delle tecnologie...
C’è chi afferma oggi, che nella società della spettacolarizzazione, l’homo videns viva onlife. E’ del tutto scomparsa la mortalità infantile e sono raddoppiati i tempi di vita, grazie alle acquisizioni della scienza.

Una grande trasformazione, ha riguardato anche il modello tradizionale di famiglia (le statistiche dicono che dal 2020 al 2019, abbiamo avuto – 47% dei matrimoni, ed è aumentata l’età dei matrimoni, ci si sposa a 31 anni e 32 anni, mediamente, sono diventati più rapidi i tempi delle separazioni e divorzi e aumentate le unioni libere).

Qualcuno afferma che oltre alla crisi del padre abbiamo avuto, in questi ultimi anni, anche la crisi della madre, sostituita da una madre virtuale, sempre connessa ai mezzi tecnologici. Io non credo, penso piuttosto che, in qualche caso, essa possa aver agito come baby sitter, così come era avvenuto, in alcuni gruppi culturali, negli anni ‘80 con la televisione.

Conversando con i genitori,
nel mio studio, incontro di frequente, in merito a tale tema, frasi tipo:
1)    “Voglio che tu realizzi tutto quel che non ho fatto io ..”
2)    “Devi portare avanti la tradizione di famiglia.”
3)     “Scegli adesso perché poi non potrai più cambiare strada …” 
4)    “Ho sentito dire che se fai quella scuola poi …”
5)    “Lo conosco bene io mio figlio non ci riuscirà”
6)    “Vai in quella facoltà prestigiosa  …”
7)    “Trova qualcosa qui vicino …”

In tutti questi casi, ci si sostituisce ai figli nella scelta vocazionale scolastica e professionale, adducendo un’incompleta maturità o non competenza, togliendo loro un’enorme possibilità di responsabilizzazione ed emancipazione nel percorso di orientamento scolastico.

Certamente anche l’atteggiamento opposto, ovvero “Fai quel che vuoi!” “Scegli la scuola che più ti piace.” “Lo lascio libero di scegliere.”, può risultare parziale come approccio decisionale, tali risposte pare infatti sposino il mito americano de “Realizza te stesso”.
Ma quell’essere SE’ stessi include anche altri, pertanto occorre tenere conto anche di quel che gli altri, perlopiù genitori e docenti, credono in merito a quel progetto.

Cerchiamo di ricordare che l’accezione più recente di tale concetto prevede l’intervento di psicologi esperti che, mediante strumenti adatti, aiutano i ragazzi a “a capire chi sei”.
Il passaggio successivo a quello dell’orientamento è quello della formazione per cui vi sono guide che aiutano oggi i giovani a realizzare il loro progetto esistenziale, insegnando loro come si fa.

Marzia Sellini
(psicologa, psicologa scolastica, psicoterapeuta)



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