14 Settembre 2011, 07.00
Pensieri&Parole

Profumo di pane

di Itu

Preparare il pane è solo per donne che conoscono la qualità di vita.

 
Sono sempre rimasta affascinata dalle donne che dichiaravano di preparare il pane e la pasta per la famiglia, un’attività che si svolge nel silenzio delle prime ore mattutine, ancora di più se sapevo che lo facevano abitualmente prima di andare al lavoro e di preparare poi i figli per andare a scuola. 
Ho provato qualche anno fa a prepararlo ma anche se avevo raggiunto un discreto manufatto mi sentivo estranea all’essenza del procedimento, la ricerca di una tecnica che niente ha a che fare con la quotidiana ricerca di quell’unico sapore. 
 
Sono passati gli anni, il pane per me è il più nobile e meraviglioso cibo, però ho evitato il confronto con la mia partecipazione nella preparazione, la scusa le emergenze di una famiglia da inventare. 
Poi un giorno parlando con una pakistana mi rendo conto del suo sorriso, di quella calma sapiente che arriva dove le donne lasciano andare tutti i loro tormenti, li impastano con acqua farina e sale, ho ritrovato tutte le donne che mi hanno detto che preparavano il pane per la famiglia e ho sentito quanto sono diverse. 
 
Ho dovuto lasciare ancora del tempo scorrere perché ho un metabolismo lentissimo, quasi letargico ed il suono delle cose nuove mi sconvolge nel profondo. 
Però un giorno son tornata dalla spesa con farina e lievito ed ho ricominciato quel lavoro dimenticato. 
Sono andata alla ricerca delle ricette di più veloce lievitatura, ingannata dal desiderio di assaggiare in tempi brevi la mia opera: il risultato è stato un pane duro come la mia fretta.
 
Così mi sono piegata ed ho capito che la palla infarinata prende corpo solo se vissuta parecchie ore con te. 
Comincio la sera prima di cena, il primo impastamento, il più lungo, poi prima di andare a dormire un secondo più lento e a lasciare il calore per crescere nella notte. 
La mattina dopo la colazione ancora un rimpasto nell’effluvio di lievito che nella notte ha impregnato la stanza, lì si gioca l’ultimo abbraccio e mi rendo conto di quella mollezza elastica che aspetta la  forma prima dell’ultimo riposo breve e la cottura.
 
Il risultato è ancora da migliorare ma adesso, al contrario di anni fa non mi interessa più il miglior pane, ho capito che è il tempo trascorso con lui che fa la differenza di sapore e consistenza.
Lezioni di vita antiche che adesso riemergono e mi suggeriscono di continuare a cercare, a impastare con acqua farina lievito e sale.
 


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