18 Febbraio 2023, 09.18
Blog - Aqua Alma

Un mondo dominato dal monossido di diidrogeno: come possiamo sopravvivere?

di Mariano Mazzacani

Viviamo in un mondo dominato dal monossido di diidrogeno, pur tuttavia non ne abbiamo alcuna consapevolezza e ciò rende la nostra vita, su questo pianeta, estremamente precaria


Viene chiamato semplicemente DHMO, è un composto inodore ed insapore, estremamente variabile nelle sue caratteristiche e seppur generalmente non pericoloso, in situazioni particolari, può rappresentare un serio pericolo per la vita umana.

«Il Monossido di Diidrogeno (Dhmo) – sentenziano dalla prestigiosa Dihydrogen Monoxide Research Division – è forse il più importante tra i composti chimici di base che seppur misconosciuti possono rappresentare un pericolo per la vita umana. Nonostante questa verità sia condivisa da gran parte del mondo scientifico, la maggior parte delle persone non è consapevole riguardo i pericoli del Monossido di Diidrogeno perciò ci corre l’ obbligo di rendere partecipi i lettori di molte delle informazioni note a riguardo.

Uno dei principali di questi è rappresentato dal fatto che molte aziende scaricano rifiuti a base di DHMO nei fiumi e negli oceani e nulla può essere fatto per fermarle poiché questa pratica risulterebbe perfettamente legale. Non si intravedono peraltro spiragli di cambiamento.

L’impatto sull’ecosistema è significativo – aggiungono dalla D.M. Research Division – e nonostante non possiamo ignorarlo ulteriormente sotto molti aspetti abbiamo le mani legate. L’elenco dei danni provocati dal DHMO è estremamente vario ed il fatto che sia così facilmente diffondibile, influenza in modo marcato gli ecosistemi naturali e rendendolo uno dei composti più impattanti per la vita.

Nella sua forma di acido idrico o ossidrilico mischiato ad altre sostanze,  assorbite facilmente grazie al suo comportamento anfotero, produce piogge acide in grado di danneggiare la flora ed i monumenti delle nostre città. La sua presenza pervasiva provoca danni che possiamo contenere con molta difficoltà, visto che è in grado di corrodere ed ossidare i metalli e nel caso si depositi su componenti elettronici o circuiti elettrici può provocare cortocircuiti in grado di danneggiarli in modo permanente.

La sua manifestazione improvvisa in particolari giornate risulta particolarmente invasiva sugli impianti frenanti di mezzi di trasporto molto diffusi come biciclette e motocicli tanta da influenzare il corretto funzionamento rendendo così estremamente pericolosa la circolazione stradale!
La sua presenza viene regolarmente rilevata nelle biopsie di tumori pre-cancerosi e di diversi tipi di lesioni. Gli ambienti medici sono informati di tale criticità ma preferiscono sottacere il fatto considerando che non sia possibile avviare contromisure efficaci di prevenzione per la sua invasività.

Quando si trova allo stato gassoso può essere causa di ustioni, anche gravi, mentre vicino al punto di solidificazione, se per sbaglio ne fossimo immersi per alcuni minuti, potremmo veder danneggiati i tessuti biologici fino alla necrosi od alla morte! La sua ingestione deve essere attenta poiché estremamente fastidiosa visto che può essere causa di acuta diaforesi e di numerose sindromi legate alla minzione, come l'enuresi, la pollachiuria, e nicturia e, a seconda delle quantità ingerite, l’iponatremia e perfino la poliuria. In alcuni casi di eccesso di assunzione si è giunti a stati di completa iponatremia tanto che la stessa OMS non è stata ancora in grado di emanare linee guida specifiche dichiarandosi impreparata di fronte a questa nuova emergenza sanitaria globale.

La sua azione contribuisce in maniera fondamentale a specifici fenomeni in grado di determinare dinamiche meteorologiche estreme sul clima terrestre. A ciò dobbiamo aggiungere il ruolo che il DHMO svolge nella formazione dei cicloni Killer che devastano larghe parti degli Stati Uniti e che negli ultimi anni ha fatto la sua comparsa anche in Europa.

La sua abbondanza è certamente tra le principali cause dell’erosione del suolo e quando molto abbondante la sua forza è tale che può abbattere muraglie alte decine di metri. Tale presenza invasiva nei fenomeni naturali lascia sconcertati ma la cosa più sorprendente è l’estrema versatilità di questa sostanza tanto da venir utilizzata ampiamente anche in impianti di produzione di energia attraverso lo sfruttamento della fissione nucleare. In alcuni casi si è rilevata la presenza di ossido di deuterio o di ossido di deuterio, all’interno di molecole di DHMO, ma date le caratteristiche che questi composti dal peso specifico significativamente superiore a quello del DHMO queste molecole tendono a concentrarsi sui fondali oceanici, ciò non rappresenterebbe un pericolo imminente per la vita umana.

Da ambienti scientifici vicino al Dihydrogen Monoxide Research Division trapela molta preoccupazione tanto che si sta valutando il possibile coinvolgimento di una task force formata dai maggiori specialisti di organic chemistry  a livello mondiale. A tal proposito sono stati diramati vari allerta ad organismi internazionali quali OMS e Fao verso i G7, G8, G20, Brics,  World Bank e Onu per porre un limite alla disponibilità di DHMO.  La cosa più assurda è l’assoluta mancanza di informazione da parte dei media mainstream! Ciò fa sorgere forti dubbi sull’indipendenza del mondo dell’informazione e sui forti interessi trasversali sull’utilizzo e sfruttamento del DHMO. L’apparato lobbistico arriva, probabilmente, ad intaccare ed influenzare ambienti politici e media ai più alti livelli.

I governi, i leader di associazioni politiche e civiche, le organizzazioni militari e la maggioranza dei cittadini sembrano all’oscuro sulla verità riguardante il Monossido di Diidrogeno, o si limitano ad una scrollata di spalle come se la cosa non fosse di loro competenza. Questo è l’aspetto più drammatico: siamo protagonisti inconsapevoli del nostro personale “Don't Look Up”!

Concludiamo inserendo la rappresentazione grafica della molecola di DHMO in modo che conoscendola meglio potremmo almeno pensare di difenderci.

Contributi: Dihydrogen Monoxide Research Division


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