20 Aprile 2021, 09.38
Blog - Gira la Ruota

Eremo di Montecastello. Espiazione e redenzione

di Luca Pietrobelli

Rotto il ghiaccio con i panorami del Benaco, dato che le temperature in alta Valle Sabbia non sono ancora abbastanza miti per tentare gli assalti annuali ai vari passi più o meno conosciuti...


...è bello riscoprire itinerari che in estate vengono abbandonati per causa di forza maggiore: il traffico!
L’unica cosa positiva della situazione attuale è che la strada che costeggia il Garda sembra una grande pista ciclabile, asfaltata di fresco, veloce e scorrevole.

L’eremo di Montecastello, raggiunto passando direttamente da Tignale, è un luogo allenante ed altamente suggestivo: dal punto di vista fisico ci si può misurare con tutte le condizioni stradali possibili passando dalla pianura a ridosso del Lago per poi affrontare i circa 6 km che salgono al paese di Tignale, dove le pendenze non sono aspre ed è possibile sviluppare una buona velocità per finire con la rampa finale con arrivo al santuario.

La scalata finale è una vera e propria via crucis: si parte con una prima parte asfaltata con pendenze “umane” per poi affrontare un centinaio di metri di strada cementata con una pendenza del 16-17% dove è d’obbligo l’uso del rapporto più corto di cui si dispone.

Dopo un tornante che somiglia più a una curva di una pista da slittino che a una strada carrabile la pendenza diventa ancora più velenosa per circa altri 250 metri tra il 19 ed il 28%: qui non c’è più rapporto che tenga, è solo possibile stringere i denti e spingere sui pedali con tutto quello che si ha in corpo; passato l’ultimo tornante, un ultimo strappo precede l’arrivo allo spiazzo antistante il santuario.

La salita è micidiale ed è presidiata dalle stazioni della via crucis ed è un vero e proprio calvario ma questo percorso di espiazione permette davvero di vedere un paesaggio paradisiaco: l’eremo è costruito su una roccia a picco sul lago, si vede di fronte il Monte Baldo e sotto tutto il Benaco nel suo splendore.

Una salita letale, sì, che fa riscoprire una grande verità: il ciclismo assomiglia un po’ alla vita, devi sempre un po’ lottare, come cantavano gli Stadio, e dopo la fatica ed il sacrificio c’è sempre un pezzo di paradiso per tutti.

Ecco, domenica, per noi che abbiamo tentato la scalata, il paradiso non poteva attendere!



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