Soltanto all’ultimo momento decido di iscrivermi a Custoza. Affronto l’ottava mia maratona con timore...
... infatti dopo Lisbona ho percorso soltanto un ventisette km, due settimane or sono, finendo macerato sulle ginocchia, due o tre diciotto e poco altro.
Discuto animatamente con gli amici podisti circa la possibilità di poterla comunque correre dignitosamente. Personalmente ritengo impossibile che io possa chiudere con un buon tempo.
“El pusibol ‘na galina sento chili?” (è possibile una gallina cento chili?) o, come direbbe il mio amico Michael, “Is possible one chicken one hundred kilogramme?”.
No che non è possibile, affermo. Senza un’adeguata preparazione non si può affrontare spavaldamente una maratona.
Per fortuna il tempo limite è sei ore, la prenderò come una passeggiata. Non volevo in alcun modo mancare all’appuntamento con gli amici, con Simone, l’organizzatore, e la sua splendida gara.
In marzo ho cambiato casa.
Questo ha comportato un impegno notevolissimo sia fisico che mentale, ora però sono quasi a posto.
La levata domenica mattina è alle 5 e 30. Suona la sveglia…Grazia bisbiglia assonnata: “Apro le ‘persiane’?”.
“Ma si, apri ‘alle’ persiane – le rispondo – e fanne entrare un paio. Anzi, forse ne basta soltanto una”.
Con uno scatto felino evito lo scappellotto che la consorte intendeva appiopparmi e mi porto sulla soglia della camera, basito, per stabilire quale direzione prendere per andare in bagno.
I primi giorni in casa nuova ne ho combinate di tutti i colori: nel cuore della notte volevo espletare urgenti bisogni nel cesto raccogli-giochi in camera delle ragazze, cercavo le scarpe in camera del figlio più grande, ormai in fondo alle scale mi accorgevo di aver sbagliato strada e smoccolavo, rintontolito, sbattevo contro il computer, in atrio, pensando di dirigermi in un’altra stanza….
Mi affaccio al giardino, grande poco più di un francobollo, che però per me è più prezioso di un “Gronchi rosa”, l’erbetta è ormai cresciuta e Gigi sta proprio bene e si è ormai ambientato.
Gigi, così i ragazzi han voluto chiamare lo stupendo pinetto che abbiamo piantato, mentre il melograno si chiama Giulietta.
Quasi tutto nuovo, insomma, e per la serie “già che ci siamo” (curiosissimo fenomeno che in pratica provoca uno sforamento non inferiore al 20/30% rispetto alle previsioni di spesa), in ottemperanza alle disposizioni impartite dagli art. 1 – 2 – 3 (cioè figlio maggiore, figlia mezzana e figlia minore) il vecchio televisore Philips è stato sostituito con un fiammante 32 pollici dotato di satellite che mi ha portato alla rovina: non riesco più a staccarmi dalla tv! Cartoon Network a tutte le ore…. Twetty e Gatto Silvestro, Speedy Gonzales, Droopy, Napo Orso Capo, Dusterly & Mattley, Braccio di ferro, ma soprattutto Willy il Coyote e quel maledetto struzzo Bip Bip, che se mi capita tra le mani lo faccio a fettine sottili sottili.
I preliminari sono quelli consueti: colazione con crostata, the e succo, stretching, poi con l’amico Attilio partiamo per Sommacampagna. Con noi c’è anche un amico podista che nell’ultima New York ha sfiorato le tre ore (di tre minuti).
Niente a che vedere naturalmente con il Tapascio Bombatus che alla prima Custoza sfiorò le due ore e trenta (di ottantasette minuti) e che oggi si accinge addirittura a voler sfiorare le due ore! (di centosessanta -centosettanta minuti, se tutto va bene).
Andiamo al bar per bere un caffè e troviamo il “vescovo” Fusari.
“Eccellenza- gli dico- la parabola di oggi?”. “Arrivare…” vaticina, ieratico.
Aggiungo a bassa voce: “Prima degli altri!”. Alza gli occhi al cielo e chiude le trasmissioni.
Parto senza far calcoli e corro secondo le sensazioni che provengono da muscoli e polmoni. Oggi voglio divertirmi. Al primo ristoro decido di mangiare, oltre che bere. Al decimo il cronometro segna cinquantacinque minuti ed anche al secondo ristoro bevo abbondantemente e mangio ancora qualcosa, così come al quindicesimo ed al ventesimo: alterno mele, prugne, uvetta e biscotti con bicchieri di the, acqua e sali.
Raggiungo la mezza maratona in due ore e un minuto.
Attraversando il meraviglioso borgo medievale di Borghetto le lodi dei maratoneti si sprecano.
Qualcuno che forse vuole riassumere completamente il proprio entusiasmo dice: “Ahh, l’antica Roma….”. Sopraggiunge uno che percepisce soltanto quest’ultima frase ed esclama: “C’hai proppio rraggione….’a antica Roma….. Losi e Cudicini, Schiaffino, Jair e Amarildo, De Sisti, poi Zigoni, Prati e Domenghini …ahh… che tempi!”.
Oh, ma oggi in onore di Calcaterra (il famosissimo taxista ‘de Roma’), che stravincerà questa edizione, son tutti romani? Ad un ristoro uno di loro, pelato ma con una gran barba bianca, arriva trafelato e chiede : “…..’n c’è a bira?”.
Sul lungomincio una miriade di pescatori (tutti super equipaggiati: sette o otto canne a testa, reti, campionario di esche e pastoni) attenta alla vita dei maratoneti cercando di arpionarli al momento del lancio. Che ridere se qualche podista fosse agganciato e catapultato in fiume a fare da esca ai pesci!
Il sole picchia, ma la temperatura è accettabile. Sto bene e proseguo spedito.
Al trentesimo il cronometro segna tre ore e qualche secondo. Non ho crampi e mentalmente sono sereno. Cerco di prevenire le possibili crisi ed innesto la ridotta. Sembro una formichina che a passettini lenti ma costanti raggiunge la meta. Solo al ristoro del quarantesimo bevo poco e prendo soltanto due prugne. Chiudo con uno sprint in 4,22 e 59, due-tre minuti in meno di Carpi e Lisbona, piattissime!
Pensavo di essere assolutamente impreparato e mai avrei pensato di concludere così bene.
Cerco di darmi delle spiegazioni: il trasloco che mi ha impedito di correre i lunghi ha però favorito l’introduzione di pesi e step nella mia preparazione (oltre al resto, tonnellate di libri spostati e migliaia di scalini percorsi in su e in giù per qualche mese); nei tre giorni precedenti la gara questa volta non mi sono rimpinzato di carboidrati, come al solito, ma mi sono limitato ad un piatto di pasta al giorno ed il sabato precedente la gara sono stato particolarmente leggero; in questa maratona ho mangiato e bevuto ad ogni ristoro.
Dovrò rivedere qualche mia convinzione ed abitudine. All’arrivo la solita festa di gente, colori e sapori.
Insomma, questa Custoza si rivela ogni anno più gaia e più bella che pria.
E riguardo al mio risultato, quando gli amici la prossima volta mi chiederanno: “El pusibol ‘na galina sento chili?”, risponderò: “Sento no, ma sinquanta forse (…a hundred not, but fifty maybe)”.
Tratto dal volume: “Tapascio Bombatus e altre storie” – Ed. Liberedizioni
Il racconto è del 2002