03 Settembre 2012, 07.59
I racconti del lunedì

C'era una volta

di Ezio Gamberini

Come ogni volta, terminata una maratona devo mettere in conto un paio di chiletti in più. Sarà la distensione, una sensazione di appagamento...


Il risultato è che dopo Custoza per due mesi mi cimento soltanto su distanze di otto o dieci chilometri a seduta ed il primo lunghetto di diciotto km, sull’antico percorso che affianca il fiume, appena usciti dal paese, lo percorro una domenica di luglio, alle sette di mattina.

Il cielo è terso e l’aria frizzante: il godimento è assicurato. Parto pian piano, mi guardo in giro e, forse per il rilassamento che mi prende, scorgo ciò che mi circonda con occhio diverso e colgo le piccole e grandi differenze del paesaggio rispetto a sei anni fa, quando iniziai a correre.
Il terremoto di novembre scorso ha modificato profondamente la piccola frazione di Clibbio: la chiesa è inagibile, il sisma ha sfregiato sia il tetto sia il campanile, causando profonde crepe dappertutto; ora sembra un vecchio moribondo, ricoperta da un telo che impedisce almeno l’azione delle piogge.
Tante famiglie hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni ed anche un paio d’aziende sono state costrette a trasferire la sede (una era quella poco dopo il minuscolo cimitero, protetta da due enormi cani neri con i quali avevo stretto un patto di non aggressione….).
Oltrepassata la frazione, una lingua d’asfalto precede l’ingresso di un nuovo depuratore di acque nere che serve buona parte della valle, costruito l’anno scorso.
Il paesaggio è irrimediabilmente deturpato.

C’era una volta……
Non so spiegarmi se l’animo è fiaccato dagli ultimi avvenimenti, i morti nell’atto terroristico di Londra ed il macellaio del mio paese assassinato in negozio con il colpevole ancora latitante, ma la tristezza m’assale e l’anelito di quel che è stato s’insinua prepotentemente nei miei pensieri. 
 
C’era una volta…..

Altro che depuratore di acque reflue….  Ultimo di cinque figli, al sabato pomeriggio mi beccavo l’ultima “ripassata†in una vasca da bagno piccola, di quelle col gradino, già utilizzata dai miei due fratelli maschi maggiori, nel rito del bagno settimanale.
Per le due sorelle invece si usava un po’ di riguardo, quindi per loro acqua nuova (ovviamente la minore si “beccava†quella già utilizzata dalla più grande).
Poi la mamma con la pasta pane comprata dal fornaio faceva una pizza che ancora oggi non riesco a dimenticare per la sua bontà e fragranza.
E non era finita, perché lo stupore continuava con due budini superlativi, uno bianco e uno al cioccolato.
Oggi facciamo una doccia al giorno, se non due. Per quanto riguarda la pizza, ogni cinquecento metri possiamo trovare una pizzeria al taglio che in tre minuti te ne sforna una anonima ed impersonale e di panna cotta ne trovi ad ogni angolo.

Da un paio di anni ho ripreso l’abitudine di fare la pizza a mano, al sabato sera, ed ormai per la famiglia è diventato un rito.

Anche l’aperitivo è un rito, specialmente per certi bei tomi cittadini che il sabato a mezzogiorno, in Piazzale Arnaldo, scuciono non meno di dieci euro per bere un po’ di acqua sporca.
C’era una volta la bella osteria alla quale accedevi scendendo due o tre scalini, tavoli a destra e a sinistra, bancone in fondo e cesso rigorosamente all’esterno.
Ce n’è ancora una, al mio paese, con l’attiguo campo di bocce abbellito da un vigneto (e pare di “….. bere del buon Falerno sotto una fitta pergolaâ€).

C’era una volta anche il catalogo Postal Market: il suo arrivo, per posta, appunto, rappresentava un’autentica festa.
Quando era il nostro turno, di noi giovincelli intendo, dopo aver sopportato la “spulciatura†delle sorelle, saltavamo velocemente le prime pagine, piene di abiti d’ogni genere assolutamente inutili, per arrivare all’intimo femminile, vero piatto forte ed oggetto di culto, ovviamente disdegnando, quasi schifati, le taglie forti.
Preferivamo di gran lunga il catalogo primavera/estate poiché, terminato l’intimo, iniziava la sezione dei costumi da bagno con dei bikini mozzafiato.
Quando certi slippettini di colore chiaro lasciavano trasparire un’ombra scura, la fantasia cominciava a galoppare e sogni proibiti turbavano le nostre giovani menti.
Di sicuro non eravamo svegli come Pierino che un giorno entrò improvvisamente in bagno mentre sua sorella maggiore usciva dalla vasca; la poveretta, notato che il suo sguardo era fisso proprio “lìâ€, per non creargli degli shock inventò una scusa su due piedi: “Ehm, ehm….. Pierino …… è una macchia d’olio….â€. E Pierino, per nulla turbato, rispose : “Una macchia d’olio? E cosa ci fa una macchia d’olio sulla ‘topa’?â€.
Se oggi facciamo un po’ di ‘zapping’ dopo mezzanotte, o anche prima, ogni sorpresa è brutalmente soffocata.

C’era poi una volta Buffalo Bill che colpiva una monetina a cinquanta metri di distanza.
Una sciocchezza rispetto a quello che abbiamo combinato il mese scorso, centrando con un missile una cometa a centotrentatre milioni di chilometri.
Che sia iniziata una nuova era?

Quest’anno, in agosto, trascorrerò con la famiglia (tranne Paolo impegnato nella preparazione pre-campionato) una settimana a Cesenatico, provincia di FC. FC? Si, Forli-Cesena. E che dire di PU, Pesaro-Urbino. Tutti vogliono un posto al sole. C’era una volta l’Italia con le sue belle venti regioni e le sue brave novantacinque province…

Anche la mia valle attigua, la Valcamonica, voleva assurgere al rango di provincia, con capoluogo Darfo Boario.
Ho deciso: anch’io voglio fare una provincia: la provincia di Via don Belli. Capoluogo? La mia taverna.
E la giunta sarà formata dai mocciosi che vi abitano: assessori senza portafoglio Mirko e Mara, sei e sette anni (già avanti con gli anni; Giorgio e Luana, nove e dieci anni, sono ‘senatori a vita’, per non parlare di Gianfranco e della mia ultimogenita Chiara, tredici anni, che sono ormai ‘padri del villaggio’), assessori effettivi Susanna, Camilla, Mattia e  Armandino, i primi due cinque anni e gli altri due quattro; vice-presidente Greta, due anni, e per finire, presidente la piccola Valentina, un anno compiuto ai primi di luglio.
A scalpitare, pronti per entrare,  Marco e Davide, nati ripettivamente dieci e venti giorni fa.
Evidentemente al mio villaggio si guarda poca televisione…..

E quando la sera tardi tutto tace, mentre i poveri genitori, sfiancati, finalmente vanno a riposare, il solito dubbio m’assale.

Avviene di solito un secondo prima di addormentarmi, mentre dalle finestre aperte si ode soltanto il frinire scomposto delle cicale; sospeso tra fantasia e realtà, con lo stato d’animo incerto, in bilico tra la bellezza e le brutture del mondo……è in quel momento, in quel preciso momento che mi chiedo: “Sogno, son desto o mi sto rimbecillendo?â€.

Tratto dal volume: “Tapascio Bombatus e altre storie†– Ed. Liberedizioni

Il racconto è del 2005


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