12 Agosto 2011, 07.04
Punti di vista

Dominio o collaborazione?

di Aldo Vaglia

Peccato che la storia non sia maestra di niente e che l’uomo sia lo stesso dagli albori dei tempi.

 
Già nelle caverne l’unica possibilità  di sopravvivenza era quella di unire le forze, ma la collaborazione scatta solo nei momenti di difficoltà passato il pericolo ci si dimentica in fretta.
Ci si chiede come sia possibile che, contro ogni logica, pochi possano sottomettere molti e questo possa avvenire anche tra i comunisti, i preti, i socialisti, i sindacalisti?
Forse è come per lo scorpione: nemmeno la natura dell’uomo può cambiare. 
 
Le crisi si ripetono e hanno tutte le stesse origini e le stesse conclusioni.
Chi domina per continuare a consumare più di quanto si è prodotto chiede sacrifici a chi non ha mai goduto benefici; i  rappresentanti dei sottomessi, partiti e sindacati, accettano per quello che ipocritamente viene chiamato: “il bene comune”.
Leader e gregari, padroni e servi, patrizi e plebei, nobili e popolani, capitalisti e proletari, cambiano i termini per definire chi sta sopra e chi sta sotto, ma non cambia il ruolo.
Pochi comandano e molti ubbidiscono.
 
L’anarchica definizione che ne diede Henry Laborit (medico, chirurgo, biologo) elaborando il suo schema, parte dalla constatazione che se non ci fosse tanta gente disposta alla sottomissione il potere non esisterebbe.
L’uomo è determinato come gli animali dalla struttura biologica e ambientale e dagli apprendimenti dei primi tre anni di vita: o si domina o si è dominati uniche reazioni vitali o la lotta o la fuga.
Ma come fanno pochi a mettere sotto scacco tanta gente?
Con la geniale invenzione della gerarchia.
 
La gerarchia è lo stratagemma per moltiplicare il meccanismo dominanza-sottomissione, a parte il vertice tutti sono sottomessi, ma tutti hanno l’illusione di dominare qualcun altro.
È facile capire perché pur essendo uno specchio fedele di quanto accade certe idee non abbiano avuto gran successo.
Anche se da Menenio Agrippa alla Concertazione, da Obama a Berlusconi tutti si appellano alla collaborazione, passata la bufera il culto della persona sostituisce il collaborare che per chi domina ha il difetto di sfuggire al meccanismo (sottomissione, lotta, fuga).
 
A tutti i livelli, anche tra i più umili vengono creati i miti: il coraggio, la fierezza, la sicurezza, l’ordine, la patria, la speranza, l’onore, l’ambizione, l’avidità.
Chi non entra nella trappola ha la possibilità della fuga… con l’espatrio, la meditazione, i paradisi artificiali, l’immaginazione, la follia…
Ribellarsi significa rovinarsi con le proprie mani, perché la ribellione attuata da un gruppo ricostituisce subito la scala gerarchica all’interno del gruppo, se solitaria porta immediatamente alla soppressione del ribelle da parte della generalità anormale che si crede detentrice della normalità.
 

 



Commenti:
ID12016 - 12/08/2011 08:04:55 - (Giacomino) - Tutto vero purtroppo

cosa fare per cambiare?.

ID12025 - 12/08/2011 13:20:07 - (Dru) - la domanda è mal posta ma anche l'analisi.

La verità non si cambia è ferma, resta. Che cambiano sono le opinioni , e quella di Aldo è un opinione, condivisibile per molti, ma resta tale, veniamo alla verità, poi mi occupo delle opinioni. L'uomo ha una coscienza formata per lo più negli albori delle civiltà, quella greca ma prima quella mesopotamica: questa fase storica gli ha permesso di formarla e conseguentemente di dominare gli istinti animali e in casi estremi degli ultimi sviluppi, vedi il marxismo, di essere stupido alla follia, ultima conseguenza di uno sfogo del pensiero ai massimi livelli di alienazione nei confronti dei propri istinti. La natura non si cambia, si può dominare, ma non si cambia, questo diceva Aristotele ( che diceva in verità ...la si può plasmare), intendendo per natura la materia, ma io intendo , così dicendo, anche lo stato di natura, ciò che siamo essenzialmente.

ID12026 - 12/08/2011 13:41:01 - (Dru) - Le opinioni

Veniamo alle opinioni:la collaborazione è un fatto di natura, poichè l'unione fa la forza in natura più tanti vincono sui più pochi e questo avviene e in tempo di guerra e in tempo di pace, non muta lo stato di natura e in questo sono categorico, mutano i comportamenti dei dominati, che in caso di crisi, ancor maggiormente, cercano l'aiuto dei dominanti, cercano capacità in appoggio alle loro incapacità, è un'istinto, è di tutti incondizionatamente.Quindi è nel solco della logica che questo avviene e non contro ogni logica.Il dominio è di natura e ognuno di noi lo fa e lo gestisce nei limiti imposti dalla società, ci appare che qualcuno sia maggiormente dotato in questo? è solo una leva applicata dalla rappresentanza, ma gli uomini sono eguali, gli istinti gli stessi.Chi domina lo fa in rappresentanza e non per consumare più di quello che si è prodotto, chi dimina lo fa perchè

ID12027 - 12/08/2011 13:46:27 - (Dru) - Le opinioni

.... dicevo , chi domina lo fa perchè è stato investito in questo da chi è dominato che in questo domina.I rappresentanti sono una conseguenza logica di quanto vado dicendo.Quanto ho scritto mi è servito da preambolo per confutare la teoria antropomorfica dei primi tre anni: gli uomini imparano a dominare e a essere dominati alla stessa maniera punto.Non c'è differenza di formazione perchè se fosse così seguirebbe che c'è differenza di stato di natura.

ID12028 - 12/08/2011 13:57:54 - (Dru) - La gerarchia

la gerarchia non è uno stratagemma se lo intendi partorito dalla mente ma è stratagemma inteso come parto dello stato di natura che ha lo scopo della conservazione. Ribellarsi allo stato di natura significa rovinarsi , e a che pro ?

ID12029 - 12/08/2011 15:09:02 - (Dru) - il dominio è collaborazione

Questa é verità.

ID12047 - 14/08/2011 18:28:40 - (Dru) - Possibile?

Non capisco perché un argomento così interessante non polarizzi interesse. Spero che il mio tono , volutamente perentorio, non riduca le probabilità d'intervento. La mia é un'opinione. Spero in un intervento serio sull'argomento , altrimenti pazienza...buon ferragosto a tutti.

ID12051 - 14/08/2011 21:58:46 - (Giacomino) - Buon ferragosto

a tutti.

ID12126 - 24/08/2011 13:17:31 - (Dru) - cosa dicevano i fisici di una volta...

Beh , dicevano che alla base del nostro ragionamento sta l'intuito come una sorta di luce in fondo al tunnel che ci guida a cercare un principio per ogni cosa, un archè che spieghi la molteplicità nell'universalità , ma questo indagare e conoscere non era dovuto che all'osservazione quotidiana e attenta dei fenomeni che all'apparenza apparivano molteplici , ma se studiati in profondità risultavano originati da una stessa cosa: vedi la luce della luna che era in realtà quella del sole riflessa, vedi la luce della stella del Vespro che era quella di Lucifer e infine la stessa stella, Venere , che guidava la notte e il giorno, vedi l'atomo che disegna infinite forme diverse con unico principio. Eraclito diceva che per lui uno è come diecimila se è migliore, intendendo che l'individuo ha già tutto in se senza la collaborazione e come dargli torto se ascoltiamo le sinfonie di Mozart o di Beethoven o Schubert,

ID12127 - 24/08/2011 13:25:20 - (Dru) - cosa dicevano i fisici di una volta...

..... incommensurabilmente sublimi rispetto a qualsiasi musica POP. Poi viene Parmenide che ci dice che tutto è uno , imbarazzante la definizione che oggi da Hawking , esimio scienziato fisico occupante la cattedra lucasiana del predecessore e mostruoso Newton, le parole combaciano pressochè con il concetto di verità esposto nel suo poema da Parmenide, come non rabbrividire di fronte a questa potenza mentale che ha durato e perdurato nei millenni, come.La fisica quantica ci rivela un mondo di particelle che non esisterebbero che in relazione, fa riflettere questo con il concetto di collaborazione e in ultima analisi con quello di dominio.

ID12128 - 24/08/2011 13:39:36 - (Dru) - Lo spazio non esiste che come relazione o entanglement...

Beh allora Parmenide diceva la verità sull'illusorietà dello spazio e conseguentemente del movimento, ma lui , essendo più profondo di Hawking e di qualsiasi Newton diceva anche qualche cosa d'altro, diceva che siamo erranti , diceva che è nell'uomo la natura errante golosa a cercare nei particolari la conoscenza che invece è universale e una e non ha bisogno di essere quindi indagata nelle periferie dei generi. Stolti i geografi , stolti gli scienziati di ogni genere e specie perchè insistono a voler dividere ciò che per verità è uno, insistono a perseguire la via della "non verità". Per contro chi oggi oserebbe sostenere che Newton o Einstein non furono discepoli di Parmenide in questo ?

ID12304 - 05/09/2011 13:26:53 - (Dru) - Einstein moderno Parmenide

Nel 1905 Einstein pubblicò il suo trattato sulla Relatività speciale. Alla fine di questo saggio, destinato a cambiare per sempre i nostri concetti di spazio e di tempo, egli ringraziò Michele Besso, suo intimo amico fin dai tempi in cui lavoravano insieme nell'Ufficio Brevetti di Berna; con lui aveva allora discusso ed elaborato le proprie idee ancora allo stadio embrionale.La loro profonda amicizia durò tutta la vita e nel 1955, quando Besso mori, Einstein scrisse ai famigliari una lettera con cui esprimeva le sue idee sull'immortalità: La nostra amicizia aveva come fondamento i nostri anni di studio a Zurigo, dove c'incontravamo regolarmente alle manifestazioni musicali... più tardi l'ufficio brevetti ci unì nuovamente. Quando tornavamo a casa insieme, le nostre conversazioni erano di un fascino indimenticabile... E ora mi ha preceduto di poco dando addio a questo strano mondo. Ciò non significa nulla.

ID12305 - 05/09/2011 13:28:29 - (Dru) - Einstein

Per noi fisici credenti la distinzione fra passato, presente e futuro è soltanto un'illusione, anche se dura a morire.

ID12306 - 05/09/2011 13:33:30 - (Dru) - Parmenide

....l’essere è ingenerato e imperituro,infatti è un intero nel suo insieme, immobile e senza fine.Né una volta era, né sarà, perché è ora insieme tutto quanto,uno, continuo.....

ID12307 - 05/09/2011 13:48:17 - (Dru) - Parmenide

....E come l’essere potrebbe esistere nel futuro? E come potrebbe essere nato? Infatti, se nacque, non è; e neppure esso è, se mai dovrà essere in futuro. Cosí la nascita si spegne e la morte rimane ignorata......

ID12308 - 05/09/2011 13:50:53 - (Dru) - Einstein

......nella Relatività speciale, gli individui partecipano all'immagine del mondo soltanto per essere inclusi in qualcosa di più grande dei sé individuale. A meno che non ci si spinga oltre il sé, non si ottiene alcuna immagine del mondo. Questa sconvolgente teoria, dimostrata al di là di ogni dubbio e universalmente accettata, si armonizza alla perfezione con la concezione di Einstein secondo cui gli individui s'inseriscono in unità sempre più grandi: e, in questo modo, si connettono, come affermò, «con tutti gli esseri viventi».

ID12310 - 05/09/2011 13:52:15 - (Dru) - Einstein

Procedere oltre la prigione dell'individualità fino a una consapevolezza esperienziale di questo «tutto significante» era per Einstein un grande compito nella vita, che egli descrive in un passo molto spesso citato: Un essere umano fa parte della totalità che noi chiamiamo «universo», è una parte limitata nello spazio e nel tempo.

ID12311 - 05/09/2011 13:54:21 - (Dru) - Parmenide

....Perciò è necessario che sia per intero, o che non sia per nulla.E neppure dall’essere concederà la forza di una certezza che nasca qualcosa che sia accanto ad esso......

ID12314 - 05/09/2011 14:33:41 - (Dru) - dovrebbe esserci più chiaro ora....

.... che il concetto di dominio non può che essere correlato a quello di collaborazione.... per approfondire, sono a disposizione...... qualunque sforzo un essere umano faccia per distinguersi, questo sarà vano, vano è pensare che il dominio consideri l'ipotesi della dissoluzione (divisione), è illusorio, è erroneo.

ID12323 - 05/09/2011 16:43:05 - (Brace) - Dru

Bon è affatto facile seguire questi ragionamenti, ma senza ombra di dubbio ne resto affascinato anche se molti concetti per mia ignoranza continuano a sfuggirmi. Resta comunque un ottim oesercizio mentale e filosofico. Grazie continuerò a leggerti volentieri.

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