04 Ottobre 2011, 09.11
Pensieri&Parole

Trine & C.

di Itu

Le donne non cambiano ma nel tempo si ingannano con vezzi diversi.

 
Mi succede a volte di cercare nella memoria un suono, un odore, un gesto, un colore che mi chiama al paesaggio del già vissuto non tanto per svegliare la nostalgia ma per riuscire a capire di cosa si nutre il mio presente, quale sfondo si presenta al nostro attuale vivere. 
 
Questa volta sono rimasta sollecitata da una lettura, la trama disegna donne in un tram che nel viaggio cominciano ad intrecciare fili da ricamo e da uncinetto. 
Come un flash è partito il mio film personale, la mia infanzia con la nonna che pedala con la sua fedele Singer e mi confeziona grembiuli da casa (non esistevano le tute), mia madre orgogliosa dei ricami del corredo (per altro chiuso e sigillato a ingiallire nell’armadio e sostituito dalle lenzuola Upim cittadine della fiera del bianco) e tutte quelle donne qualsiasi che tra le mani sferruzzavano lana o intrecciavano catenelle all’uncinetto. 
 
Un’attività silenziosa, attenta ad ogni punto, con la testa china a guardare panorami di scarpe e mattonelle intorno, a studiare greche di pavimenti antichi e di linoleum degli ambulatori a far fila per medici, con le orecchie aperte a tutti i pettegolezzi e quel lavoro da Penelope che non finiva mai che passa stretto tra le dita a impregnarsi di ogni odore e sapore. 
 
Ho vissuto il conflitto, mia madre per un periodo mi obbligò a seguire gli insegnamenti di una ricamatrice, fruttò degli obbrobri pieni di gavoccioli colorati, la mia vista era già compromessa e la fatica del punto erba mi innervosì parecchio. 
Peggio ancora alla scuola media dove un’antipatica professoressa di applicazioni tecniche mi martoriò per ricamare una carta da gioco su di una scatola pannolenci: ho terminato velocemente tutta la mia pazienza e ancora ricordo l’amaro del mio impegno tradito dalla supponenza di un talento che proprio non avevo. 
 
Nonostante ciò da adolescente ho ripreso i ferri da maglia per confezionarmi un maglione ma poi ho definitivamente chiuso la mia carriera di intrecciatrice di fili. 
Negli ultimi anni ho perso completamente di vista le donne che si portavano dietro nella borsa il lavoro di maglia, uncinetto o ricamo, forse le ho sognate, forse si sono trasformate in maghe Circe a messaggiare con il telefonino: chissà!
 


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