20 Gennaio 2021, 06.17
Blog - Gira la Ruota

Mario, rivoluzionario del pedale

di Luca Pietrobelli

Con il Natale sotto copertura, per gli ovvi motivi arcinoti ai più, ho avuto tempo di pensare, programmare la stagione e soprattutto ricordare


Fra i ricordi della stagione estiva è riaffiorata la scalata ormai tradizionale al Passo di Crocedomini, amato sia dai valsabbini che dai valtrumpini.

Al di là del racconto della pedalata, per cui ci sarà spazio, è bello ricordarne gli attori, in primis Mario, di Collio di Vobarno. Mario, “el me amico Mario” per chi mi conosce, classe 1946, o giù di lì, è uno di quei pedalatori appassionati fino in fondo, che non si tira mai indietro davanti alla fatica e soprattutto sempre col sorriso, desideroso di compagnia.

Promotore dell’“Impresa Gavia” e delle iniziative più ciclisticamente impegnative, sempre condite da raid furibondi nelle migliori trattorie, “el Mario”, è uno fra gli uomini più attivi che io conosca: a settembre sparisce per dedicarsi ai funghi (di cui ancora non vuole rivelarmi le posizioni precise), per poi dedicarsi in inverno allo sci; per non farsi mancare nulla nel week-end si diletta con la moto da enduro, come fosse una passeggiata sul lungolago.

Per raggiungere il Crocedomini solitamente il gruppo raccoglie Mario all’altezza di Lavenone, in mezzo alla Valle, perché sostiene di doversi scaldare, in realtà è solo perché è più mattiniero di tutti gli altri!
Pedalare con lui è un misto di emozioni: sempre propenso alla battuta, mai in affanno e veramente un pozzo di saggezza e informazioni sulla Valle.

Quando, salendo verso il Passo dopo località San Antonio, si incontra la stele che ricorda il ferimento di Garibaldi (andate a vederla perché lì si respira storia ed è sempre un po’ dimenticata), gli chiedo se fossero in classe insieme lui mi sorride sempre e mi dice: “Sì sì, scatta adesso, tanto ci vediamo in cima!”.
Ogni volta credo di fargliela sotto il naso e di riuscire ad attenderlo in cima con la birra già stappata: immancabilmente Mario mi acchiappa, in preda a una crisi, a un chilometro dal passo, ricordandomi che la carta d’identità a volte, soprattutto nel ciclismo, non basta!

Sempre la stessa storia, inutile provare con continue fiammate a fargliela, quello poi arriva, col suo passo costante ed elegante!
Il ciclismo ci ha fatto incontrare, viatico di emozioni in grado di legare generazioni diverse e un modo per incontrare una conoscenza storica ricca di curiosità sul territorio ed esempio edificante di un rapporto che è un misto fra amicizia, ammirazione ed anche scontro generazionale.

E quando rientro alla base in bicicletta e ripenso alla strada percorsa mi dico sempre (con lo stesso sorriso sornione che ha lui quando mi parla): stavolta ho fatto finta di far fatica Mario, cosa credi?

Il ciclismo non è solo bicicletta, intasare le strade o cercare la prestazione, è pure questo, scambio, condivisione di passioni e incontro fra generazioni che potrebbero, in apparenza, non aver nulla da dirsi.

74 anni, migliaia di chilometri e un sacco di iniziative: che scuola di vita la bicicletta!



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