Quando le mode imperversano, cercare di ragionare diventa esercizio piuttosto complicato. L'eterno conflitto 'naturale artificiale' che considera il primo buono e il secondo cattivo non lascia scampo
Certo sfamare milioni di persone è un'altra cosa, ci vogliono produzioni industriali, logistica, strutture, non è cosa per contadini ante litteram dotati di zappa, buona volontà e pelle scottata dal sole. Ma che ci volete fare, il mito della natura incontaminata fa presa sulle folle. Il mito della vita nella natura è difficilissimo da criticare dopo anni di inni al ritorno al mondo incontaminato, dopo accuse bercianti all'alienazione della produzione industriale. Mi dispiace però per tutti questi signori: senza produzione industriale "nun se magna". Non bastano i prodotti biologici e le piccole produzioni di qualità a sfamare l'esercito di bocche nazionali e internazionali di miliardi di persone. Mi piacerebbe sentire cosa direbbero a milioni di affamati bussanti alle loro porte: scusate mangiate le briosche? Allora forse è bene riequilibrare un po' le cose verso un maggiore buonsenso. Ah, dimenticavo, cresce solo in posti
qualitativamente rari, non qui da noi.
Bene, che essere contro la scienza è perderere e essere sostituiti.
a priori è una cosa.. esserlo a ragion veduta è un altra. L'essere contro o a favore degli OGM o del Nucleare dovrebbe essere dettato da un percorso di presa di coscienza dei pro e dei contro dell'una o dell'altra scelta.. Altra cosa è invece, secondo il mio punto di vista, la difesa delle produzioni tipiche locali, che non è un modello che va applicato universalmente. E' invece un intelligente percorso di valorizzazione e salvaguardia di prodotti di nicchia che che si portano dietro saperi, cultura, tradizione e identità di un territorio. Che talvolta diventa una risorsa straordinaria per l'economia di un territorio (vedi ad es. il bagòss).. Così come è in realtà per tutto il settore agro-alimentare italiano, invidiato e comprato in tutto il mondo per le sue caratteristiche identitarie e ben definite, una garanzia.. Per questo (e molto altro) l'OGM potrebbe non portere alcun vantaggio all'Italia. Personalmente sono un
Poi ognuno.. :)
Un conto è il progresso tecnologico, che significa progresso della tecnica al servizio dell'uomo; un altro la scienza, che non ha come oggetto il benessere dell'uomo, ma il sapere. Se la tecnologia serve l'uomo (tecnologia frutto della scienza), l'uomo serve la scienza. Allora, bene non confondere i termini. L'OGM non è scienza ma tecnologia al servizio dell'uomo, certo chi scopre L'OGM deve essere appunto uno scienziato, difficile che lo faccia un politico, ma anche chi ha scoperto il Bagoss a modo suo lo era scienziato, ha portato nell'orizzonte del sapere questo nuovo elemento.Discutere sull'opportunità di sapere è un discutere che porta chi non voglia sapere a rimanere oggetto e non soggetto del sapere. Cavia appunto.
Istintivamente ed emotivamente siamo tutti contrari a lasciare il certo per l'incerto. Per fortuna la scienza ha sostituito la superstizione e ha dato il via alla ricerca. Il problema non e' tanto con chi stare, se pro o contro, ma il metodo con cui si raggiunge il risultato. La scienza sa che non c'e' nulla di immutabile ed esatto nel nostro procedere. Nelle misurazioni si possono avere 'valori convenienti' o 'attendibili' mai esatti, si fa percio' una media degli errori per avvicinarsi il piu' possibile alla tolleranza desiderata. Solo l'ideologia non ha bisogno di riscontri, se stabilisce che gli OGM sono il maligno, non ha bisogno di provarlo.
Aldo dice che la misura nella scienza non è mai esatta ma che all'oggetto misurato la misura gli conviene, quel " valori convenienti" appunto o "attendibili". E poi continua dicendo ".., si fa perciò una media degli errori per avvicinarsi il più possibile alla tolleranza desiderata".Per misurare la scienza deve presupporre,"là fuori", un mondo che si misura, quel mondo appare, non misureremmo nulla altrimenti. Porre un mondo incerto e misurabile pressapoco, e in qualche modo, pensare un mondo che ci conviene, questo dice Aldo, è pensare che quel mondo "là fuori" può essere come non essere, è porlo, il mondo, nella dimensione del possibile o probabile, cioè è orci nella posizione di averne fede, la scienza come tale è fede, è credere in una misura come probabile, che può essere, ma anche non essere. Eppure, basta poco per rendersi conto che il mondo è e non può non essere.
Quello scritto che non vedo ancora pubblicato e che chiarisce inoppugnabilmente la differenza che sussiste tra chi dubita davvero e chi pone il dubbio come verità.
È vero, porre un mondo che non è, che non appare empiricamente è un modo differente dell'apparire del tangibile, ma questo non basta per dire che quel mondo che non è (empirico) non esiste . È possibile il porre un mondo che non è, non appare ? No, nel senso che è la sua forma ma non è il suo contenuto ad esistere come quell'apparire empirico, misurabile, ma se mostro un ippogrifo nessuna contraddizione appare nella sua realtà, a essere posta come tale è la follia quando il contenuto è contraddittorio, è contraddizione quindi il porlo come tale, come mondo che è ,ma anche il mondo possibile che risulta contraddittorio esiste come esiste il matto: esiste il matto, ciò che non esiste è il contenuto della follia che il matto esprime, anche l'errore è e l'essere che gli conviene è, il contento dell'errore invece non è che il nulla.
La follia di "credere", fede appunto, fede scientifica, di potere sulle cose, di poter far diventare altro da sé le cose, che le cose siano non-cose. La scienza si inscrive in questa follia come la forza suprema e dominatrice le cose tutte e per questo a bisogno del nulla, per generare e distruggere, in quanto il generato e il distrutto sono appunto invenzioni e innovazioni.Ma detta così la verità,vive ancora la sua negazione, il nichilismo appunto o la non-verità, però perché appaia la verità di questo dire che si contrappone alla non-verità dell'errore in cui siamo persuasi di vivere , verità che é l'apparire stesso, dobbiamo porci al di fuori del nichilismo.
...è volontà che la cosa sia altro da sè. Porre la cosa in questa dimensione, porla nella condizione (possibilità) di essere quando è o non essere quando non è, riduce la cosa alla dimensione del dominato dal dominante o demiurgo. Prima era Dio,la forza che disponeva delle cose per legale all'essere quando sono e al non-essere quando non sono, ora è la scienza. La contrapposizione fra naturale e artificiale è la contrapposizione fra queste due forze, Dio e scienza.Le leggi di natura, come la insindacabile vincolante unione tra vita e uomo, definivano la giustizia terrena, oggi ogni cosa è posta sull'altare della potenza maggiore, la scienza, e se la vita è ancora tutelata come valore, questo dipende non da Dio(la natura e le sue leggi) ma da una convenienza pratica che riduce "momentaneamente" le pretese della scienza su di essa, ma è destino che la scienza si appropri anche della vita come oggetto da
manipolare.
Il potere significa il potere sul potuto, ma per potere sul potuto si deve per forza credere (fede) che il potuto sia di dominio del potere. Quindi, ogni volontà che vuole potere è volontà che la cosa,il potuto dalla volontà, sia libero come ente ( cosa) di essere come di non essere, come sarebbe possibile altrimenti ogni e auspicabile trasformazione? crede la volontà quindi nell'impossibile, se è chiaro che sia impossibile che una cosa sia e non sia, ma questa chiarezza lo deve essere per davvero, deve essere posto che l'ente è e non può non essere, fin tanto che questa visione della verità si tiene nascosta, il potere è ogni e qualsiasi volontà e ogni nostro gesto, dal più innocente al più colpevole, è violenza, se violenza è volere l'impossibile possibile appunto. Ogni fede è violenza, è volere l'impossibile, così la scienza, il potere maggiore oggi,
come le ideologie e le religioni.
caro Dru, OGM e nucleare SI o OGM e nucleare NO (o voto disgiunto? :)
Ogni "si" e ogni "no" che è un volere, è come tale l'impossibile che si voglia possibile, è la violenza che si è fatta presenza. La scienza è l'espressione massima di questa violenza, ma come tale si realizza e il suo realizzato sono le cose del mondo alienato.
Il bagoss deve essere protetto e tutelata la sua produzione, ma non iresce a sfamare milioni di persone. Mi sembra che il concetto non sia protezione delle tradizioni contro cancellazione da parte dell'industria delle identità territoriali e regionali. Il discorso è invece fermare l'industria in nome di una ideologia vecchissima che funziona da travestimento per l'oscurantismo ascientifico, così di moda tra i fanatici. Così ben venga la protezione delle nicchie, ma se i problemi sono di dimensioni elevate, come si fa a rispondere?
Bene. Una cosa non esclude l'altra, si tratta di comprendere che la ragione è appunto questo.
http://www.ilcambiamento.it/dietro_etichetta/intervista_carlo_petrini_cibo_senza_anima.html
Se parlassimo del 'ferro elemento' tutti sono concordi nell'attribuirgli: Simbolo Fe, numero atomico 26, peso atomico 55, 85, densita' 7'85g/ cm3, punto di fusione 1536...Quando il discorso diventa filosofico o politico l'accordo svanisce. La scienza puo' in un certo senso definirsi oggettiva, il resto opinione. A questo non si sottrae nemmeno la filosofia. Se e' di Severino, sara' l'opinione del maggior filosofo vivente, ma tale rimane. "...La scienza e' ambivalente porta in se' minacce e speranze. La scienza moderna si e' sviluppata nel XVII e XVIII secolo liberandosi da ogni controllo morale e politico. Si e' cosi' garantita liberta' di ricerca e autonomia. C'e' stato un periodo in cui la scienza, la tecnica, la ragione, la giustizia, la democrazia, l'uguaglianza avanzavano assieme. Oggi non e' piu' cosi'. La scienza si sviluppa a una velocita' senza precedenti che non lascia il tempo alla societa' di elaborare un pensiero capace di accompagnarla. La scienza si occupa dei fatti non
dei valori... (Edgar Morin)". Se e' sui fatti che intendiamo ragionare, non possiamo che sperare che la ricerca scientifica segua il proprio corso, riservandoci il controllo politico nell'applicazione. Se sono i valori che ci guidano non lamentiamoci degli integralismi di chi la pensa in modo diverso da noi.
È più facile che l'uomo sia d'accordo sulla figura di Dio che su quella del ferro, che piacevolmente oggi sento così definita, ma l'accordo non definisce il sapere o la verità, altrimenti Galileo Galilei sarebbe stato un inutile apparizione nel completo ed esaustivo disaccordo che le sue opinioni generarono intorno alla dinamica del cosmo.L'accordo è opinione quando e nell'opinione e nell'accordo non c'è verità. Viviamo il tempo del tramonto di tutte le verità che avevano come scopo proprio un accordo, quello di dominare gli eventi sapendoli così anticipare e anticipati in quelle verità. Gli eventi, per essere tali, si liberano delle verità, di tutte, e la scienza è la prima a voler sgomberare il suo campo d'azione di questo fardello, in modo da agire sull'oggetto in piena autonomia e indipendenza.
... Dirti questo, non certo la scienza.
...la realtà dell'oggetto è indeterminata, sarebbe da capire, e solo la filosofia può farlo, da dove derivi questa decisione e che cosa sia questa decisione, è questa decisione indecidibile un determinismo, o determinato, o un indeterminismo, o indeterminato ? Allora, che la realtà sia indeterminata come possiamo il determinarlo ? Come può un principio voler determinare una realtà indeterminata ? Quale principio della realtà indeterminata può stare o avere un senso? La scienza non discute su questo e di questo, la scienza verifica solamente che il principio funziona e porta a dei risultati che il principio anticipa.
Caro Dru. Anche dopo che mi hai spiegato il ferro rimane il ventiseiesimo elemento della tavola di Mendeleev e le tue opinioni.
Questa tua frase cerchiamo di chiarirla.Oggettivo è il senso a cui una cosa conviene indipendentemente da qualsiasi condizionamento, il condizionamento trasforma l'oggettivo in soggettivo e la cosa con il suo senso riceve lo stesso per condizione o dipendentemente il soggetto che la condiziona. L'oggetto non è più determinato in sé ma lo è per altro, è soggetto ad altro appunto. La scienza è infatti ciò che di più soggettivo esista, tanto che ha definitivamente abbandonato l'oggettività: il condizionamento della misura sul misurato è dichiarato in ogni suo procedere tanto che è scritto nei postulati della nuova fisica. Ma tornando all'oggetto di questo nostro discutere, e cioè la presunta fine di ogni oggettività, presunta per prima dalla scienza, riflettete se questo sia vero o solo un voluto.
Per la lingua italiana un dato di fatto e' oggettivo, una tua idea o una tua ipotesi che gli altri possono non condividere e' soggettiva. Per la filosofia non lo so, ma la cosa non mi sconvolge.
"Le condizioni o i vincoli che decidiamo di volta in volta di tener fermi, come la tavola di Mendeleev e il vincolo che indica quei numeri i numeri degli elementi, non devono farti apparire questo come verità di ragione o incontrovertibilmente vero ciò che la tavola ti indica, l'oggettivo appunto" questa è la voce della scienza..." altrimenti la verità di fatto perderebbe quella forza che consente alla scienza di decidere per costruire e innovare l'oggetto fatto".
...quel vincolo è giustapposto, non è necessario, i matrimoni saldi fra le cose sono matrimoni tutti più o meno dissolubili. La scienza pone all'interno di uno stesso linguaggio una serie di postulati che non hanno la pretesa di risultare incontraddittori fra di loro e nemmeno incontraddittori per se stessi, ma che in quell'insieme producano i risultati previsti. Pensa solamente al 5 postulato della geometria di Euclide: da un punto esterno ad una retta , passa una ed una sola retta parallela o anche detto così, tra due rette parallele se facciamo passare una retta intersecante, la somma degli angoli che si formano contigui è di 180 gradi. Questo postulato, altro che la tavola di Mendeleev, eppure anche questa, che sembrava una verità di ragione, ha retto incontrovertibilmente solo fino al tempo di Saccheri, un gesuita intransigente che voleva mettere fine all'annosa battaglia sostenuta per demolire tale principio
dai più grandi matematici di oltre 2000 anni di storia,che tentarono nell'impresa prima di lui, lui seguace e fervente sostenitore del principio e della sua incontraddittorietà. Si prodigò a dimostrare l'assolutezza procedendo per assurdo e cercando appunto di mostrare che senza l'applicazione del postulato saremmo capitati per forza in una contraddizione. Si accorse, con estremo stupore per vero, che invece il processo da lui utilizzato non portava ad alcuna contraddizione, aprendo la strada alle nuove geometrie.
Il mettere in discussione il Fe e la sua composizione atomica porterebbe poco lontano perché forse è già stato detto tutto il possibile su di esso. Questo non vuol dire che il mettere in discussione una verità supposta oggettiva sia sbagliato. Il fatto che ci sia un accordo generale su una questione (questa volta il ferro), non significa che esso abbia il dono dell'oggettività. Proseguendo ci troveremmo quindi a parlare di filosofia, e soprattutto tra la connessione che esiste tra prevedibilità (per esempio che una certo atomo sia o no ferro) e realtà oggettiva. La scienza si pone come la principessa della previsione, o meglio si poneva visto che ha ammesso la sua ipoteticità. Nonostante ciò è la disciplina che maggiormente ha convinto, per i risultati concreti di miglioramento della vita dell'uomo che ha saputo proporre. Perché allora si dovrebbe rinunciare ai suoi progressi in nome di alcune ideologie
oscurantiste?
Sembra che della scienza possa decidere l'uomo, ci sentiamo liberi nella decisione, è in realtà ancora nichilismo, ma questo sta nel concepire la decisione come il libero arbitrio nella forma della verità, e non in quello della volontà, per liberarsi dell'errore. Se dobbiamo decidere per il si scienza, no scienza, allora la scienza prende il posto di qualsiasi idea che pensiamo voluta, allora viviamo l'errore di credere appunto che le cose siano l'altro da sè, la fede appunto.
Edgar Morin in 'il gioco della verita' e dell'errore' spiega l'impossibilita' di smascherare la menzogna in politica; e l'illusione dei totalitarismi di cercare la verita'. Quindi, come ben argomenta Leretico nel suo commento, fino a quando non troviamo qualcosa di meglio usiamo il metodo scientifico che si e' dimostrato il piu' efficiente. Sempre Morin spiega: "quale possibilita' resta dunque, una volta scartata quella di riconoscere la verita' in quanto tale in una teoria politica? Resta la possibilita' di riconoscere 'l'errore' di una teoria politica piuttosto che la sua verita'... E citando Popper conclude: una teoria e' scientifica non perche' e' vera, ma perche' consente che il suo 'errore' si possa dimostrare".
Nulla da eccepire con Morin e Popper nella dimensione del nichilismo, sono tutti concetti decidibili, e l'errore dimostrabile e la non-verità politica, ma voglio correggere Popper detto da Morin "in quanto" Popper non ha detto così ma ha detto che una teoria è scientifica "in quanto" è dimostrabile che erra. Nel campo della Verità, che è ben più tonda della scienza, è subito visibile appunto che la scienza, studiando la parte di un tutto e servendosi appunto di postulati e teoremi a dimostrazione dei postulati, è efficace per quella parte e erra per il tutto, ha ragione quindi Popper, ma la filosofia non può per questo solo motivo abdicare dal suo ambito e sentirsi per questo condizionata dalla scienza.
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di Nicol Bertanzetti [Primavera]
ID34807 - 10/08/2013 16:41:39 - (Leretico) - Le chiese e la scienza
Nel 1633 Galileo fu costretto ad abiurare la sua teoria eliocentrica. La chiesa non poteva ammettere una tale rivoluzione della visione del mondo. In nome della tradizione constrinse lo scienziato degli scienziati a negare le sue conclusioni. Bene, ogni volta che c'è una chiesa ci sono processi e abiure a cui assistere. La nuova chiesa, quella della tradizione enogastronomica, ha i suoi sacerdoti, i suoi fedeli e i suoi roghi per eretici. Or bene, salvare i prodotti tipici muove i cuori di milioni di turisti per un paio di settimane all'anno, vogliamo negare loro la cerimonia e il ritorno alla vita agreste come medicamento incontestabile ad una vita borghese industriale assassina del mondo? Non sia mai!