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sabato, 11 agosto 2007 Aggiornato alle 00:00Economia montana

Allevatore zootecnico per passione

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In Valle Sabbia esistono esempi incoraggianti di rilancio dell'allevamento. Uno di questi arriva da Treviso Bresciano; da un elettricista che per passione ha scelto di fare l’allevatore.
Il settore primario, quello agricolo-zootecnico, è in crisi nelle aree montane? In generale sì, ma esistono anche esempi incoraggianti di rilancio. Uno di questi arriva da Treviso Bresciano; da un elettricista che per passione ha scelto di fare l’allevatore.

Damiano Massari ha 34 anni, e fino al 2004 faceva appunto l’elettricista: «L’ho fatto per 10 anni, e a fine lavoro tornavo a casa per aiutare mamma Aurora nel gestire la stalla di famiglia, che prima era del nonno e che ha sempre contato una decina di capi». Fin da piccolo il nostro interlocutore ha avuto una forte attrazione per questa attività, ma ci ha messo un po’ per fare la scelta definitiva. «Nel 2004 ho deciso: mi sono licenziato e ho preso in mano la gestione della stalla di mamma».

Oggi l’allevamento di «Remort» conta 24 capi, ed è al centro di continui e costosi ammodernamenti: «Siamo tra i pochi allevatori valsabbini, 2 o 3 in tutto, che hanno lo stallaggio libero, con le vacche libere di girare attorno alla lettiera. Ora sono all’alpeggio in malga a Bagolino, ma da settembre in poi torneranno in questo impianto dotato di pulitura meccanizzata. A me rimane da sistemare, ogni tanto, la lettiera di ogni capo».

Una scelta spinta solo dalla passione, quella di Damiano: «Si inizia in stalla alle 5 del mattino e si prosegue fino alle 8, quando si va al caseificio a lavorare il latte. Poi il lavoro continua per almeno 15 ore, fino alle 9 di sera. In questa attività non ci sono feste. O meglio ci sono, ma non è possibile rispettarle».

Nonostante i costi molto più elevati della montagna, Massari ha costruito una stalla con le sue sole forze finanziarie, e a settembre sarà pronto anche il nuovo caseificio. «Sono tanti i sacrifici aggiuntivi che si devono fare in montagna. Se penso alla mia stalla, io ho pagato 34 mila euro per la struttura di base e altri 25 mila per il muro di contenimento. In pianura avrei affrontato solo la prima spesa».

L’obiettivo di Massari, che è titolare unico dell’azienda agricola e che è socio della «Comunità produttori terra tra i due laghi Garda e Valsabbia», è arrivare a 22 vacche da lattazione più un’altra decina di capi giovani: «Lavoro e trasformo tutto il mio latte in formaggi stagionati (il 40%) e freschi, e la vita che voglio è questa»

Massimo Pasinetti
Da Bresciaoggi

 

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