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sabato, 4 settembre 2010 Aggiornato alle 01:00Infortunio

Morte in cava

di Ubaldo Vallini
Vittorio Frassine aveva 32 anni e viveva con papà e mamma poco distante dal posto di lavoro. E' morto sul colpo schiacciato da un enorme blocco di marmo.
Drammatico infortunio sul lavoro quello avvenuto ieri in cava a Serle. Un operaio ha perso la vita mentre col filo diamantato stava tagliando un grosso blocco di marmo. Il macigno si è improvvisamente staccato e l’ha travolto senza lasciargli scampo.
Si chiamava Vittorio Frassine, aveva 32 anni ed abitava in paese nella zona di via Tesio, proprio sopra la cava di proprietà della famiglia Tonni che ha il permesso di scavare la candida pietra in località Cà dei Tomas.
Mancava un quarto d’ora a mezzogiorno e quello che è successo, nei minimi particolari, lo stanno ricostruendo i carabinieri di Nuvolera giunti sul posto per ascoltare i testimoni e per decidere su eventuali responsabilità, insieme ai tecnici dello Psal.
Il fatto che nulla sia stato posto sotto sequestro, lascia ad intendere che, almeno in questa fase, non sono state riscontrate delle gravi irregolarità.
Il lavoro
A Serle il lavoro della cava è vecchio di generazioni e dopo aver osservato per qualche minuto dall’alto la tremenda scena dell’infortunio, in tanti sono capaci di spiegare cosa può essere successo.
Così ci hanno detto che la macchina per tagliare il marmo dev’essere manovrata da due, tre persone almeno.
Uno sta ai comandi, gli altri due a gestire il filo da una parte e dall’altra del taglio.
Quel masso di due metri cubi almeno, che fatti i calcoli non poteva pesare meno di 50 quintali, avrebbe dovuto staccarsi, appoggiarsi ad un altro pietrone che era stato posizionato a fare da fulcro e rotolare sulla destra. Questo si aspettavano gli operai che gli stavano armeggiando attorno.

Il destino
Invece il destino ha deciso diversamente.
Forse l’appoggio ha ceduto un po’, forse i calcoli erano stati approssimativi.
Fatto sta che dopo aver tentennato meno di un istante quella gran massa è caduta dalla parte sbagliata, sulla sinistra, andando ad appoggiarsi a fianco di una pietra quasi gemella tagliata di fresco.
Vittorio era proprio lì e non ha fatto in tempo ad evitare di rimanerci sotto, con tutto il corpo.

Soccorsi inutili
Doveva essere una manovra di routine, che questa volta ha avuto un esito imprevisto e fatale. Inutile ogni tentativo di soccorso, prima di tutto da parte dei compagni di lavoro.
Il 118 ha inviato sul posto due autolettighe e anche l’eliambulanza, ma il medico di bordo neppure ha avuto la possibilità di provare a praticare il protocollo per la rianimazione.
Richiamato dalle pale dell’elicottero e in poco tempo, mezzo paese si è riversato lungo via Piave che lascia la direttrice principale laddove c’è il bocciodromo. Alcuni sono entrati direttamente in cava da sotto, altri si sono spinti lungo uno sterrato che porta dritto sul ciglio della forra, qualche decina di metri sopra il teatro della tragedia. Ha avuto un bel daffare l’agente della Polizia locale a tenere a bada tutti quanti, perché rispettassero quel luogo di lavoro trasformato in campo di tragedia.
In tanti a piangere
“Era un bel po’ che non ne capitavano di incidenti così” affermava uno, dopo la lacerazione emotiva che assaliva tutti man mano che il nome di Vittorio passava di bocca in bocca: “Un ragazzo solare, buono, abitava con mamma Regina e papà Armando qui vicino”.
Un altro serlese, nemmeno tanto anziano, con gli occhi lucidi confermava: “Una volta era anche peggio, io ci ho perso due fratelli in cava”.
Rosa, unica sorella dello sventurato cavatore, trent’anni, l'abbiamo vista urlare tutto il suo dolore e dibattersi fra le braccia di quanti le volevano evitare di guardar giù.
Fiacco l’avanzare del parroco nella polvere bianca, per portare l’estrema unzione.
Complesse le operazioni per il recupero della salma. Erano le 14 e 30 quando quel che è restato del povero Vittorio, liberato dal peso mortale con la pala di una grossa ruspa, veniva messo nella provvisoria bara di alluminio dell’impresa di pompe funebri.
 Questo è quanto resta dopo che le sirene dell'allarme sono state spente. Il dolore, grande, di una comunità intera e soprattutto dei familiari del povero Vittorio.

 

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