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lunedì, 28 gennaio 2013 Aggiornato alle 15:00Teatro Grande

Battiato vince ma gioca in panchina

di Davide Vedovelli
Sold out per l'anteprima del Festival del Vittoriale “Teneramente”. L'artista siciliano ha presentato i brani dell'ultimo disco “Apriti sesamo”.

Poi vi spiego il perchè della metafora calcistica, prima lasciatemi fare una premessa. Per un giornalista che si occupa di musica, recensire un concerto di Franco Battiato, è come per un giornalista sportivo analizzare una partita di Maradona: si è in bilico tra il rispetto riverenziale, il dubbio che ci sia sfuggito qualcosa e il non voler sembrare super espertoni snob e schizzinosi. È pur vero che annullare le proprie considerazioni in virtù di questi dogmi è altrettanto disonesto. Premesso che Battiato è e resta un maestro, un punto di riferimento e un genio indiscusso della musica, nel concerto che ha presentato l’altra sera al Grande c'è stato qualche cosa che non mi ha convinto.

Ecco di che si tratta. Nella prima ora di concerto ha cantato tutti brani tratti dall'ultimo lavoro “apriti sesamo” che non esaltano e non hanno esaltato nemmeno il numerosissimo pubblico. Battiato lo sa e nella seconda parte del concerto fa un medley di tutti i suoi successi più orecchiabili e famosi: da Bandiera Bianca a “voglio vederti danzare”, passando per “la cura” e “centro di gravità permanente”. Ovviamente pubblico che batte le mani a tempo e canta, alzandosi in piedi nella parte finale. Questo per me è vincere facile però, è non sporcarsi le mani e dare il contentino: tutti a casa felici e contenti scordandosi della prima ora di concerto che definirei algido.

Battiato è sempre stato uno che non ha mai badato troppo al pubblico, che non ha mai cercato l'applauso facile. Ad inizio carriera saliva sul palco con sintetizzatori e diavolerie elettroniche e faceva cose impensabili per l'epoca, raccogliendo fischi ed insulti, però poi queste performance, anni dopo, sarebbero state rivalutate, anche dal quel pubblico che lo fischiava. Un piccolo assaggio di questo sperimentalismo, che è poi quello che fa di Battiato un genicaccio della musica, l'abbiamo avuto solo nel bis, con “scuse cautelative dell'artista” per la difficoltà di ciò che stava eseguendo e la promessa di due brani conclusivi; come a dire” mi raccomando, anche se non vi piace non andate via perchè poi vi accontento”. Questa furberia non mi ha convinto, ed è da qualche anno a questa parte che i concerti di Battiato funzionano così: mai troppi rischi ne cose nuove, mai brani belli ma prevalentemente brani facili e conosciuti.

Detto ciò, il concerto porta a casa una piena sufficienza, la band è stata all'altezza del compito e anche la regia decisamente interessante. Però da lui ci si aspetta qualche cosa in più, concedetemelo. Peccato, perchè se non sono questi artisti a proporre qualche cosa di innovativo il futuro della musica d'autore non è certo roseo.


 

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