Un curioso e coinvolgente punto di vista che racconta l'immortale poema omerico
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Rinomate sono le imprese di Ulisse, l’Odisseo, famoso è lo stratagemma utilizzato per entrare a Troia, celebre è il suo viaggio lungo vent'anni per tornare a casa dalla moglie Penelope e dal figlio Telemaco.
Ciò che conosciamo superficialmente è la voce delle donne dell'Odissea, quelle donne che Omero ha relegato sullo sfondo, ma che sono state importanti per il ritorno a casa di Ulisse. Donne che, hanno una voce, uno sguardo lucido.
La riscrittura che Marilù Oliva, docente di lettere, fa del poema omerico è interessante e coinvolgente. Filo rosso di questa narrazione è la voce femminile in prima persona, sempre diversa, a seconda di chi accompagna e aiuta Odisseo nelle numerose tappe del suo ritorno a Itaca.
Le donne descritte sono differenti per rango ed età. Sono tutte donne che vengono ancora ricordate, che incarnano virtù ma anche vizi.
C'è Atena, dea che aiuta e accompagna il suo protetto; Calipso, raffinata seduttrice, quasi sfacciata; Nausicaa, giovane donna che sogna un amore impossibile; Circe, maliziosa e intelligente; le sirene, mostruose ammaliatrici; Euriclea, la schiava che riconosce il re di Itaca grazie a una cicatrice; Penelope la moglie fedele, maestosa, rivestita di dignità e astuzia.
In questa Odissea attualizzata, merito dell’autrice è quello di avergli dato un tono diverso, invertendo il primo piano dell’eroe col secondo piano occupato dalle dee, dalle maghe, dalle schiave e dalle mogli, eterne figure che in questo rinnovato viaggio vivono di luce propria.
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