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martedì, 1 dicembre 2009 Aggiornato alle 14:00Arte&Coraggio

Le pezze di Graziella (1)

di
Prosegue il viaggio di Marinella e Sabrina, le nostre ricercatrici di emozioni. Per questa tappa si sono fermate a Lavenone e ci rimarranno per un po'.
 
Ricercare, ricordare, riconoscere, dentro e fuori da sé.
Questo è il nostro viaggio, alla scoperta di tecniche, di oggetti meravigliosi e carichi di significato, di ricordi ma soprattutto di una persona coraggiosa, che ha avuto la forza di fermarsi, leggersi dentro e scegliere di non uniformarsi alla massa.
Scegliere di essere sé stessa e di fare le cose che più le piacciono e la fanno star bene.
 
Amante del riciclo e delle cause perse, perché nel dolore c’è sempre qualcosa a cui appigliarsi, nel negativo è celato sempre il positivo, Graziella vuole condividere con noi e con chi ha voglia di entrare in un nuovo e nello stesso tempo, antico mondo, parte della sua storia e delle opere da lei create attraverso una passione e abilità spontanee, che oggi possono rientrare in quella tecnica chiamata patchwork ("lavoro con le pezze", un manufatto che consiste nell'unione, tramite cucitura, di diverse parti di tessuto di diversa tipologia, al fine di ottenere un oggetto per la persona o la casa, nere con motivi geometrici o meno).
 
Un solaio semivuoto da riempire con la fantasia, una grossa cassapanca piena di cose misteriose, sì… riusciamo ad intravederla, una bimba che si avventura in quella stanza presa dai suoi pensieri, curiosa lo apre e rimane incantata da tutte quelle pezze, solo pezze, ma di tanti colori così diversi…già le vedeva nelle sue case.
Ecco come nasce la passione di Graziella per i tessuti e per la loro composizione, al fine di dare concretezza ai ricordi, ai pensieri ed alle fantasie.
 
Uno dei primi lavori nasce dalla nostalgia, dalla volontà di non perdere, ma di far rivivere quel passato: una coperta militare del padre gettata su una catasta di legna…a cui son state cucite delle pezze sferruzzate a mano con punto diritto e rovescio a rappresentare il dritto ed il rovescio della vita, gioie e dolori, la forza di un padre che lavora per mantenere e prendersi cura della propria famiglia, e di una madre che rimasta sola, “lotta” per rimanere nella sua casa (foto1).
 
“Pastrosùna”, la chiamava sua madre, ma questo nome invece di farla arrendere la stimolava.
“Ho fatto tante cose che non sapevo di avere dentro, anche se non c’è più so che lei è con me quando la chiamo e questo silenzio è pieno di parole che non mi ha mai detto.
Ciao Viola Celeste piena di sogni che io non so, di tristezze che solo tu sapevi il nome”.
A lei è dedicata questa sorprendente coperta (foto2).
 
“Viola Celeste” Graziella, attraverso le sue pezze colorate ed il materiale di scarto trovato per caso o ricercato con cura, inizia a giocare con i tessuti ed i colori, comincia il suo percorso utilizzando delle forme geometriche, prima il quadrato, poi il triangolo fino ad arrivare a questa spirale spirale (foto3), simbolo di ricerca continua: per fare, per costruire bisogna cercare, prima dentro di sé e poi fuori, per poter essere in grado di raccontarsi anche agli altri, di rappresentare ciò che si ha dentro, ma anche concetti e ricordi comuni, la storia.
 
La spirale diventa quindi la sua firma e ricorda l’importanza della ricerca perenne, del colore, della meraviglia, del ricordo e del passato.
Data la ricchezza sia del materiale che della stessa artista, Graziella, vorremmo percorrere insieme a voi la sua storia attraverso le sue opere, in 4 articoli a cadenza quindicinale, e non bimestrale come di consueto.
 
Marinella e Sabrina
 
 

 

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