Sono dissacratoria nei confronti delle feste, un po’ talebana nel sentire l’allergia al commercio che ispira i giorni raccomandati.

Mi innervosisco a vedere tutti quei cuoricini esposti nelle librerie e cartolerie vicino alla ricorrenza di San Valentino, mi domando se una lacrima mi scappava giù in età adolescenziale sentendomi tradita e intrappolata dentro forme che umiliavo doppiamente in abiti sformati e naturalmente senza mai alcun scemo regalo di cuore trapassato.

 

Magari per questa ferita a cui sono comunque sopravvissuta adesso sono così scettica.

Invece oggi tremo perché i corpi delle fanciulle in fiore sono sempre abbelliti della superficialità del mondo che abbiamo voluto, più facile rendere lo spasimo di desiderio nel maschio in tempesta ormonale ed enormemente più caotico dare le parole che invece il cuore giovane sente pulsare fuori dal petto.

 

Sento il dolore delle fratture che il tempo ha schiantato e mi sento più fragile di fronte al caos di un adolescente che vuole fidarsi per la prima volta in vita sua di un altro cuore, di un amore che non è scontato.
Perché il primo amore non si scorda mai.

San Valentino, tu lo sapevi in quale ginepraio ti andavi ad infilare facendoti scegliere dagli innamorati?