10 Settembre 2015, 08.30
BLOG - Lo Stellante

Quel che resta di Omero

di Nicola Zanoni

La letteratura europea – e tutto ciò che ne consegue, in forza di tale cominciamento – nasce in ragione d'un banale alterco per una donna...


...Una donna quasi divina, certo, ma pur sempre una donna. La quale, d'un bel principe invaghitosi, con lui prende la via del mare, lasciando la casa e l'anziano marito.
Costerà sangue e guerra e diec'anni passati in terra straniera agli Achei la sua fuga. E qualche esametro a un poeta cieco del VIII secolo a. C.
Ma davvero è andata così?

C'è sempre dell'altro.
E la storia di Elena e Paride e Achille e Agamennone e Ettore e Menelao e di tutti gli Achei e di un assedio durato diec'anni sui lidi dell'Anatolia è solo la tarda, scomposta eco d'una storia molto più antica: quella della principessa Europa, rapita dal bianco toro che è Zeus su fenicie spiagge.
Poi, una serie infinita di rapimenti femminei tra Oriente e Occidente da quello discende, e l'Iliade non è appunto che il vago riflesso di uno tra i tanti.
Ma davvero è andata così?

C'è altro, sempre.
I Greci hanno inventato la Storia – sia come genere che come concetto. L'hanno plasmata, attesa, resa possibile.
Infine, l'hanno voluta: quasi, in sfregio al mito.
E tuttavia Erodoto (il primo a scriverne, a tre secoli dall'Iliade) di questo scorge lunga ancora l'ombra: sarà perché è sera. Perciò, delle “grandi e meravigliose gesta” di Elleni e barbari la catena inizia, egli ci informa, ancora con quei rapimenti regali, con quel solcare il mare prima da Oriente verso Occidente, poi da Occidente verso Oriente, in cerca di preda.
Ma davvero è andata così?

C'è altro, ancora.
Tra Omero ed Erodoto, tra mito e storia stanno un naufrago e una flotta ed entrambi. Nel senso che la flotta è la flotta persiana affondata dai Greci a Salamina nel 480 a. C. - scontro decisivo quant'altri mai, necessario alla definizione di ciò che fosse, una volta per tutte, 'greco' e 'barbaro', 'noi' e 'loro', 'Occidente' ed 'Oriente': 'mito' e 'storia', cioè...
Mai più dopo infatti l'Asia tenterà di ripigliarsi la fanciulla sottrattale da Zeus.
E il naufrago?

Il naufrago è Odisseo, partito da Troia e giunto vagando alle estreme propaggini d'Occidente, sull'isola di Ogigia, in un mondo spettrale – quello dell'oblio della dea antica, Calipso.
È naufrago perché ha perso nave e compagni. Ma anche perché se stesso ha perduto: al ciclope Polifemo l'astuzia di dirsi 'Nessuno' è pure anche il segno di un'inconsistenza di sé, d'un reale vuoto d'identità. O forse, della segreta tentazione di non stringerne alcuna, più.
È tutto?

Forse.
Qualcosa di simile accade ancor oggi, poiché da sempre è accaduto.
Non v'è un confine d'Europa, come certo l'hanno altre terre. Si stende, s'allunga, si stira, questa penisola dell'Oriente, verso l'Atlantico, tentando di sfuggire alla presa di chi da sempre la tiene, di chi mai l'avrà perduta.

Ma non avere confini è non essere nulla delle cose che sono.
E non avere un nome è non esser Nessuno.
Che Europa rifugga l'abbraccio di Zeus e si divincoli e tuttavia divincolandosi non speri il ritorno, che sempre guerreggi per dire chi è, che un animo febbrile, inquieto, le sanguini in cuore – questa ormai l'immatura follia d'un Ofelia infelice.



Commenti:
ID60929 - 10/09/2015 09:51:39 - (Dru) - "Non esser nulla"

lo intendi come esserlo, come impropriamente l'italiano suggerisce, o come non esserlo, come propriamente la logica linguistica indica?

ID60935 - 10/09/2015 11:31:46 - (nicolazanoni) - Caro Dru

lo intendo nell'accezione impropria dell'italiano, che consente la doppia negazione per negare - il che è logicamente scorretto. Immagino anche la tua critica relativa all'"esser-nulla", ma faccio presente che qui si tratta dell''esser-nulla' delle 'cose che sono' - ove la parola-chiave è chiaramente 'cose', con quel che ne consegue (la cosa come disponibile all'esser-altro-da-sé, ecc...). Se vuoi, molto banalmente, in quel passaggio il rimando è alle 'ta onta' anassimandree e all''apeiron' come all'in-distinto, allo s-confinato.

Aggiungi commento:

Vedi anche
27/09/2015 10:44

Che cos'è l'uomo? Su 'True Detective' o 'Schopenhauer come sceneggiatore'

23/07/2015 18:52

Il dio che si diverte Di sangue è sporca la vita, ma della vita stessa è quel sangue. La vita vive del consumare se stessa – cioè la vita vive del proprio disfarsi. Questo la rende a se stessa scacco continuo

09/12/2015 07:00

«Lorem ipsum dolor» o «Del nome inaudito» “Call me Ishmael”, “Chiamatemi Ismaele”. È l'incipit del celeberrimo Moby Dick (1851) dell'americano Hermann Melville...

06/08/2015 12:31

La caccia selvaggia Maestoso un cervo signoreggia la foresta. La attraversa regale, calmo ne domina al sole il silenzio. Il suo incedere è incedere di colui che non teme e non temendo passa

31/01/2016 17:59

L'Isola-Che-Non-C'è Si racconta che, verso il 600 a. C. (ma c'è chi sostiene fosse il 490 a.C. - e del resto, si sa, queste cose non hanno tempo), in un'Atene piagata dal morbo della peste, l'arconte Solone mandò a chiamare un uomo da Creta...




Altre da Blog-LoStellante
03/09/2016

La seconda nekyia

Noi abitiamo la verità, come abitiamo la parola. La verità è il luogo dell’accadere mortale, ma non l’accadere stesso, così come il campo di battaglia è lo scenario della battaglia, non già le armi, ed il cozzo, ed il sangue...

(2)
23/04/2016

Il voodoo di Pitagora

Tra le tante domande di varia natura che affliggono la filosofia, una su tutte è degna di particolare interesse – e cioè questa: che cos'è la filosofia?

(10)
16/02/2016

Su Spinoza o dell'inutilità del pensiero

Questo articolo nasce dall'incontro su Spinoza tenuto dal prof. Luciano Pace nell'ambito della 'Scuola di Filosofia' promossa dall'ufficio scuola della Diocesi di Brescia

(14)
31/01/2016

L'Isola-Che-Non-C'è

Si racconta che, verso il 600 a. C. (ma c'è chi sostiene fosse il 490 a.C. - e del resto, si sa, queste cose non hanno tempo), in un'Atene piagata dal morbo della peste, l'arconte Solone mandò a chiamare un uomo da Creta...

(2)
09/12/2015

«Lorem ipsum dolor» o «Del nome inaudito»

“Call me Ishmael”, “Chiamatemi Ismaele”. È l'incipit del celeberrimo Moby Dick (1851) dell'americano Hermann Melville...

18/10/2015

Elogio del falso

In un racconto del 1985 lo scrittore svizzero Frederich Durrenmatt immagina che il Minotauro - cui, lo ricordiamo, è 'dedicato' questo spazio - sia rinchiuso in un labirinto ancor più crudele di quello del mito. E, si creda, essere più crudeli dei Greci non è impresa dappoco

(4)
27/09/2015

Che cos'è l'uomo?

Su 'True Detective' o 'Schopenhauer come sceneggiatore'

(4)
17/08/2015

Delle acque, sotto e sopra il firmamento

Separare le acque sopra il firmamento da quelle sotto: questo fa Dio nel Genesi. Questo, e altro - che è intimamente affine a questo...

(9)
06/08/2015

La caccia selvaggia

Maestoso un cervo signoreggia la foresta. La attraversa regale, calmo ne domina al sole il silenzio. Il suo incedere è incedere di colui che non teme e non temendo passa

(1)
30/07/2015

Discorso sul metodo

Il pensiero è un gioco. Un gioco che da soli si gioca. Un gioco in cui, data una mossa, un'altra ne è necessaria a precedere o seguire – e ciò che si persegue solo ingannevolmente è un risultato, ma una trama

(9)