22 Maggio 2016, 09.37
Emergenze umanitarie

Medici Senza Frontiere al Vertice Umanitario Mondiale? No, grazie

di Jessica Freddi

L’Ong attiva da anni nei principali teatri di guerra non parteciperà in segno di protesta al summit dell’Onu in programma a Istanbul e accusa gli Stati di inadempienze


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Stiamo vivendo un momento storico senza precedenti, in cui la sofferenza umana ha toccato livelli mai raggiunti: più di 125 milioni di persone oggi hanno bisogno di protezione e aiuti umanitari.

La comunità internazionale deve continuamente cercare soluzioni per rispondere ai bisogni di coloro che sono colpiti da catastrofi o epidemie, o che vivono in zone di guerra.

Il World humanitarian summit, o Vertice umanitario mondiale, delle Nazioni Unite, che si terrà a Istanbul domani e martedì, 23 e 24 maggio, vorrebbe dare una risposta unitaria e definitiva ai problemi legati agli aiuti umanitari e alla situazione in cui molte popolazioni si trovano oggi.

Nato da un’iniziativa del Segretario generale dell’Onu, è il risultato di intensi lavori e consultazioni, che negli ultimi mesi hanno coinvolto più di 23000 persone provenienti da circa 150 Stati.
È il primo vertice mondiale dell’Onu dedicato ai problemi umanitari: per la prima volta Capi di Stato e di Governo, organizzazioni umanitarie, persone coinvolte in crisi umanitarie, si riuniranno per stabilire un programma di azione globale.

Il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha presentato il Programma d’azione per l’umanità, appellandosi agli Stati, perché cooperino e attuino piani d’azione coordinati per prevenire e mettere fine alle condizioni di miseria e sofferenza in cui molti sono costretti a vivere.

Il programma prevede vari punti fondamentali.

Innanzitutto sarà decisivo provare la volontà politica di prevenire e cessare i conflitti: i leader politici devono mostrarsi più determinati nel prendere decisioni più favorevoli ai bisogni delle persone, rafforzando la loro capacità di analizzare i rischi e attuando azioni più rapide e unificate, anche tramite più partecipazione dei cittadini ai processi politici e di governo.

In secondo luogo serve più rispetto delle norme che proteggono l’umanità e i diritti dell’uomo, perché anche le guerre hanno dei limiti: bisogna rispettare il diritto internazionale per ridurre le sofferenze e proteggere i civili.

Nonostante il diritto internazionale sia costellato di norme a protezione dei diritti umani e dei civili che vivono in zone di conflitto, ogni giorno moltissimi muoiono, e scuole, ospedali e luoghi di culto sono bombardati con una frequenza allarmante.

Tra gli altri punti fermi: far sì che tutte le vittime siano aiutate senza discriminazioni, e migliorare le condizioni di vita rafforzando i sistemi locali.

E infine, investire nell’umanità: tutti dovremmo assumerci responsabilità comuni nei confronti dell’umanità, affinché  gli investimenti sul piano politico, istituzionale e finanziario siano concreti.
L’intera comunità internazionale dovrebbe mettere a disposizione dell’umanità le sue competenze e risorse, per contribuire a garantire sicurezza, dignità e autonomia alle persone in difficoltà.
Tanti bei propositi, ma non tutti sono d’accordo.

Tra le 5000 persone presenti al Vertice, mancherà un protagonista da anni in prima linea: Medici Senza Frontiere non sarà presente al Summit.

L’organizzazione ha partecipato attivamente ai lavori di preparazione, ma il 5 maggio ha annunciato che si sarebbe ritirata: “Non abbiamo più alcuna speranza che il Vertice affronterà i punti deboli dell’azione umanitaria, in particolare nelle aree di conflitto o in situazioni epidemiche. Il vertice trascura di rafforzare gli obblighi degli Stati per attuare le leggi umanitarie e dei rifugiati”.

Proprio la settimana prima del comunicato, il bombardamento dell’ospedale Al-Quds, supportato da Medici Senza Frontiere in Siria, ha provocato almeno 55 morti, tra cui 6 membri dello staff; l’anno scorso 75 ospedali gestiti o aiutati da Medici Senza Frontiere sono stati bombardati, nonostante le norme di diritto internazionale garantiscano la protezione alle strutture mediche e ai  pazienti.
Al di là degli ospedali sono molte le situazioni che Medici Senza Frontiere sta rimproverando agli Stati: il trattamento dei rifugiati e dei migranti; le continue violenze contro i pazienti e il personale medico in Siria, Yemen e Sud Sudan; il blocco delle frontiere in Giordania, Turchia e Macedonia; le lacune durante le risposte alle epidemie.

Ma perché decidere di non discuterne nemmeno, nonostante la disperata necessità di concretezza?
Secondo l’organizzazione, il focus del Vertice sembrerebbe quello di voler incorporare l’assistenza umanitaria in una più ampia agenda di sviluppo, trascurando che servono azioni ad hoc e dimenticandosi soprattutto di rimarcare gli obblighi degli Stati, derivanti dalle leggi sugli aiuti umanitari e sui rifugiati.
Effettivamente ogni giorno assistiamo a violazioni del diritto internazionale umanitario e delle più basilari norme sui diritti e libertà umane.

“Il summit è diventato una foglia di fico fatta di buone intenzioni, che consente a queste sistematiche violazioni, in primo luogo da parte degli Stati, di essere ignorate”.
Gli Stati sono sempre ambiziosi e pieni di buoni propositi, ma gli impegni sottoscritti in questa sede non sono vincolanti.
Medici Senza Frontiere, di fronte a un Summit concentrato sul peace-building e sulla politica, risponde che non ci saranno soluzioni concrete finché non si rimarcheranno le responsabilità degli Stati.
Si risolverà tutto in tante buone parole, troppo generali, e nessun impegno futuro concreto?
Sicuramente la mancanza di comunicazione tra chi è sul campo e i vertici politici degli Stati si sta rivelando una lacuna imprescindibile, e la mancanza di Medici Senza Frontiere al Summit, non farà altro che allargare il cratere.



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