La dialisi č la terapia che sostituisce la funzione dei reni quando essi cessano completamente di funzionare a causa di malattie acute o croniche che li colpiscono.
Tale terapia, oltre a permettere la sopravvivenza dei pazienti, è il trattamento in grado di garantirne un buon stato di salute.
Il termine “dialisi” (dal greco “dialyein”, cioè “separare”) venne coniato nel 1854 da Graham, un chimico scozzese, che per primo inventò il processo di separazione dei soluti attraverso una membrana.
Nel 1916 Abel, un americano, inventò il rene artificale ed applicò per primo la dialisi su cani e conigli.
La prima dialisi sull’uomo avvenne nel 1924 e circa 20 anni dopo, nel 1944, Kolff, il “padre dell’emodialisi” applicò tale terapia nei pazienti con insufficienza renale acuta.
Solo nel 1960 la dialisi divenne la terapia sostitutiva cronica per i pazienti con uremia.
Vi sono due tipi di terapia dialitica: l’emodialisi e la dialisi peritoneale.
L’emodialisi (da emo=sangue), o dialisi extracorporea, è una tecnica di depurazione che utilizza una macchina (rene artificiale) in grado di far passare, grazie ad un opportuno sistema di pompe, il sangue del paziente attraverso un filtro (dializzatore) che elimina dal sangue, con un processo di “separazione”, le scorie tossiche (urea, creatinina, acido urico), normalmente eliminate con le urine e i liquidi in eccesso e restituisce il sangue depurato all’organismo.
Per eseguire l’emodialisi è necessario un notevole flusso di sangue. Ciò non può essere garantito da una normale vena ed è quindi necessario creare artificialmente un accesso vascolare idoneo che si chiama fistola artero-venosa.
Questa è costituita da un collegamento, creato chirurgicamente, tra una arteria ed una vena del braccio (in genere dell’avambraccio), che garantisce un flusso di sangue elevato (arterioso) sufficiente alle esigenze della metodica dialitica.
Ad ogni dialisi la fistola viene punta con due aghi idonei: uno attraverso il quale il sangue viene prelevato dal paziente per essere condotto al rene artificiale e l’altro attraverso il quale il sangue viene restituito depurato al paziente stesso.
Per le dialisi in pazienti con insufficienza renale acuta per i quali è ipotizzabile un recupero della funzione renale entro breve tempo, o nelle fasi preliminari di una dialisi cronica, nell’attesa di confezionare la fistola, possono essere utilizzati dei cateteri venosi, inseriti con varie tecniche (chirurgica o per puntura diretta) in grosse vene (vena giugulare o vena succlavia).
Le sedute dialitiche in genere durano dalle 3 alle 4 ore per volta e sono ripetute 2 o 3 volte alla settimana.
Durante il trattamento il paziente viene messo in un letto-bilancia: può leggere, guardare la televisione, dormire. Ad ogni ora viene sottoposto a controlli di peso corporeo e pressione arteriosa.
Il paziente può eseguire l’emodialisi in un centro dialisi o essere addestrato a eseguirla a casa, con l’aiuto e l’addestramento di un familiare.
L’emodialisi, grazie alle diverse tecniche attualmente esistenti, viene individualizzata ed adattarla alle caratteristiche e alle necessità cliniche del singolo paziente.
La dialisi peritoneale è una tecnica di depurazione che prevede l’applicazione permanente di un catetere nella cavità peritoneale (all’interno dell’addome).
Attraverso questo catetere viene introdotto un liquido contenente sali e glucosio, in composizione variabile a seconda delle necessità . Questo, a contatto con la membrana peritoneale che riveste la cavità peritoneale e che funziona da filtro, si arricchisce delle scorie accumulate dall’organismo e dei fluidi in eccesso.
La soluzione è poi rimossa dal corpo tramite il catetere per gravità o con una macchina.
Nel primo caso, il paziente cambia la sacca 4 volte al giorno. Ogni cambio della sacca (entrata ed uscita della soluzione dall’addome) dura mezz'ora.
Gli scambi eseguiti dalla macchina avvengono invece durante la notte, mentre il paziente dorme.
Questo tipo di tecnica dialitica viene eseguita a domicilio e prevede un adeguato addestramento del paziente e/o di un familiare.
Il tipo di dialisi, emodialisi o dialisi peritoneale, viene scelta in relazione alle condizioni cliniche e al tipo di supporto familiare del paziente e viene concordata con il paziente stesso e con i familiari per garantirne le migliori condizioni fisiche e psicologiche.
Anche facendo la dialisi si potrà continuare ad avere un’attività lavorativa, di studio, fisica; si potrà continuare ad avere hobbies e ad andare in vacanza e soprattutto si potrà continuare ad essere circondati dagli affetti più cari.
E’ importante infatti cercare di continuare ad avere una vita di relazione con familiari ed amici con cui condividere il cambiamento di vita che la terapia dialitica comporta, che potrà essere temporaneo, per i pazienti in attesa di un trapianto di rene, o definitivo.
E’ per tale motivo che tra i pazienti del nostro Centro Dialisi di Gavardo è nato da circa 2 anni un gruppo di Auto Mutuo Aiuto (gruppo AMANTE: Auto Mutuo Aiuto Nefropatici, Trapiantati, Emodializzati) che ha la finalità di sensibilizzare e di far conoscere la realtà della dialisi ma soprattutto permette a coloro che vi partecipano (pazienti e familiari) di raccontare e condividere il modo di vivere, i timori e le speranze della persona dializzata e dei suoi familiari.
La dialisi può cambiare la vita di una persona, ma la dialisi permette la vita di quella persona.
“…ora sei attaccato e la macchina è il tuo destino; vedi il sangue scorrere lungo le vie e quasi non credi che la vita scorre in esse.
Poi la dialisi finisce.
Fra un giorno si ripeterà il rito... ma intanto la vita ti attende ed è questo che conta...”
(Tratto dalla poesia scritta da un paziente emodializzato)
Dr.ssa Ester Costantino
Responsabile Servizio Emodialisi
Ospedale di Gavardo
Azienda Ospedaliera Desenzano d/Garda
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