La musica è pericolosa

Il titolo si ispira ad una frase di Federico Fellini, l’indimenticabile regista con cui Piovani, musicista, compositore, direttore d’orchestra, ha collaborato e coltivato una rara amicizia e una profonda sintonia spirituale, raggiunta anche attraverso la reciproca attrazione nei confronti della musica.

Piovani, in questo libro, si racconta presentandosi innanzitutto come un appassionato di musica. Il Maestro così descrive la musica: “La musica merita rispetto, che si chiami leggera o pesante, colta o commerciale. Usarla come uno zerbino sonoro mi ricorda quei milionari texani cafoni che hanno la Gioconda stampata sugli asciugamani, il macinapepe a forma di Tour Eiffel e Albinoni in sottofondo”.

Nel libro sono raccontati aneddoti, incontri, esperienze, stralci di vita vissuta, persone incontrate, momenti che lo hanno ispirato.

“Tanti e diversi sono i modi di frequentare la musica, tante e diverse le ragioni che ci inducono a frequentarla”, scrive Piovani, “una grandissima parte delle musiche che ascolto con attenzione silenziosa, è stata concepita all’origine per espletare una funzione. Il livello espressivo di una musica non è strettamente legato alla nobiltà dell’occasione che l’ha vista nascere”.  Lo sa bene lui che ha composto tante musiche, ormai celeberrime, ispirate anche dalla sua infanzia, come “La banda del pinzimonio” composta per Benigni, la combinazione mi-fa-sol de “Il bombarolo”, scritta per De André, o la canzone “Quanto t’ho amato”, scritta con l’amico Vincenzo Cerami, al fianco del quale ha lavorato per tanti anni.

Piovani dedica anche un’ampia critica al teatro lirico contemporaneo: dall’introduzione dei microfoni a teatro, definiti “viagra della virilità vocale” all’utilizzo delle nuove tecnologie a teatro che rischiano di uccidere l’essenza e l’anima del linguaggio teatrale

Si scopre inoltre che il Maestro detesta la musica passiva, la cosiddetta “musica da parati”, quella musica “di sottofondo”, priva di idee o spunti di riflessione, che spesso accompagna le azioni di ogni giorno, nei luoghi pubblici, in albergo o persino al supermercato.

Infine, le canzoni, per dirla alla Piovani “vivono nell’aria, vengono respirate anche da chi non ci fa attenzione. Le canzoni attraversano la vita dei nostri giorni, delle nostre città, delle nostre intimità, se ne infischiano della critica. Il segno che una canzone lascia nel suo tempo è qualcosa che sfugge all’analisi critica, è qualcosa di imprevedibile, una delle testimonianze più irrazionali e convincenti dell’essenza del soprannaturale”.

Dal lavoro letterario è nato uno spettacolo di teatro musicale, che vede come protagonista Piovani ed il suo quintetto. Nello spettacolo, anch’esso, dal titolo "La musica è pericolosa" Piovani racconta attraverso le sue più famose colonne sonore del cinema e del teatro, la propria esperienza di musicista ed il valore straordinario della musica e straordinario mezzo di comunicazione in una società che sempre più ha bisogno di bellezza.