Arene, cinema e (poche) nuove uscite: come sempre luglio è foriero di un periodo di calma piatta, tra una stagione cinematografica e l’altra
Da qualche anno, tra gli addetti ai lavori, è in corso il dibattito sull’opportunità di rendere più ricca e appetibile l’offerta estiva nei cinema.
È infatti strano che ancora si parli di “stagioni”, lasciando intendere che nei mesi di luglio e agosto non ci siano uscite rilevanti nelle sale.
Si sa che i “pezzi grossi” e i film d’autore sono tutti concentrati tra settembre e maggio, in particolar modo in corrispondenza dei due festival europei più importanti (Venezia a settembre e Cannes a maggio) o delle festività.
Non parliamo della grandissima quantità di film distribuiti e “buttati nel calderone” tra maggio e giugno: quando la stagione volge al termine, infatti, i distributori si attivano con solerzia per far circolare le copie di quei film che hanno acquistato “a pacchetto”.
Cosa significa? Che le case di produzione vendono i film di grande richiamo insieme a molti altri film (minori, poco riusciti, di nicchia o semplicemente meno sponsorizzati), che per contratto devono comunque fare un giro nelle sale cinematografiche.
Quindi, almeno per ora, non aspettiamoci un film di Sorrentino, o di Eastwood, o un fumettone Marvel in uscita ad agosto, nonostante le arene e le sale climatizzate abbiano, già da un po’, invalidato l’alibi della calura estiva.
La gente vuole vedere film anche in estate e lo dimostra il fatto che le arene all’aperto siano sempre piene e frequentate, anche se la programmazione è quasi sempre tesa al recupero dei film circolati nella stagione appena conclusasi.
Questo vale anche per quasi tutte le sale sale che stanno recuperando molti film degli ultimi mesi, scambiandosi le copie in circolazione.
Vediamo, dunque, quali titoli hanno contribuito a dare un certo spessore alla stagione 2014/2015: lo scorso autunno è stato protagonista uno dei film italiani più riusciti e più premiati dell’ultimo periodo,
«Anime nere», diretto dal calabrese Munzi alle prese con una terribile storia “noir” di ‘Ndrangheta.
A distanza di quasi un anno dall’uscita, il film di Munzi è uno dei piatti forti delle programmazioni estive.
Nell’autunno 2014 sono usciti altri film notevoli, che però sembrano non trovare molto spazio nelle programmazioni estive, ma che vanno certamente recuperati:
«Sils Maria», di Assayas, e lo splendido
«Torneranno i prati», un piccolo capolavoro di Ermanno Olmi sulla prima guerra mondiale.
«Il sale della terra» è il docu-film realizzato da Wenders sul fotografo brasiliano Sebastião Salgado: un capolavoro di tecnica, narrazione ed emozioni, che è incredibilmente rimasto nelle sale per tantissimi mesi e che ancora si trova nelle programmazioni estive; novembre ha visto l’uscita dell’ultimo lavoro dei fratelli Dardenne,
«Due giorni una notte», la storia di una donna che cerca di conquistare la solidarietà dei colleghi di lavoro per non perdere il suo posto in azienda.
La prima metà del 2015 è stata protagonista di una stagione cinematografica incredibile: dai bio-pic in vista degli oscar, fino ai film dei registi italiani in concorso a Cannes, passando da alcuni capolavori d’autore, non senza alcune piccole delusioni che riguardano gli ultimi lavori di Tim Burton (
«Big eyes»), dei fratelli Taviani
(«Maraviglioso Boccaccio») e di Paul Thomas Anderson (
«Vizio di forma»).
Il 2015 è partito all’insegna di Eastwood e del suo incredibile
«American sniper», pellicola che racconta del cecchino Chris Kyle e della sua drammatica esperienza in Iraq. Il lavoro, che è un prodotto superlativo e un grandissimo film di guerra, è stato soggetto a reiterate quanto futili polemiche, ma in realtà appartiene a una cultura, quella americana, che rimane incapsulata in una dimensione ingiudicabile, almeno per quanto riguarda certe tematiche. Dal punto di vista cinematografico rimane un titolo da non perdere.
È stato poi il momento della “biografia scientifica” con (l’abbastanza melenso)
«La teoria del tutto», su Stephen Hawking (la cui interpretazione è valsa l’oscar al migliore attore per Eddie Redmayne) e con l’interessante
«The imitation game», film sulla vita del grandissimo matematico Alan Turing, che ha decifrato il linguaggio criptato dei nazisti durante la guerra.
Nello stesso periodo il talentuoso regista italiano Saverio Costanzo usciva con un film girato negli Stati Uniti:
«Hungry hearts», un buonissimo lavoro che tratta lo scottante (e attualissimo) tema di una madre vegana e iperprotettiva che compromette la crescita del suo bambino.
«Turner», dell’inglese Leigh, è un altro dei titoli più sorprendenti dei primi mesi 2015: la storia del pittore inglese William Turner, soprattutto dell’ultima parte della sua vita, quando era già affermato. Fotografia, interpretazioni e taglio registico rendono «Turner» un film irrinunciabile. Insieme a
«Birdman», che ha fatto incetta di premi alla notte degli oscar, e al sorprendente
«Whiplash», opera prima del giovane Damien Chezelle, che con questo film ci regala una storia che resterà indimenticata nelle menti di chi lo ha visto: usando il canovaccio narrativo di un batterista jazz alle prese con un direttore d’orchestra severissimo, in un esclusivo conservatorio americano, Chezelle gira un dramma agonistico, a tratti “sportivo”, che mette a nudo e concretizza tutto ciò che una persona è disposta a fare per inseguire un sogno, un fine, uno scopo.
Poi venne maggio e, con esso, i tre registi italiani in concorso a Cannes: Garrone, Moretti e Sorrentino. La totale assenza di premi non corrisponde alla qualità dei film presentati.
«Youth» è un film fortemente “sorrentiniano”, coi pregi e i difetti che lo rendono un lavoro destinato a dividere la platea, come ormai accade con il regista napoletano. Bisognerebbe approcciarcisi senza pregiudizi e senza aspettative di sorta, magari rendendosi conto che non si tratta di un capolavoro, ma che non è nemmeno una pellicola da buttare: ad avercene ogni giovedì di film del genere.
«Il racconto dei racconti» di Garrone prende spunto dalla raccolta di fiabe del XVII secolo
«Lo cunto de li cunti» del barocco Giambattista Basile.
Garrone parte da un canovaccio fantasy per mettere in scena i dualismi, le tensioni e le lotte tra razionalità e sentimento, mettendo a nudo il concetto secondo cui l’amore corrisponde sempre a una certa dose di egoismo.
Un lavoro originale, ben girato e che valorizza alcuni dei castelli più belli (e meno conosciuti!) d’Italia.
Il vero capolavoro della stagione e degli ultimi anni è
«Mia madre» di Nanni Moretti: un film che personalmente mi ha coinvolto parecchio e quindi il mio giudizio può essere condizionato dalla forte emotività che mi procura questa pellicola.
Ma si tratta di un film garbato, onesto, con fortissimi contrasti tra momenti di profonda tristezza e altri di intensa ilarità. Moretti non è protagonista, ma diventa comprimario proprio nel film più fortemente autobiografico e personale, lasciando il ruolo principale a una strepitosa Margherita Buy.
È il film dell’anno, senza dubbio, e parlarne mi emoziona anche dopo mesi.
Tra gli altri film visti in “finale di stagione” segnalo il russo
«Leviathan», sulla lotta tra il protagonista e le inesorabili forze dello stato russo (laiche e religiose), col titolo che deriva dalla molto prosaica dimensione terrena di quel demone che Hobbes ha tradotto in una visione “mostruosa” dello Stato.
«Forza maggiore» è l’interessante lavoro dello svedese Ruben Östlund che mostra la fragilità della psiche umana, e di coppia, di fronte al pericolo e alla conseguente esigenza di proteggere la famiglia.
«Fury» è il sorprendente film di guerra dell’americano Ayer, che riesce a dare un tocco d’autore alla sua pellicola che ha come protagonista Brad Pitt, nei panni di un sergente a capo dell’equipaggio di un carro armato durante l’invasione della Germania nazista del 1945.
Di quasi tutti i film trattati fin qua ho scritto varie recensioni, ma a questi voglio aggiungere alcuni titoli, programmati nelle sale estive, che non ho visto ma che mi sono segnalati da fonti affidabili:
«The tribe»,
«Eisenstein in Messico»,
«Diamante nero».
Ora non vi resta che cercare la programmazione delle sale e delle arene estive vicino a casa vostra. Buona visione.
Nicola ‘nimi’ Cargnoni