La Shoah di ieri e la «giudeo-fobia» di oggi

L’Alleanza Internazionale per la memoria dell’Olocausto definisce l’antisemitismo come “odio rivolto contro gli ebrei e/o contro le loro proprietà, contro le istituzioni e strutture religiose della comunità ebraica”.

A livello europeo, negli ultimi anni, si è registrata una ripresa di manifestazioni di violenza e delle minacce nei confronti delle comunità ebraiche o di persone di origine ebraica soprattutto ad opera di gruppi neonazisti, estremisti di destra e di gruppi di sinistra estrema, nonché di frange islamiste radicalizzate.

Il Rapporto della Commission Nationale Consultative des Droits de l’Homme parla di “giudeo-fobia” come nuova forma di antisemitismo che costituirebbe un’estensione dell’ostilità verso gli ebrei alle loro stesse produzioni culturali. Erroneamente si è pensato che l’antisemitismo fosse sparito dopo la Shoah.

Il suo riacutizzarsi anche in Italia, ha portato all’approvazione della legge n. 115 del 16 giugno 2016 con la quale si è ritenuto di attribuire rilevanza penale alle affermazioni negazioniste della Shoah e alla negazione dei fatti di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra, come definiti rispettivamente dagli artt. 6, 7 e 8 dello Statuto di Roma, istitutivo della Corte penale internazionale.

La presenza di questa forma di razzismo, accentuato da una crisi anche di tipo politico e culturale, rende sempre più urgente sviluppare programmi che trasmettano ai giovani la memoria del tragico evento della Shoah e programmi che favoriscano la conoscenza delle tradizioni religiose, anche nei loro profili storici, sociali, giuridici e culturali.