09 Ottobre 2012, 10.07
Terza pagina

Non ci resta che boh

di LoStraniero

Dicono che dico cose strane, ma non dicono nulla sulla loro veritŕ. Dicessero almeno boh! Non dicono, ma neppure pensano? Boh!


Boh è la parola più antica del mondo. Esprime dubbio, incertezza, incredulità.
 
«Noi navighiamo in un vasto mare, sempre incerti e instabili, sballottati da un capo all’altro.
Qualunque scoglio, a cui pensiamo di attaccarci e restar saldi, vien meno e ci abbandona e, se l’inseguiamo, sguscia alla nostra presa, ci scivola di mano e fugge in una fuga eterna.
Per noi nulla si ferma… che cos’è l’uomo nella natura? Un nulla in confronto all’infinito, un tutto in confronto al nulla, un qualcosa di mezzo fra nulla e tutto».
(Blaise Pascal, Pensieri, 72).
 
Dov’è la verità? Qui c’è solo la verità del dubbio, c’è solo boh.

«Leggete la storia e guardate
in fuga furiosa invincibili eserciti.
In ogni luogo
fortezze indistruttibili rovinano e
anche se innumerabile era l'armata salpando,
le navi che tornarono
le si poté contare.
…………
Intronato dagli ordini, passato alla visita
d'idoneitĂ  da barbuti medici, ispezionato
da esseri raggianti di fregi d'oro, edificato
da solennissimi preti, che gli sbattono alle orecchie
un libro redatto da Iddio in persona,
erudito da impazienti pedagoghi, sta il povero e ode
che questo mondo è il migliore dei mondi possibili e che il buco
nel tetto della sua stanza è stato proprio previsto da Dio.
Veramente gli è difficile
dubitare di questo mondo.
Madido di sudore si curva l'uomo
che costruisce la casa dove non lui dovrà abitare.»
(Bertolt Brecht, Lode del dubbio).
 
Dov’è la verità? Qui non c’è verità se non quella del dubbio, c’è solo boh.
 
E ci sei tu, lettore, col tuo cuore, con la tua mente e con i tuoi problemi di ogni giorno.
Siedi qui accanto al fuoco, che ti racconto una storia. Strana naturalmente.
 
Un giorno un uomo, come ogni anno, decise di seminare. Questa volta però anziché gettare il seme nel suo campo fertile e ben livellato si recò su un vicino promontorio e sparse il seme sulle rocce. Da allora in poi, tutti gli anni fece la stessa cosa.
Ogni mattina un pittore lasciava la sua misera stanza e, munito del cavalletto, della tavolozza, dei pennelli e dei colori, vagava nei dintorni del paese. Ogni tanto si fermava, montava il cavalletto e dipingeva.
Ha fatto questo per tutta la vita, ha dipinto centinaia di quadri e ne ha venduto forse uno. Solo uno. I soldi per i colori e il resto glieli dava il fratello.
I pittori d’arte moderna dipingono figure strane: le parti per esempio sono completamente prive di simmetria, occhi distanti, nasi staccati dalla bocca o dalla fronte, le orecchie, l’una in alto, l’altra in basso, seguono linee differenti, tutto sembra fuori contesto.
Cercare la forma in questi quadri è un’impresa non tanto facile. La forma non è assente, esiste, ma è a pezzi ed è difficile comporla. Forse le parti soddisfano prospettive, punti di vista diversi.
 
Potrei continuare, ma non occorre.
Secondo te lettore, quale logica muove questi uomini verso questi modi di essere?
Esiste una sola logica, o tante? E chi può dire quale sia la logica più logica delle altre?
Come mai la nostra logica, quella che ci hanno insegnato a scuola, quella che usiamo tutti i giorni nel nostro scrivere e parlare (soggetto, predicato e complemento), fondata sul sillogismo aristotelico, che chiamano logica classica, non riesce a spiegare certe cose?
Ci mancano gli strumenti per capire il mondo?
 
Come sostiene Morin la logica classica è il quarto pilastro del pensiero semplificante. Gli altri tre sono l’ordine, la separazione e la riduzione.
Il pensiero semplificante tende a ridurre tutto a elementi semplici, utilizza la logica non come strumento, ma come un giudice che decide con sentenza senza appello la verità o la falsità di un’affermazione.
Invece di cogliere le relazioni tra gli elementi della natura e della vita, elimina le contraddizioni imputandole a errori umani, le considera disturbi che possono essere tranquillamente ignorati, incidenti o accidenti di percorso che non possono deviare il cammino giĂ  predeterminato da leggi universali.
 
Lettore come faccio a spiegare cose che non presentano pieghe? 
E ammesso che ne avessero qualcuna, lo dovrei fare usando un linguaggio fondato sulla logica classica che si rivela inidonea a stabilire la veritĂ  o la falsitĂ  di certe affermazioni.
Non tutto si può ridurre al semplice. La parola semplice significa “senza piega”, (sine plic).
Quando perciò dico “ti spiego” altro non faccio che togliere la piega in modo che tu possa vedere quello che in essa è celato.
Nella nostra storia la piega non c’è e anche se ci fosse, in essa non troveremmo nulla.
 
E allora? Allora non ci resta che boh.
 
“Con questa faccia da straniero
 sopra una nave abbandonata
 sono arrivato fino a te”.
                          (G. Moustaki).
 
LoStraniero
 


Commenti:
ID23700 - 11/10/2012 15:03:06 - (Aldo Vaglia) -

Il boh e' anche la logica della politica, che non risponde nemmeno a quella Aristotelica, anche se si rifa' al semplice "chi se ne frega" o al "dopo di me il diluvio". Non si nutre nemmeno del dubbio, ha solo la certezza che il boh non compromette e' come il se e il ma, il cerchio e la botte. E' la pratica di chi si dimette dimenticando in tasca le dimissioni, di chi ruba a sua insaputa, di chi pero' "non sono tutti uguali" Boh!......

ID23724 - 12/10/2012 10:30:39 - (Leretico) - Il senso del dubbio

sensa senso del dubbio non c'é né umiltà né intelligenza. Chi ha la certezza in tasca non è umile né intelligente. Chi porta alla luce queste questioni è uno straniero. Che non si illuda, rischia molto. Sia perché dello straniero si deve comunque diffidare, sia perché non bisogna mai tentare la strada della verità così ingenuamente.

ID23768 - 13/10/2012 12:58:31 - (Dru) - É vero

C'é la piega, ma riconoscere che c'é la piega é verità . Siamo tutti certi dell'assurdo invece , siamo tutti certi del boh ,anzi del "nulla". Mi vien da sorridere nel leggere queste righe dopo l'immersione ormai lunga che mi vede impegnato nell'ontologia . Voglio dire che la nostra ormai antica e vincente battaglia contro l'essere ( le verità ), dove il "divenire" incessante ha fatto verità spazzandone via ogni certezza delle Verità ferme tutte , non significa affatto che questa nostra vittoria é la verità , come stanno le cose , significa solo che abbiamo oscurato di grandi veli neri la Verità. Il divenire d'altronde sorto insieme all'essere e suo acerrimo nemico nella battaglia di Volontà nel lungo tragitto di Episteme nichilista é una verità epistemica che dice di un essere che non é , dice l'assurdo.

ID23770 - 13/10/2012 13:31:47 - (Dru) - Infatti

Ci resta ? o non ci resta che boh ? La lingua é essenzialmente rivelatrice del nichilismo a cui siamo votati.

ID23771 - 13/10/2012 13:33:21 - (Dru) - Poiché

Se veramente non ci restasse che boh allora dovremmo dire che ci resta tutto il resto e cioé almeno tutto tranne boh.

ID23811 - 14/10/2012 11:13:58 - (LoStraniero) - Gli oggetti complessi

Gli oggetti complicati sono contenuti in pieghe, per comprenderli bisogna spiegarli. Gli oggetti complessi non sono contenuti in pieghe, perciò non possono essere spiegati. Chi si mette a spiegare un oggetto complesso commette un grave errore perché è costretto a renderlo semplice, ma così facendo altera la realtà presentando un oggetto diverso. Non sono pochi coloro che commettono errori di questo tipo. Ė essenziale pertanto saper distinguere gli oggetti semplici da quelli complicati e da quelli complessi.

ID23813 - 14/10/2012 12:29:37 - (Dru) - Sono d'accordo che la presentazione altera

Ma perché dovrebbe essere cosí diverso il presentare un oggetto semplice dal presentare un oggetto complesso ? Ci rifletta . Sempre di rappresentazione si tratta.

ID23831 - 15/10/2012 08:12:35 - (Dru) - meglio

se un oggetto complesso non è nelle pieghe allora dove sta ?e se non so dove sta , allora non è rappresentabile , e se non è rappresentabile , allora non esiste. E' più vero ed esiste di più in questo contesto Dio di un oggetto complesso , almeno dal punto di vista di come lo abbiamo voluto rappresentare qui.

ID23836 - 15/10/2012 09:41:05 - (Aldo Vaglia) -

Disfare un gomitolo tutto annodato e' operazione paziente e complicata, ma alla fine ci si riesce e il filo puo' essere riavvolto. Scindere l'acqua nei suoi due elementi idrogeno e ossigeno e' semplice, ma se n'e' cambiata la natura. Il sistema complicato gomitolo puo' essere semplificato, il sistema complesso acqua, no. Come si vede le parole pesano. Cio' che a prima vista sembrava semplice e' diventato complicato. Forse e' meglio tenersi il sistema complesso del boh!

ID23838 - 15/10/2012 10:08:41 - (Dru) - Si Aldo

Quello che dici è intelligente ma non risolve comunque il dilemma sorto in questa sede.E' vero infatti che in tutto quello che hai detto l'unica cosa che non ha senso è il "boh".

ID23839 - 15/10/2012 10:11:04 - (Dru) - comunque .-)

...anche snodando un gomitolo se ne cambia la natura...

ID23840 - 15/10/2012 10:18:58 - (Dru) - voglio dire che ...

se per una cosa vale un principio , per tutte le altre vale lo stesso principio , voglio dire , come diceva Aristotele nell’esposizione del principium firmissimum che se è impossibile che la stessa cosa convenga e non convenga alla stessa cosa è così anche per ogni cosa.

ID23867 - 15/10/2012 19:19:40 - (Leretico) - Un tentativo "complesso"

Cerco di dare un'interpretazione mia la discorso: prima di tutto c'é una differenza tra complesso (intrecciato) da complicato (con pieghe). Nel linguaggio comune le due specificazioni sono utilizzate per significare la stessa cosa, ma in realtà definiscono oggetti diversi e ambiti diversi. Nell'articolo si dice che uno dei pilastri si dice che la logica classica è uno dei pilastri della "semplificazione" quindi attraverso di essa non si possono spiegare gli oggetti complessi. La logica classica, in cui è principe il principio di non contraddizione, esclude quindi l'esistenza di oggetti complessi dichiarando, in pratica e per comodità, che esistono solo quelli complicati. Quindi se Dru nella tua argomentazione ti sei basato su tale logica, sei arrivato giustamente alla conclusione di non esistenza dell'oggetto complesso. In verità esiste un altro modo di vedere le cose. Questo è l'attitudine olistica di vedere il tutto maggiore della

ID23868 - 15/10/2012 19:39:06 - (Leretico) - continua

somma delle sue parti. Non è l'olismo aristotelico, "firmissimus" e intoccabile, ma è l'olismo figlio dei nostri tempi: complementare alla logica classica, la quale arriva a rispondere ai problemi complicati attraverso l'elaborazione di algoritmi specifici, ma fallisce miseramente di fronte a problemi complessi. Aldo Vaglia ha toccato il punto principale parlando dell'acqua. Essa è essenzialmente composta da 2 diversi atomi (H e O) che separati fanno ben poco, ma uniti fanno emergere una proprietà che non appartiene né ad H né a O. Il pensiero semplificante ci induce a ridurre analiticamente l'acqua ai suoi elementi separandoli. Così facendo però spiega cos'è l'H e cos'è L'O, ma non è in grado di spiegare la proprietà emergente dell'acqua, che vien fuori (emerge) quando tanti elementi H e O vengono ad interagire tra loro. Insomma l'acqua è più della somma dei suoi atomi.

ID23869 - 15/10/2012 19:46:40 - (Leretico) - Errata corrige

Scusate gli errori nei post precedenti, ma tra copia e incolla la grammatica questa volta se ne è andata in altri lidi digitali.

ID23876 - 15/10/2012 20:40:40 - (Dru) - Insisto a dire

Che anche il gomitolo sgarbugliato non é il gomitolo ingarbugliato e il filo non é il gomitolo , insistito a dire che il principio é il medesimo per il filo come per i due atomi . Certo potrai obiettare che in presenza della molecola di acqua gli elementi costitutivi sono due e per il gomitolo é uno , ma questo cosa modifica secondo principio ? Nulla a mio avviso . Forse é l'esempio che non calza , altrimenti non capisco .

ID23877 - 15/10/2012 20:53:59 - (Dru) - Anche un gomitolo ingarbugliato...

...é una cosa diversa dal semplice filo , poi specificare che sia qualche cosa di piú o qualche cosa di meno é impresa assai difficile da definirsi.

ID23879 - 15/10/2012 21:09:06 - (Leretico) - un esempio ulteriore

Dato per compreso il concetto di proprietà emergente, assente negli elementi di un sistema (oggetto) complesso, ma presente nel funzionare dinamico degli elementi insieme, un esempio ulteriore è il rapporto tra coscienza e cervello. La coscienza è la proprietà emergente che non puoi trovare analizzando i singoli neuroni di cui il cervello è composto. Il neurone di per sé trasmette un segnale elettrico. Interagendo con gli altri migliaia di miliardi di neuroni produce il femomeno emergente della coscienza. Il cervello dunque è un oggetto complesso. Il gomitolo non è un esempio calzante, ma il nido di rondine intrecciato di moltissimi steli è rametti lo è. L'oggetto complesso non puoi quindi spiegarlo perché non è fatto di pieghe. Se ne vuoi comprendere il funzionamento devi conoscere la sua struttura intrecciata e nonostante ciò in molti casi non riesci a venirne a capo, cioé non puoi

ID23880 - 15/10/2012 21:16:19 - (Leretico) - continua

sapere come si comporterà esattamente. Chi semplifica dunque prende in giro il prossimo.

ID23890 - 16/10/2012 05:26:19 - (Dru) - In tempi non sospetti

In questo stesso blog specificai che la rappresentazione di qualche cosa non é mai la stessa cosa , anche un processo con giudici massimi é una rappresentazione e per quanto il desiderio di fare giustizia lí possa essere massimo , in realtà lí si compie ingiustizia. Quando "giustizia" significhi "come dovrebbero stare le cose" e "verità" "come stanno" . Se il complesso é un luogo in cui l'uomo si puó trovare a suo agio ( reale) allora é come stanno le cose (verità) , altrimenti, se il complesso vuole essere l'estrema periferia dell'essere , non ci sarà giudice che possa far giustizia di esso. Non tutto ció che vediamo é subito dimostrabilmente spiegabile , la teoria del complesso é interessante poiché sfida il terreno della scienza e del suo pilastro , la dimostrazione, e per questo un avamposto nel mare della conoscenza che vuole esplorare l'ancora inesplorato. Un cavallo che va

ID23891 - 16/10/2012 05:27:16 - (Dru) -

...domato , se vogliamo correre piú forte.

ID23895 - 16/10/2012 09:26:54 - (Aldo Vaglia) -

Il boh! puo' essere rinunciatario, ma puo' anche essere stimolo alla ricerca, puo' essere quel quid in piu' che manca alle certezze, e' un boh che spinge all'indagine anche se alla fine rimane solo il boh. E' la ricerca pura e' la filosofia. E' il complesso il non spiegabile, come dice lo straniero, che spero di aver capito anche se molto complicato.

ID23900 - 16/10/2012 10:25:15 - (Dru) - Aristotele

diceva che un conto è l'ente in quanto ente e un altro è l'ente in quanto determinato , allora tutte le proprietà che convengono all'ente in quanto determinato non convengono agli altri enti in quanto determinati , allora il numero in quanto numero è diverso dal numero in quanto tavolo e il numero in quanto numero è il numero in quanto determinato, mentre il numero in quanto tavolo è contraddizione. Ma tutti gli enti in quanto enti hanno le stesse proprietà a cui conviene l'ente che ente è l'opposto del niente e allora il numero in quanto ente è nelle proprietà che gli convengono lo stesso del tavolo in quanto ente e questo non è boh.

ID23901 - 16/10/2012 10:30:35 - (Dru) - "boh"

è un eterno come un eterno è "certezza" e eterno è "verità".

ID23902 - 16/10/2012 10:36:04 - (Dru) - come

eterno è "tavolo" e eterno è "numero".

ID23903 - 16/10/2012 10:38:38 - (Dru) - quando apparirà l'evidenza

che gli eterni sono e non divengono altro , allora la violenza della volontà della prevaricazione di uno sugli altri cesserà...

ID23995 - 19/10/2012 09:41:15 - (LoStraniero) - Lo spiraglio

Il pensiero semplificante, riducendo tutto al semplice, interviene sull'oggetto complesso e lo trasforma in un oggetto diverso, costringendoci a un'altra realtà. Questo pensiero, che è quello comune, generalmente adottato da tutti noi anche nelle considerazioni che andiamo qui facendo, non è idoneo a descrivere la realtà complessa che ci circonda e di cui noi stessi siamo fatti. La filosofia, da quando si è separata dalla scienza, gira a vuoto come "un mulino che macina la sua stessa sostanza" e non ci può aiutare. E' necessario un altro pensiero. Si sa però che cambiare pensiero è la cosa più difficile del mondo. Il cambiamento della "testa" è un problema spesso irrisolvibile. Solo il dubbio ci può salvare. Solo boh.Boh è dunque una speranza, uno spiraglio di luce che penetra la tenebra della notte. "Lo spiraglio dell'alba respira con la tua bocca in fondo alle vie vuote" (Pavese).

ID23997 - 19/10/2012 11:04:17 - (Dru) - Per Lostraniero

Mi sforzo di comprenderti ma devi aiutarmi, se dici che l'oggetto "complesso" è un "non-oggetto" allora mi dici che la verità posso trovarla nella non-verità e così identifichi ciò che è assolutamente non identificabile , allora non posso seguirti perchè mi dici : " là, dietro quella porta c'è verità " , ma me lo dici al di qua della porta in luogo di non-verità e io allora ti supplico nel dirti che non c'è verità nel luogo di non-verità. Quando dici che la filosofia non ci può aiutare ed è necessario un altro pensiero dici contraddizione , e come possiamo togliere questa contraddizione ? negando il suo contenuto, dicendo che non v'è pensiero senza filosofia.

ID23998 - 19/10/2012 11:11:59 - (Dru) - Il "complesso" come il "semplice"...

...invece è verità e lo è da sempre e quando intendi dire che dobbiamo mutare il pensiero , intendi violenza , intendi volontà che vuole altro , impossibile come è impossibile fare verità in luogo di non-verità. naturalmente sono in questo momento in trance e chi parla è Severino.

ID24000 - 19/10/2012 12:44:19 - (LoStraniero) - Il pensiero semplificante

...non è da rigettare sempre, ma solo quando viene applicato agli oggetti complessi. E' qui che viene perpetrata una violenza che consiste nell'intervenire sull'oggetto per trasformarlo.Se nel nostro parlare io uso il pensiero semplificante è perché ciò si può fare in quanto l'oggetto del discorso non è complesso. Se così fosse sarei dovuto ricorrere a qualche metalinguaggio per situarmi fuori dal contesto.Visto che accenni a Severino intendo che usi il termine "violenza" nell'accezione che a esso dà Severino, perché, altrimenti giudicherei l'uso del tutto a sproposito.

ID24001 - 19/10/2012 12:57:10 - (Dru) - Violenza per Severino e per tutti...

...significa violare e cosa si può violare ? ciò che si fa violare , inviolabile è non-violabile. Sempre per Severino e per tutti invece impossibile significa contraddittorio che non è ciò che non esiste è ciò che può essere tolto se si nega il suo contenuto.E' impossibile vivere nel contraddittorio non significa che non viviamo nel contraddittorio , significa che è contraddittorio vivere nel contraddittorio.

ID24002 - 19/10/2012 13:05:58 - (Dru) - provo a mettere allo scanner le tue parole

...Se nel nostro parlare io uso il pensiero semplificante è perché ciò si può fare in quanto l'oggetto del discorso non è complesso.Cioè quel ...si può fare... intende significare non è contraddittorio farlo ? Allora per te un oggetto può essere rappresentato dalla filosofia quando è semplice e cioè non è contraddittorio che all'oggetto si accosti un pensiero filosofico e allora alla portata del linguaggio filosofico , mentre un altro oggetto , quello "complesso", no ! cioè qui facciamo violenza , cioè qui siamo contraddittori sull'oggetto "complesso" nel senso che non si può parlarne filosoficamente e solo togliendo il contenuto della contraddizione , e cioè il parlarne filosoficamente, toglie la contraddizione , qui l'unico linguaggio è quello scientifico diresti tu.

ID24003 - 19/10/2012 13:08:07 - (Dru) - correggimi se sbaglio interpretazione...

ma allora ti faccio riflettere e ti chiedo , per te il linguaggio scientifico è superiore al linguaggio filosofico ? Per te un oggetto in quanto oggetto differisce da un altro oggetto in quanto oggetto ? Cioè una seggiola in quanto oggetto differisce dal complesso in quanto oggetto nelle sue proprietà ? o invece è la seggiola come il "complesso" un essente che è l'opposto del niente ?

ID24004 - 19/10/2012 13:12:04 - (Dru) - e le proprietà ...

...dell'ente in quanto ente ( il tutto) sono indagabili dalla scienza ? o la scienza indaga le proprietà dell'ente in quanto determinato ( la parte) ?

ID24005 - 19/10/2012 13:22:32 - (Dru) - Quindi quando dico

...quando intendi dire che dobbiamo mutare il pensiero , intendi violenza , intendi volontà che vuole altro.. traducendo dico ... quando intendi violare il contraddittorio e il contraddittorio è in quel tuo ... mutare il pensiero ( non-verità per la verità nella non-verità)... intendi volontà che vuole trasformare il pensiero in qualche cosa d'altro e questo è impossibile , intendendo per impossibile contraddittorio.Poichè il pensiero è immutabile secondo il mutare che ricerchi tu se il mutare significa diventare qualche cosa d'altro da sé

ID24006 - 19/10/2012 13:29:45 - (Dru) - e quello che dico è chiarissimo

tutt'altro che boh! almeno adesso che sono fortemente concentrato , magari domani diventa un boh anche per me , ma questo non significa che il boh" sia luogo di verità , almeno quel boh che ancora non ho capito bene di cosa si tratti...

ID24021 - 20/10/2012 15:19:55 - (Leretico) - La filosofia e la scienza

Mi sento di intervenire sul punto del rapporto tra filosofia e scienza. Si può parlare di scienza senza in findo fare filosofia? Secondo me no. Mi spiego: lo scienziato applica un metodo che gli permette di trovare riscontri concreti e ripetizioni empiriche, e quindi prevedibili, di teorie e ipotesi elaborate con la propria creatività "abduttiva". Questa creatività nasce dalla filosofia, da un'idea del mondo e della realtà che nasce da una speculazione prima mentale e poi tradotto in un esperimento che risponde secondo la teoria (che allora viene accettata) oppure che non risponde alla teoria ( e allora viene respinta). Se al discorso scientifico si toglie il metodo di cui sopra non si perde del tutto il discorso, ma rimane la filosofia, cioè il farsi le domande sull'essere e sulla conoscenza. Per qualcuno non è poco, visto che da questi discorsi ci si può agganciare ugualmente in un secondo momento il metodo di cui parlavamo prima

ID24022 - 20/10/2012 15:29:35 - (Leretico) - continua

Se la filosofia rimane però distaccata dal discorso scientifico e specula solo sui propri oggetti, rischia di rifugiarsi in quelle torri d'avorio da cui pontifica solamente senza influire, se non per marginali eventi, sul mondo concreto. Lascia che la tecnica prenda il sopravvento. Allora dico: si può essere filosofi senza essere scienziati, ma non si può essere scienziati senza essere filosofi. Nell'articolo sul boh si vuole però affrontare un altro argomento: l'oggetto complesso. Esso è stato identificato innanzitutto dal pensiero filosofico che lo ha intercettato senza all'inizio trovare le parole per definirlo. La filosofia ha scoperto che esso si trova a contorno, a complemento dell'oggetto complicato, in una sfera più ampia e inesplorata del reale. La scienza ha individuato la sua consistenza ma si è accorta di non avere gli strumenti adatti per la sua quantificazione. Il riduzionismo, la separazione, il metodo classico non

ID24023 - 20/10/2012 15:36:27 - (Leretico) - continua

funzionano. A piccoli passi si sono trovate alcune strade: teoria del caos, teoria della complessità. Ma siamo solo all'inizio. Una cosa è certa però, chi usa il pensiero semplificante per descrivere un oggetto complesso compie un grave errore sia filosofico che scientifico, perché usa uno strumento inadatto e fuorviante. Se insiste ad utilizzarlo è un arrogante. Dovrebbe invece essere più intelligente e saggio applicando il socratico senso del dubbio, che si esplica nel famoso boh di cui all'articolo, l'unica via per l'umiltà di chi vuol veramente capire.

ID24024 - 20/10/2012 15:46:45 - (Dru) - La filosofia

É il luogo , la custode della vertià . Il disvelamento originario e assoluto dell'essere - la verità dell'essere, appunto - accade non altrove che nel filosofare. E nel filosofare autentico. Altrove - in ogni attività ( scienza ) o dimensione che non sia la stessa apertura originaria della verità dell'essere - esiste la non-verità ( che é pur sempre la non verità dell'essere , il suo aprirsi non veritativo ). Alla filosofia , intesa come il solo pensiero dell'essere ( pensiero in senso forte , cioé come sapere incontrovertibile ) , spetta inoltre di stabilire in che rapporto stiano con l'essere tutte le altre attività dell'uomo e le trova tutte eccentriche rispetto alla verità dell'essere , le trova tutte decadute rispetto a sé : l'uomo che le vive non vive nella verità, vive nella dosa ( nella non-verità) ... Essenza del Nichilismo - Emanuele Severino , poi il resto del libro giustifica

ID24025 - 20/10/2012 15:48:18 - (Dru) - Dosa

...dosa é ...

ID24026 - 20/10/2012 15:48:50 - (Dru) - Doxa

...

ID24028 - 20/10/2012 15:56:25 - (Dru) - Caro Leretico

Non vi é dubbio che vi sia dubbio e chi lo dubita é diverso da chi non lo dubiti. Anche se il mio sembra essere uno scioglilingua lo scrivo per specificare nuovamente che il boh é eterno e é alla base della filosofia , come hai detto tu giustamente , ma eterna é anche la "verità" e il mio piccolo contributo finale qui sopra l'ho scritto per cercare di spegnere quel nichilismo epistemica che compare dal testo leopardiano sopra. in tempo di nichilismo so bene che la mia é un'impresa titanica e che potrei essere preso per arrogante se non addirittura per stupido , ma quel... Le trova tutt decadute ... Di Severino dovrebbe stimolarti ad andare oltre , dovrebbe stimolarti a cercare anche ció che aggrega e per necessità é non ció che disgrega e per contingenza disgrega.

ID24030 - 20/10/2012 16:07:14 - (Dru) - Caro Leretico

Sono diffidente verso il complesso perché non fa paura a me ma é parola il complesso che ha la stessa dignità di uno scettro da brandire e chi lo porta é chi vuole il potere . Sono sicuro che le nuove torie saranno teorie potenti ma attenzione all'uso che se ne fa , attenzione al controllo , troppo spesso persone piú o meno qualificate a farlo hanno brandito il potere. Il "potere" é un altro eterno e come tale é giustificato , é affermato dal contro potere , dal suo negativo , come per ogni cosa , questo insegna filosofia.

ID24034 - 20/10/2012 18:28:43 - (Dru) - Seguimi

Se nel "divenire" una certa dimensione dell'essere "non é" poiché prima un rumore non c'era e adesso é , perché il passaggio dal silenzio al rumore é una limitazione dell'essere? Perché, accertata l'esistenza del rumore , é con ció accertato che l'esperienza ( la totalità dell'essere immediatamente presente) , prima che il rumore comparisse , non conteneva la positività costituita appunto dal rumore , e quindi era , rispetto a questa positività , qualcosa di limitato , limitato appunto perché non conteneva quel positivo di cui ora conosciamo l'esistenza. Dire dunque che l'esperienza é cosí limitata significa che un certo positivo ( il rumore ) prima non é e poi é . E la totalità del "divenire" presente é una siffatta limitazione dell'essere , appunto perché le sterminate masse di positività che prima non erano , ora sono . Pensando il "divenire"

ID24035 - 20/10/2012 18:36:53 - (Dru) -

Come limitazione dell'essere da parte del non-essere lo si pensa appunto come vicenda in cui l'essere non é ; si che se lo si lascia impunemente passare come concetto incontraddittorio , ci si trova ad affermare l'identità del positivo e del negativo . Ma perché questa identità dell'essere e del non-essere non puó essere affermata? Ci soffermeremo su questa domanda anche perché é raro che , in proposito , ci si sollevi al di sopra delle trivialità , sia da parte degli avversari , sia da parte dei difensori dell'incotraddittorietà dell'essere... Essenza del nichilismo di Emanuele Severino.

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