Il vero relativismo 1.4

Ripeto perché nella tradizione l'eterno pensato, che  può essere l'eterno teologico o l'eterno del determinismo, è la legge a cui devono sottostare tutti gli enti.

Possiamo immaginarci un Dio eterno a cui possano ribellarsi realmente, realmente vuol dire non come gli angeli di Lucifero, ma realmente, non come gli angeli che  hanno fallito, quelli non potevano, possiamo immaginari un Dio eterno rispetto al quale sia possibile la ribellione del Mondo, la ribellione delle cose.

No, l'intera tradizione occidentale, ma proprio incominciando con il demiurgo platonico, il quale trasforma il Caos in Cosmo, l'intera tradizione occidentale pensa Dio come la legge di tutti gli Enti.

E cosa vuol dire la legge di tutti gli Enti? Solo questi qui presenti, ma la legge di Dio, Dio come legge, la legge in cui il Dio eterno consiste, il Dio eterno, ma possiamo anche dire ripeto il meccanicismo, il capitalismo inteso come la legge naturale eterna, il Comunismo inteso come verità della struttura della dinamica sociale, ecco, può essere il Dio eterno una legge in cui gli Enti possano sottrarsi?

No, innanzitutto gli Enti attualmente presenti, ma questi Enti che se ne vanno nel nulla, questi Enti andando nel nulla si sottraggono alla legge Divina, o al solo principio di non contraddizione, qualora sia inteso come principio assolutamente inviolabile? Possono sfuggire alla legislazione divina e andando nel nulla costituire un regno che si ribella alle norme del Dio eterno? No, non è questo il concetto del Dio eterno posseduto dalla grande tradizione metafisico epistemica.

E gli Enti che ancora non sono, "gli anni ancor non nati" dice il Manzoni, gli Enti che ancora sono nulla e che dovranno venire nell'esistenza, in qualsiasi modo o per un atto libero del Dio che li crea oppure per una necessità spinoziana deterministica o per altro, ma che intanto sono ancora nulla, ebbene rispetto al Dio eterno, alla legge in cui il Dio eterno consiste, questi Enti che ancora non sono possono starsene  in una dimensione che rispetto al Dio abbia a dire, noi ci costituiamo secondo una legislazione che si sottrae al tuo regolamento?

No, non è questo il senso del Dio eterno.

Quindi intendo dire, il Dio eterno in quanto eterno e in quanto affermato all'interno di un sapere incontrovertibile, cioè di una verità assoluta, il Dio eterno si pone come legge non soltanto degli Enti che sono, ma anche degli Enti che non sono ancora e che non sono più, e cioè si pone come legge anche di ciò che è nulla.

Il Dio eterno anticipa in sé la totalità, il dispiegamento totale dell'Epanfoterizein degli Enti (ndr. Oscillazione della cosa tra essere e nulla) e non soltanto domina il presente, ma dice al futuro, tu non potrai sottrarti alla mia legislazione, e agli Enti passati dice, voi non potete sottrarvi nemmeno voi, non per nulla San Tommaso dice che la Verità è la somma potenza, e la verità del Dio eterno è appunto la verità che domina tutto, non ci può essere un regno del Nulla che si sottragga alla verità del tutto.

Ma qui siamo arrivati allora al punto in cui inviterei a riflettere il modo debole di criticare il relativismo.

Se questo Dio eterno è la legge di tutto, non solo di ciò che è l'esser or ora non nulla ed essente, ma anche di ciò che è nulla, passato e futuro, allora l'esistenza di questo Dio eterno trasforma il nulla in un essente, in un ascoltatore, in un suddito della legislazione  divina che a tutto dice: tu dovrai sottostare alla mia legge.

Trasforma il niente in un essente.

(c'è il finale da non perdere...)

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