21 Agosto 2016, 17.11
Pensiero

Estate dei turisti supercafoni

di Dru

Cosa significa essere Cafone? Dru se lo chiede dopo aver letto un articolo a firma di Andrea Scanzi su Il Fatto quotidiano. Vi riportiamo contenuto dell'articolo e la rilessione di Dru


Dal Fatto quotidiano - di Andrea Scanzi
"L’estate dei turisti supercafoni (l’umanità è senza speranza?)"
21 agosto 2016

Sono passate diciassette estati, ma in fondo il tormentone resta sempre quello: Supercafone.
Lo cantò il Piotta nel 1999, e nel frattempo lui è cresciuto: i diretti interessati, cioè noi, no.

E’ sempre più l’estate del cafonissimo a tutto tondo, a conferma di come il problema non sia la volgarità del presente ma la tristezza del genere umano.
Basta poco per rendersene conto: per dire, uno guarda Gianluca Vacchi e capisce che non può esserci speranza alcuna.
La sua è la parabola dell’uomo che eleva a talento il non avere talento, che fa notizia perché è rimbalzato al Billionaire o perché balla come un tarantolato tamarro: in qualsiasi paese farebbe pena e avrebbe l’attenzione che si è soliti concedere agli Orfini, ma in Italia merita un profluvio di articolesse e fenomenologie.

E ancora: il cafonismo regna, signoreggia e soverchia nei treni, con turisti (di qualsiasi nazione) che si tolgono le scarpe e appoggiano i piedi sui sedili neanche fosse casa loro.
Oppure i businessmen che parlano al telefono ad alta voce nella carrozza silenzio, o le mamme che non dicono nulla – e anzi si vantano – ai loro figli mentre giocano a tutto volume con videogames diversamente intelligenti, rompendo le palle a tutto il treno.

In questa smisurata giostra della volgarità imperante, merita una menzione a parte il turista (?) italiano che ha sparato un razzo da uno yacht davanti all’isolotto di Espalmador, forse l’angolo più incontaminato di Formentera.
Ne è nato un incendio, che ha creato disastri e che ha al contempo riverberato la naturale antipatia che generano (non solo a Formentera) gli italiani all’estero.

Magari però fosse solo un problema italiano.

C’è Venezia, devastata dai turisti stranieri che bivaccano ovunque e quando hanno caldo si tuffano nei canali.
Ci sono quelli che si tuffano a Piazza Navona per farsi un selfie, e già che ci sono rubano qualche moneta dalla fontana del Bernini.

Sempre a Roma sono stati in molti a notare tre turiste che, allegramente, si facevano un bagno in costume rinfrescandosi nel fontanone del Gianicolo.
Ridevano molto, e anche questo è sintomatico, perché il supercafone non si rende conto di esserlo, e anzi tratta da noiosone chi osa fargli notare quanto lui sia gretto: “Oddio che palle, cosa vuoi che sia un bagno?”.

Il “cosa vuoi che sia” è il mantra usato anche dal predatore da spiaggia, ominide di qualsivoglia età e nazione che va in Sardegna e quando torna in patria si porta con sé sabbia, conchiglie e frammenti di rocce.
Per lui è normale: “cosa vuoi che sia”.

Ultimamente i predatori hanno aggiunto una variazione sul tema: il furto di stalattite.
E’ accaduto giorni fa alle grotte di Castellana, in provincia di Bari. Un turista, che meriterebbe più o meno l’ergastolo come chi abbandona gli animali (altra piaga biblica) ma che se la caverà con un buffetto, ha pensato bene di staccare uno stalattite di 20 centimetri che aveva impiegato appena 1500 anni per formarsi.

Siam sempre lì: “cosa vuoi che sia, in fondo è solo un sasso”.
Il supercafone è poi aduso a far festa in luoghi da sogno, salvo poi dimenticarsi di pulire tutto: chiedere per credere a chi, al mattino, ha visto di recente la spiaggia del Poetto di Cagliari e l’ha trovata devastata da rifiuti e sporcizia.
E’ una spiaggia presa spesso d’assalto dai ragazzini, e appunto: “cosa vuoi che sia, in fondo son solo ragazzi”.

Non male anche i falò e la pesca abusiva
nel Parco regionale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli.
Il supercafone non si riposa mai: è un Attila ridanciano senza eroismo, che gode di immunità, si adatta alla volgarità del contesto e balla ilare E andiamo a comandare, felice che esistano canzoni brutte come lui.

L’unica salvezza sarebbe un’invasione degli alieni, ma probabilmente facciamo schifo pure a loro.
(Il Fatto Quotidiano, 21 agosto 2016)

Dru:
È vero, chi mostra un poco di senno in questo paese è allontanato come pericoloso criminale dedito all’intelligenza e quindi da questo mio scriverle non mi aspetto assolutamente nulla, però, sono talmente abituato a scrivere di cose importanti con chi le cose non le conosce, e non le conoscerà mai, che anche qui mi esprimo.

Cosa significa esser cafone?
Esser cafone signfica violare il costume, in quanto il costume, o l’etica, è in principio considerato e considerabile l’inviolabile, si che chi si prende del cafone crede di aver violato l’inviolabile costume, o stato etico, ma infine si prende appunto del cafone, delitto (cafoneria) e castigo (lo stato etico che in questo caso dà del cafone al cafone, che qui si esprime con l’articolo di un giornalista), si che non è vero che lo ha violato il costume, ma ha solo creduto di poterlo fare.

Ma, e qui veniamo al punto,
lo stato etico, a sua volta, è immagine della verità etica, si che essendo immagine gli è parte, non l’intero.
Ora, senza entrare troppo in filosofia, dato che l’immagine si rende conto che le conseguenze o le cause del proprio essere non dipendono necessariamente dalla propria relazione con il tutto, proprio per questa “nuova” verità del tutto e delle sue parti, chi non deve fare qualcosa in nome di qualcosa d’altro, la parte che si sente obbligata a fare qualcosa, in nome dell’interezza, dello stato etico, non sentendone la necessità o vincolo, infine non fa quello che deve fare sicché il deve fare si trasforma in poter fare.

Se posso farlo, perché non debbo farlo? Questa la nuova domanda etica.

Sicché, l’umanità, nella “nuova” verità, non ha speranza alcuna se pensa che il vincolo tra la parte e il tutto sia assoluto, cioè necessario, se appunto pensa con l’etica del dovere e non con l’etica del potere.
L’etica del dovere nasce nella verità della scienza del non nascondimento, nell’episteme aletheia come direbbe Heiddeger, nella filosofia greca, nel senso inaudito fin lì della verità.

Ma se la verità delle cose tutte è la loro morte, anche, appunto, quella della verità, di Dio, se il tutto non è necessariamente il tutto di ogni parte, allora se posso uccidere, perché non debbo uccidere?

Dipende da cosa speri tu Scanzi, ma l'umanità non è te e pensare che l'umanità non abbia speranza è ancora un pensare metafisico, in cui l'umanità per sperare "deve" necessariamente dare un senso innegabile alla propria vita, o "deve" intervenire uno stato etico, o "devono" esserci leggi di mercato eterne, o "devono" esserci rapporti di produzione, ecc.. ecc..
Ma se ogni dovere poggia indistintamente sul potere, è questo "dovere" destinato ad accadere, cioè a divenire altro.

Dru
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Commenti:
ID67773 - 21/08/2016 20:57:42 - (PETER72) -

La speranza in questo caso e' una certezza nel senso che fortunamente non siamo tutti come descrive Scanzi... Purtroppo in un vagone del treno dove ci sono cento persone e una o due disturbano, sporcano, rompono (in tutti i sensi del verbo) si notano solo loro, mentre chi si comporta educatamente non fa notizia e passa inosservato ma comunque esiste

ID67774 - 21/08/2016 22:00:33 - (Giacomino) - Poco prima

del settanta ricordo che al Gaver di domenica saliva una gran quantità di famiglie per fare piknik, alla sera non c'era un boschetto che non trasudasse di sacchetti con i resti della scampagnata e poi ogni specie di rifiuto, di vetro, frutta e ortaggi vari, vero, mancavano i cassonetti per la raccolta ma i rifiuti potevano anche essere ripresi in carico. Ora, salvo pochi casi tutto questo non avviene più e vuol dire che forse la cafonite così diffusa in passato è diminuita.

ID67779 - 23/08/2016 11:13:23 - (Tc) - ...

Il "cosa vuoi che sia" e'normale che lo si dica,in uno stato dove non c e' una certezza di una punizione esemplare...e la cafonaggine ne ha ben donde di diffondersi,in una nazione sostanzialmente e che se ne dica,cafona di se...chissà perché in certi posti non funziona esattamente cosi...vediamo se a fare il bagno in costume in una fontana in Cina o in qualche stato arabo si puo'...logico qui nessuno dice niente o al limite un buffetto sulla guancia,normale ci sia maleducazione e cafonaggine,le regole ci sono,ma bisognerebbe che qualcuno le faccia rispettare e seriamente...

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