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lunedì, 17 luglio 2023 Aggiornato alle 11:00Blog - 21 grammi di psicologia

Pensiero magico

di Sabina Moro
Oggi parliamo del pensiero magico, cos’è e che vantaggi può avere

“La logica vi porterà da A a B. L’immaginazione vi porterà dappertutto”.


Il pensiero magico è un processo mentale nella quale le associazioni tra una certa causa ed un certo effetto non sono fondate su una logica empirica e scientificamente dimostrabile.

Questo processo è molto comune in alcune culture e spesso si manifesta nella via quotidiana ma, può essere un sintomo di alcuni disturbi psicologici tra cui il disturbo ossessivo compulsivo da superstizione, il disturbo schizotipico di personalità, la schizofrenia, il disturbo borderline di personalità, etc.

Alcuni esempi di pensiero magico possono essere la scaramanzia (ex. I riti magici che se compiuti possono portare all’avverarsi di una certa conseguenza desiderata), la superstizione (ex. l’associazione tra sogni e realtà o tra numeri e fatti), l’oroscopo (ex. La lettura degli astri come segno premonitore del futuro).

Solitamente il ricorso al pensiero magico non è patologico, a meno che non rappresenti una frequente e inflessibile modalità intorno a cui ruota il comportamento della persona, tanto da comprometterne lo svolgimento della normale conduzione di vita.

Qual è lo scopo dell’avere questo pensiero?
-    Dare una spiegazione ad alcuni eventi che una spiegazione all’apparenza non ce l’hanno, cosi da ottenere una sensazione di maggior controllo sui fatti;
-    Riduzione dell’ansia;
-    Ottenere un effetto placebo tanto da avere un reale miglioramento o ottenere qualcosa sulla base del pensare che certi rituali possano essere benefici. ex. Se indosso questo vestito supererò l’esame (essendo più motivata e credendo di poter controllare la conseguenza, supererò realmente l’esame);
-    Tollerare l’incertezza gestendo la frustrazione rispetto a quanto non conosciamo, rendendo la realtà circostante più prevedibile e meno complessa

Piaget già nel 1926 ha parlato di pensiero magico studiando il comportamento dei bambini. In questo senso, fino all’età di 7 anni, i bambini hanno un pensiero definito maggio in quanto tendono a crearsi la realtà non sulla logica razionale ma sulla base di credenze quali l’anemismo (tendenza ad attribuire un’anima a tutti gli oggetti animati e non), il realismo (scarsa distinzione tra realtà esterna e interna) e partecipazione magica (credere che compiendo un gesto si verificherà un evento).


Dott.ssa Sabina Moro
3934107718
sabina.moro@outlook.it
Instagram: 21grammi_di_psicologia

 

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