14 Aprile 2021, 09.18
L'opinione

Catcalling

di Daisy

Se ne parla molto in questi giorni, dopo la denuncia “social” di Aurora Ramazzotti, e dalla polemica che ne è seguita nasce il dubbio. Ma se fossero le donne, fin troppo spesso, le prime a banalizzare ciò che subiscono?


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Non che fosse la prima volta in quasi trent’anni di vita, ma proprio stamattina è successo anche a me. E indossavo una tuta e un paio di sneakers, questo per chi fosse ancora convinto che certe attenzioni sgradevoli ti vengano riservate solo quando sei in minigonna e tacchi alti (che poi, per inciso, tutte dovremmo avere il diritto di vestirci come ci pare e di non essere giudicate, né infastidite. Ma questa è un’altra storia).

Parlo di “catcalling”, una parola portata alla ribalta mediatica una decina di giorni fa da Aurora Ramazzotti (figlia di Michelle Hunziker e del cantante Eros Ramazzotti, ndr), che ne ha parlato apertamente su Instagram riferendosi alla sua esperienza personale.

Cammini per la tua strada in pieno giorno, magari porti fuori il cane o ti fai una corsetta, qualcuno ti nota anche solo da lontano e giù fischi, molestie verbali, “complimenti” di cattivo gusto che ti mettono a disagio, ti fanno sudare freddo, ti spingono ad accelerare il passo.

Se poi è sera, sei sola e c’è già buio, il disagio diventa paura e voglia di scappare il più velocemente possibile.

Mi ha stupito molto, seguendo la polemica scaturita nei giorni scorsi, vedere che non solo gli uomini, ma anche diverse donne considerano il “catcalling” un segno di innocuo apprezzamento, una lusinga; mi viene da dire invece che è un comportamento che nulla ha a che vedere con la bellezza della donna che lo riceve, né con il suo aspetto fisico o con cosa indossa, ma solo con l’oggettificazione del corpo femminile, che ormai passa spesso inosservata tanto è diffusa in tutti gli ambiti della vita quotidiana.

E temo che finché non si comprenderà - le donne per prime - che quei fischi, quelle attenzioni fastidiose e a volte anche volgari non sono complimenti ma molestie, saranno ancora molte le ragazze e le donne che nel moderno e civilizzato 2021 non avranno il diritto di camminare per strada a testa alta e senza paura. E che ci saranno ancora molti “uomini” - le virgolette qui sono d’obbligo - che si permettono di importunarle, protetti anche dall’assenza, per ora, in Italia di norme giuridiche in materia.




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