Derby

 
Originariamente questo termine riguardava soltanto l’ippica, più precisamente la gara annuale tra puledri di tre anni. Più tardi entrò nel linguaggio calcistico, oscurando per sempre la terminologia ippica e diventando teatro di grandi battaglie calcistiche.

Di derby è pieno il globo. Di solito si tratta di stracittadine, cioè gare tra squadre della stessa città. Possono essere regionali, nazionali, o addirittura extra-territoriali (il “derby d’Italia” tra Juve e Inter, quello “degli Appennini” tra Bologna e Fiorentina o quello “del Sud” tra Roma e Napoli). 

La nostra serie A ne ospita diversi, tra stracittadine (5), regionali (vari), oltre al già citato derby d’Italia.
Che siano della Mole, della Lanterna, della Madonnina, della Scala o della Capitale, promettono sempre spettacolo e forti contrasti tra le tifoserie.
Nel mondo se ne contano di vari ed importantissimi, ma ve ne sono di molto sentiti soprattutto nelle categorie inferiori.

Famoso è quello tra Brescia e Atalanta, sfida per cuori forti, match a doppio senso tra campo e spalti, con due tifoserie tra le più temute d’Italia.
Resterà per sempre negli annali quel 3a3, con tripletta di Roby Baggio (pareggio all’ultimo secondo su calcio di punizione) ed annessa corsa “insultante” di Carletto Mazzone sotto la curva bergamasca.

In Umbria, quello Perugia e Ternana ha il sapore di vecchie dispute tardo medievali, così come quello toscano tra Pisa e Livorno, o emiliano tra Reggiana e Parma.
Indimenticabili e oltremodo sentiti quelli pugliesi tra Lecce, Foggia e Bari, Taranto, o quelli calabresi tra Cosenza, Reggina e Catanzaro, nonché gli incroci del triangolo siculo Messina, Catania e Palermo.

Anche l’estero ne è stracolmo, soprattutto se si conta che una città come Londra, presenta ben cinque squadre in Premier League.
Tra stracittadine famose e meno famose, di derby è pieno il mondo, e c’è di certo che questo termine “all’ippica non si darà” più, nonostante i ripetuti e smisurati inviti delle tifoserie.

Luca Rota

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