16 Maggio 2015, 13.16
Settimana corta

Scuole chiuse al sabato, riflessioni e confronti

di Mirella Prandelli

Da anni in Italia si discute la possibilità di chiudere le scuole al sabato. E se la proposte viene accolta di buon occhio per quanto riguarda la primaria, il discorso degli istituti superiori desta non poche polemiche. Di seguito una riflessione sulle differenze del sistema scolastico in Europa


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Al di là delle considerazioni sui costi del riscaldamento, che lasciamo a chi di dovere e che, in fondo, non sono la causa della diatriba tra i favorevoli alla cancellazione del sabato scolastico e i contrari, parliamo della distribuzione degli orari scolastici. Questo non significa che la spending review sui costi di manutenzione delle scuole non sia importante, anzi. Tuttavia, ciò che veramente fa sollevare studenti, insegnanti e genitori è proprio la settimana corta, che, per alcuni, significherebbe aumento dei compiti nella settimana e privazione del tempo libero per le attività extrascolastiche.

L'Italia è uno dei pochissimi Paesi in Europa in cui si va a scuola al sabato. Inoltre, insieme ad estoni, greci, portoghesi e rumeni, le vacanze estive per gli studenti italiani sono le più lunghe e contano tredici settimane, contro le sei della Germania. Dietro a questa disparità c'è certamente una questione climatica, dicono in molti, perché andare a lezione con il caldo torrido estivo sarebbe in effetti pesante. Per contro, togliendo gli estremi, come Finlandia e Grecia, la differenza di temperatura tra Germania e Italia non è così ampia: basti pensare ai quaranta gradi estivi delle regioni della Germania sud-ovest.

No: si tratta proprio di concezioni diverse. Nei Paesi in cui l'istruzione è prioritaria per lo Stato, come la Germania, l'Inghilterra e le regioni scandinave, la scuola è un luogo d'incontro: i ragazzi si fermano in aula fino alle 15 del pomeriggio, per abituarsi agli orari lavorativi, per fare lavori di gruppo, studiare insieme, pranzare insieme. Il sabato va invece destinato ad altro: finisce lo studio e comincia il tempo per gite, viaggi, musei, sport, attività che completano la formazione personale tanto quanto la scuola.

Anche le vacanze sono ampiamente distribuite lungo l'anno e se da un lato si accorcia la pausa estiva, dall'altro, le pause invernali, i ponti e le vacanze fanno respirare gli studenti durante i mesi scolastici. Non c'è molta differenza tra l'ammontare delle ore, in fondo.

La differenza sta proprio nel fatto che lo studente italiano, che a scuola ci va solo ed esclusivamente per ascoltare le spiegazioni, ha un carico di lavoro autonomo più elevato rispetto ai coetanei inglesi, da eseguire nella sfera privata in casa. E le vacanze lunghe sono viste proprio come lo stacco totale da una scuola stressante e da uno studio, nella maggior parte dei casi, passivo.

Dunque, a parità di carico lavorativo, una suddivisione più equilibrata dell'orario scolastico, che accorci l'estate e cancelli il sabato, in realtà permette allo studente una miglior gestione della vita extrascolastica. D'altra parte, è certamente comprensibile che, dove lo studio consta di pagine e pagine di volumi da imparare a memoria, riesce difficile pensare ad un pomeriggio ridotto dall'allungarsi dell'orario.

In conclusione, il nocciolo del problema sta nel fatto che in Italia l'istruzione non è un settore prioritario. Sarebbe bello discutere di programmi, attività, metodologia e didattica al pari di come ci si solleva per una modifica sull'orario e per un'esigenza di risparmio. 



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