03 Febbraio 2016, 08.37
Social

Facebook e Instagram dicono no alle armi

di Jessica Freddi

Si è parlato a lungo, soprattutto a seguito dell’ultima strage di San Bernardino, in California, a dicembre, della legge sulla libera vendita e sul porto delle armi da fuoco negli Stati Uniti. E adesso anche i social network scendono in campo


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Facebook e Instagram annunciano pubblicamente che le vendite delle armi all’interno dei social saranno proibite, e gli utenti che pubblicheranno annunci relativi alla vendita di armi saranno allontanati.
Ovviamente, si potrà continuare a vendere armi tramite messaggi privati, e i rivenditori autorizzati dalle autorità potranno continuare a postare annunci relativi alla vendita di armi.

Facebook si era già mosso qualche anno fa: nel 2014 la visione dei post in cui erano messe in vendita armi da fuoco erano limitati ai maggiori di 18 anni.
I due colossi americani non si erano mai dichiarati né a favore né contro la vendita di armi, ma oggi hanno preso una posizione molto netta, non di certo autonomamente: seguendo la scia di altri grandi portali, come Craiglist, che vieta di mostrare pubblicità relativa alle armi, si stanno uniformando anche alle decisioni politiche, supportate soprattutto dal presidente Obama.
Come ha detto Monika Bickert, responsabile della politica prodotti di Facebook, “aggiorniamo le nostre politiche per riflettere questa evoluzione".

Questa non è infatti una decisione dettata solo da scelte aziendali interne: il social network più famoso al mondo, capace quindi di influenzare fortemente le vite dei suoi fruitori è stato oggetto di una forte pressione da parte dell’amministrazione degli Stati Uniti, per cercare di fermare la vendita di armi online compiuta senza alcun tipo di controllo.

Facebook stava infatti diventando una piazza davvero semplice per vendere e acquistare armi da fuoco
: in pochi minuti, senza dover mostrare alcun documento, con un meccanismo immediato per accordarsi su pagamento e seguente spedizione.
È stata proprio la facilità con cui arginare controlli e limiti d’età a far scattare l’allarme e a far partire molte petizioni online che denunciavano l’uso di molti profili atti al commercio di armi.

E se non sono bastati manifesti su change.org e discussioni tra gruppi di genitori preoccupati, ecco che scende in campo l’artiglieria pesante: Obama ha avviato una campagna per una maggiore regolamentazione del diritto al porto d’armi e, proprio qualche settimana fa, il 5 gennaio, ha annunciato l’emanazione di un decreto presidenziale per l’assunzione di 200 nuovi agenti del Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and explosives, agenzia federale preposta al controllo delle armi, e per lo stanziamento di 500 milioni di dollari per i controlli sulla salute mentale e su eventuali precedenti penali degli acquirenti, e l'estensione di tali verifiche anche agli acquisti online e ai commercianti sul web.

Zuckerberg si è mosso di conseguenza: tutti i post che violano le nuove regole saranno rimossi e eventuali irregolarità saranno segnalate alle autorità, gli utenti potranno essere bloccati, i messaggi inviati tramite Messenger verranno esaminati qualora fosse segnalata la vendita anomala di armi.

Che dire? Cos’è questo?
Un punto di partenza per rivedere la legge sulle armi negli Stati Uniti o solo un fatto che rimarrà nel mondo virtuale?
L’alleanza Washington-Silicon Valley era inevitabile: lo Stato ha dettato linee a cui la rete si sta adeguando, proprio perché spesso la realtà comincia sul web.

Sempre più persone acquistano online, e la possibilità di acquistare armi su internet, senza alcun controllo, sta diventando un pericolo: la vendita è virtuale, l’arma è reale, la mancanza di controlli su chi acquista e cosa può fare ancora di più.
E sebbene controllare non sarebbe il lavoro dei social network, bisogna agire anche su questo fronte, ormai parte integrante della vita di tutti.
Non sarà comunque facile risolvere la questione del diritto al possesso di armi negli Stati Uniti: è dal 1900 che le corti statunitensi lavorano su casi in cui devono interpretare il secondo emendamento della Costituzione, che garantisce appunto la libertà dei cittadini statunitensi ad essere armati.

I social sono un buon punto di partenza ma non possono dettare legge né essere condizionati in maniera troppo vincolante dallo Stato.
Il problema delle armi negli Stati Uniti necessita di una decisione radicale e concreta: la vita là fuori, quella delle stragi nelle scuole, resta un dato di fatto allarmante, e non sarà Facebook a imporre una nuova morale.





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