Perché davvero mancherà David Bowie

David Bowie ha fatto del glam rock un'identità paradossale, facendo ascoltare la sua musica alle generazioni di quasi quattro decenni.

Per lui, scomparso lo scorso 11 gennaio, questo week end, in tre diverse città italiane, i fan si muovono per organizzare tributi: dopo Roma e Firenze, oggi, domenica 17 Gennaio, è la volta di Milano, per ricordare una delle più grandi rockstar di tutti i tempi.

Ma quale rock star? Lo era, sì, ma la sua era una ben più indiscutibilmente calzante forma di espressione: il teatro.
C'è stata anche la musica: camaleontica l'identità musicale di David Bowie.
Come tutto di lui; dell'arte del trasformismo, della commedia, del palco. Ha iniziato con il folk, l'androginia, il punk e il soul. E dopo la New Wave degli anni Settanta, manco avesse fatto una tappa nel futuro, sbanca con il pop, solo un decennio più tardi, con Let's Dance.

Ecco cosa è riuscito a fare David Bowie: ci ha dato quello che ci avrebbe fatto impazzire, quello che ci avrebbe sedotto e affascinato.
Nei suoi dischi e nei suoi personaggi, da Ziggy Stardust al Duca Bianco, dava forma all'alter-ego per cui tanto segretamente ci struggiamo.
Dualismo, tema del doppio, sosia, alter ego.

Comunque vogliamo chiamarlo: il parassitismo silenzioso che dimora nell'inconscio, governando e controllando, le paure e i desideri dell'animo umano.
Il dualismo incarnato, che ci conferma la sola cosa che abbiamo sempre saputo e che tanto ci affanniamo a riparare, curare e nascondere: che la limpidezza dell’agire umano è l’eccezione, non certo la regola, non certo la normalità, non certo quello che siamo.