11 Agosto 2020, 06.35
Blog - Circolo Scrittori Instabili

Gianni e Simona

di Livia Trentini

Gianni era un signore di 70 anni, una vita trascorsa nel suo laboratorio di falegnameria creando mobili e giochi...


... Dopo tanti anni di lavoro e prima di andare in pensione acquistò una casetta in collina con una splendida vista sul lago. Era il sogno di una vita, gli sarebbe piaciuto molto ritirarsi in quel paradiso, tre ampi ripiani di terreno con ulivi secolari e una casetta rustica ma confortevole, con un meraviglioso panorama.
La proprietà era a strapiombo sul lago a circa 350 mt di altezza, intorno si vedevano solo il blu del lago e, nell’altra sponda, le pendici del Monte Baldo.

Ogni momento libero lo trascorreva nel suo piccolo regno, c’erano sempre lavori da fare: tagliare il prato, potare gli ulivi, e scoprì per caso, che era un terreno ricco di tartufi.
Proprio a causa dei tartufi, o meglio di alcune buche non ricoperte, si fratturò un femore e dovette farsi operare. A quel punto divenne per lui problematico raggiungere la sua proprietà, anche perché si arrivava solamente a piedi e la strada di accesso era cementata e molto ripida.

Simona era una ragazza di 30 anni, di professione geometra, le piaceva andare nei cantieri e veder nascere ciò che prima aveva messo su carta. Era quel che si dice un maschiaccio, fin da bambina i suoi giochi preferiti erano le costruzioni con le quali si cimentava erigendo magnifiche case che poi le dispiaceva demolire.
Ancora oggi, nella sua camera da letto, custodiva alcuni modellini che non aveva avuto il cuore di distruggere perché troppo belli. In considerazione del suo lavoro, la sua tenuta preferita erano pantaloni e scarpe comode: niente trucco, tacchi o gonne.

Gianni, dopo l’operazione al femore, visto che non riusciva più a camminare bene, decise di mettere in vendita la sua proprietà e prima di farlo volle andare da un tecnico per farsi fare una valutazione. Il tecnico scelto fu Simona, gliela consigliò un amico, ma non prese un appuntamento, andò semplicemente nel suo studio con tutti i documenti.

Simona quel giorno aveva un pranzo di lavoro
e, forse per la prima volta in vita sua, aveva messo un paio di décolleté (prestatele da un’amica). Erano un po’ grandi e con un tacco – ahimè – di ben 5 cm. Le sembrava di essere sui trampoli, ma per qualche ora decise che poteva resistere. Gianni arrivò in ufficio e insistette per andare subito a vedere la proprietà, Simona era recalcitrante, per ovvie ragioni, ma Gianni la rassicurò dicendo che la strada era sì ripida, ma cementata ed erano solamente 300 mt.

Arrivati sul posto e parcheggiata la macchina, iniziarono a scendere. Effettivamente la strada era abbastanza pulita, un po’ stretta ma cementata, solo qualche foglia secca ai lati, ma stando nel centro e camminando lentamente a zig-zag sperava non succedesse niente. Soltanto che a un certo punto – accidenti! – la strada stava diventando più ripida, si faceva fatica a scendere, Gianni con la sua problematica non le poteva dare una mano, aveva già le sue difficoltà a deambulare.

Superata la curva, la strada si presentava completamente coperta da foglie secche, ma sotto c’erano anche quelle umide: “Fa niente”, pensa Simona mentre si attacca a una palizzata per aiutarsi nella discesa. Improvvisamente il piede perde la scarpa che rotola giù per la discesa e rotola finché arriva in fondo. E lì si ferma. Da laggiù sembrava che la guardasse ridacchiando. Simona aveva seguito tutte le piroette della scarpa con lo sguardo attonito e, dopo un attimo di sconforto, si riprende e inizia a pensare al da farsi. Gianni non scende a prenderla per riportargliela – sarebbe anche poco carino chiederglielo – per cui Simona decide di posare il piede sulle foglie.

“Bene, sono morbide anche se un po’ scivolose”, pensa mentre fa un passo, due passi…

“Ahi, che male!”, sotto lo strato di foglie ricci completi di castagne e, sotto i piedi i Simona, gli aculei dei rispettivi ricci.

Così, arrivati sul terreno visitano la proprietà, anche se Simona zoppica per gli aculei e Gianni zoppica per il femore. Che coppia!

Il luogo era molto bello con gli ulivi secolari dai tronchi ritorti come fossero sculture naturali. La casa era veramente rustica, tanto che il bagno era esterno – un bagno chimico – e la doccia primitiva era formata da una sacca nera la cui acqua veniva scaldata dal sole, pertanto tempo nuvoloso significava doccia fredda.
L’interno della casa aveva il pavimento in cemento e una parete in mattoni a vista non intonacata, però c’era un tavolo per 12 persone con un grande barbecue. Sembrava un posto per stare in allegria con amici e parenti, un bel plus di valore, ma la stima di Simone avrebbe inevitabilmente stroncato i sogni di Gianni. A chi poteva interessare una proprietà come quella?

La risalita fino alla macchina si rivelò un vero calvario
e una volta a casa, Simona ci mise delle ore per togliere con una pinzetta uno ad uno tutti gli aculei che si erano ben infilzati fra le dita del piede. Chi l’ha detto che fare il geometra è un mestiere privo di rischi? Ma a ogni aculeo che si toglieva, senza quasi accorgersene, Simona ripensava a quegli ulivi meravigliosi e al lago che da lassù aveva potuto ammirare in tutto il suo splendore. Rivedeva sé stessa in quel luogo e si immaginava al barbecue impegnata con lo spiedo da offrire ai suoi amici seduti attorno al tavolo e poi tutti fuori a guardare la luna specchiarsi nelle acque lacustri con un buon digestivo a disposizione. Più aggiungeva dettagli al quadretto e più s’innamorava. Aculeo dopo aculeo, ridendo di sé stessa per il guaio in cui si stava cacciando, prese la sua decisione. Non vedeva l’ora di dirlo a Gianni.

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Per gentile concessione del Circolo Scrittori Instabili, blog sul quale si sperimentano gli appassionati che hanno frequentato i corsi di scrittura creativa tenuti da Barbara Favaro.





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“Tempo” di Elda Cortinovis




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