21 Agosto 2014, 07.38
Terza pagina

La memoria e il divenire che la rinnova, lo Storico come un infelice che vuole fermare il tempo

di Dru



E' argomento di un gruppo di intellettuali di oggi, tra i quali figurano nomi della "caratura" di Umbero Eco e Eugenio Scalfari: mostrare la potenza della Memoria.

C'è chi, fra di loro, accusa la modernità di impotenza, supponendone l'impotenza appunto nella mancanza di memoria.

Nel Sofista di Platone l'educazione della sapienza tradizionale passa sotto il nome di didaskalike, e nel proseguo della sua analisi intorno alle cose vere e alle cose false e cioè nell'analisi diairetica della realtà, questa appunto da univoca diventa molteplice.

Univoca nel suo essere e molteplice nel suo divenire.

La realtà è, ma la realtà diviene.

Appunto perché "la realtà è", è già due cose e "la realtà" e "l'essere" che la realtà "in quanto realtà è" e  "in quanto essere diviene"  la realtà  che è (o esiste) dunque.

Quindi le realtà sono già due e "la realtà" e il suo "essere", l'essere della realtà o realtà che è e l'essere del suo esistere o l'essere che la predica.

Ma non vorrei mancare ad una promessa che mi sono fatto di essere chiaro con voi e quindi torniamo alla memoria.

Che ogni cosa noi la pensiamo subito altro da sé in quanto esistente è del pensiero astratto che subito isola il soggetto dal predicato, separandoli, si che queste due particelle di un essere o essente, se vogliono re-sistere e esistere, devono "per forza" costituirsi per quello che non sono diventando altro da sé.

Allora la "realtà" e il suo "essere" della "realtà è", separati sono ciò che è il loro altro da sé, e "la realtà è" è e "la realtà" e "l'essere" e quindi "la realtà per essere "deve essere "la realtà è" e "l'essere  per essere" deve essere "l'essere è" e così ad indefinitum, poiché mi concederete che anche queste due nuove particelle, e "la realtà è" e "l'essere è" sono a loro volta, dal pensiero che li pensa, due "nuove" realtà che nuovamente separate vanno riunite se vogliono esse stesse resistere ed esistere e così all'infinito.

Questo processo separante dell'intelletto è ciò che, di ogni esistere, separa e fa diventare altro da sé ogni cosa, e poi insieme, solo attraverso la "forza", forza a questo punto infinita, cerca medesimamente di riunire per comporre in una sintesi impossibile, contraddittoria appunto, in quanto si vuole unire l'ormai definitivamente separato.

La Storia e lo storico vivono questa contraddizione in modo evidente, vorrebbero per "forza" mantenere e fissare ciò che per natura "diviene", la storia appunto.

Allora Nietzsche
esprimendolo con "l'eterno ritorno" risolse questo dilemma implicando nel divenire anche la storia passata, che altrimenti sarebbe sfuggita al divenire di ogni cosa: del divenire storico appunto, il divenire per eccellenza.

Ogni cosa, anche passata ritorna per essere nuovamente disponibile al cambiamento e alla generazione e rigenerazione, altrimenti, questo ambito della storia che sfuggisse a questo "processo", si ergerebbe essa a difendere l'indifendibile luogo dei luoghi, come quell'ultima roccaforte del processo metafisico che blocca e regola la famelica volontà interpretante e diveniente: il mondo che, attraverso la tecnica, diviene l'altro da sé.

Allora stamane ero con uno Storico e lo osservavo, mostrandomi sorpreso per questa sua caparbia volontà di fermare il tempo nel ricordare e fissare dei fatti, di Ghoetiana memoria: "fermati istante".

A lui e a chi non capisce il perché di questa potenza del "divenire", che viene scambiata per impotenza, non faccio altro che i miei più sentiti auguri.

Intanto ai giovani dico
: insistete a che la memoria si depositi sulle masse di memoria e voi continuate a studiarne i meccanismi e i fondamenti, senza infarcirvi di nozioni, le didaskalike nozioni, che non servono ad altro che ad appesantirvi ed appesantire la già vostra poca e ridotta memoria.

A parte tutto, Platone di questo era già informato, sapeva già dove stesse la "potenza".



Commenti:
ID48768 - 21/08/2014 11:39:41 - (Aldo Vaglia) -

La distinzione tra presente e passato non e' data dal tempo, ma dalla memoria. Ci sono diverse memorie e non tutte derivano dal pensiero. Ci sono quelle istintive di cui sono dotati anche gli animali (sembra anche i vegetali), noi aggiungiamo quelle del pensiero; non ci sono solo memorie ci sono molte amnesie, compito degli storici e' colmarne alcune...Spazio e tempo non sono assenti nella relativita' sono solo interdipendenti. Il voler tirare la coperta dalla parte della filosofia poggiandosi su scoperte scientifiche o al contrario dire che la filosofia non serve alla scienza, sono posizioni che danno ragione agli eccessi di Carnap: "tutti i problemi filosofici sono in realta' problemi sintattici, se si evitano gli errori di sintassi un problema filosofico o viene risolto o ne viene dimostrata l'insolubilita'"- E' un concetto un po' eccessivo dira' Bertrand Russell, ma l'unico metodo mediante il quale si possono unificare i fantasmi in conflitto e' quello della "verita' scientifica"

ID48782 - 21/08/2014 19:52:33 - (Dru) - Le mie domande sono queste...

Se la distinzione tra presente e passato è dato da memorie e non dal tempo, queste memorie sono eterne o divengono ? E se divengono, divengono per essere se stesse e allora come o divengono altro da sé e allora come? Poi questa proposizione "non tutte derivano dal pensiero" è qualcosa del pensiero o è altro dal pensiero ? Sicché dire che qualcosa non derivi dal pensiero è qualcosa che è possibile come dire che un gattino nasce da un gatto e quindi non deriva dal pensiero vorrebbe essere ?

ID48785 - 22/08/2014 06:17:10 - (Dru) - Attenzione

Anche il gattino che nasce da un gatto vorrebbe essere qualcosa che non derivi dal pensiero..

ID48791 - 22/08/2014 13:11:43 - (Aldo Vaglia) -

Se noi usassimo il "codice scientifico" di uso comune per esprimerci ci accorgeremmo che gia' nel " Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma", avremmo in un solo colpo dato risposta a molti dei tuoi quesiti. Come vedi quelle tue parole: divenire , altro da se', il nulla sono tutte presunzioni di un pensiero che si vorrebbe monolitico dall'antichita' ad oggi ed e' l'errore dell'occidente; cosi' andrebbe riscritto tutto con altri codici. Ma i codici non sono destinati a pochi addetti, quelli sono i codici segreti; la comunicazione esige codici da molti conosciuti. Il non capirci e' percio' una questione di sintassi. Nel nulla si crea ecc...e' implicita, se non altro, l'immortalita' della materia. Il gattino che diventa gatto, non e' diventato un cavallo che sarebbe diventare altro, ma nel suo processo storico nella sua vita da quando e' nato a quando e' morto ha subito delle trasformazioni, rimanendo lui sempre gatto e sempre lo stesso gatto. Un paragone che si puo' fare

ID48792 - 22/08/2014 13:22:24 - (Aldo Vaglia) -

e' quella del fotogramma di una pellicola. Il fotogramma rimane tale e quale per sempre; la pellicola e' il racconto e' la storia e la sua durata e' il film. Il fotogramma e' l'istante, e' il tempo, la storia e' la durata della vita. Ma per diventare gattino e finire gatto morto c'e' un prima e un dopo che non necessariamente e' il nulla e qui la storia e la memoria hanno il loro grosso ruolo da giocare.

ID48793 - 22/08/2014 14:52:19 - (Dru) - Tutto si trasforma

caro Aldo se tutto si trasforma quel tutto in cosa si trasforma? Se un gattino si trasforma in un gatto , questa trasformazione noi la possiamo anche "accettare" con tutte le riserve della "trasformazione" che andrebbe messa in discussione, ma il tutto che si trasformi può trasformarsi in qualcosa che di quel tutto è diverso, si che il tutto non è il tutto o ciò che il tutto è del risultato è anche il suo incominciamento e allora non c'è trasformazione alcuna. Allora il tutto non si trasforma.

ID48794 - 22/08/2014 14:57:07 - (Dru) - per il resto

posso essere d'accordo, anzi, sono assolutamente d'accordo.

ID48795 - 22/08/2014 15:46:21 - (Leretico) - Il divenire, la storia e la memoria

Se il divenire è trasformazione allora c'è un prima e un dopo. Prima la cosa era in un modo, ora è in un altro modo, dopo sarà in un altro ancora. Se tra il prima e l'adesso, la cosa non si fosse trasformata, cioè non è cambiata, non potremmo capire, osservando e aspettando la sua trasformazione, la differenza appunto tra il prima e l'adesso. La nostra percezione del tempo dipende quindi dalla nostra percezione della trasformazione della cosa, ossia del divenire. Ciò che appare come incontrovertibile, ossia ciò che oggi crediamo come non smentibile, è la trasformazione. Se ci fosse il modo di provare che la trasformazione, ossia il divenire, non avviene, allora potremmo tranquillamente affermare che il tempo è un'illusione, appunto per le ragioni appena sopra dette. La storia, ossia il racconto della trasformazione, dovrebbe rinunciare al concetto temporale e al passato, in quanto il prima sarebbe sempre un adesso,

ID48796 - 22/08/2014 16:01:34 - (Leretico) - Continua

come pure lo sarebbe il dopo. Rinunciando al suo fondamento, la storia non potrebbe più dirsi storia. E la memoria non sarebbe più ricordo del passato perché il passato non sarebbe più tale. Piuttosto che rinunciare a tutto questo si preferisce affermare che la trasformazione è l'unica verità, e tutto va a posto: il passato è passato e amen. Ma quegli scellerati che si nominano filosofi non si accontentano e chiedono: ma, tenendo conto del principio di non contraddizione, quindi della ragione, come facciamo ad accettare che la cosa, nella forma in cui si mostrava prima, ossia la forma della cosa, proprio quella forma che si è trasformata, come facciamo ad accettare che è diventata nulla? Perché, se accettiamo come verità la trasformazione, siamo costretti ad accettare che la cosa che prima era, o la forma in cui prima era e si mostrava, si è annullata. E ciò è contraddizione perché

ID48797 - 22/08/2014 16:02:29 - (Leretico) - continua

la cosa (l'essere) non può smettere di essere mai. Come la mettiamo?

ID48799 - 22/08/2014 20:43:21 - (Dru) - Argomentazione

"Se ci fosse il modo di provare che la trasformazione, ossia il divenire, non avviene, allora potremmo tranquillamente affermare che il tempo è un'illusione, appunto per le ragioni appena sopra dette". Il divenire come passaggio dall'essere al nulla e la in nientificazione è la conseguenza estrema dell'essere che diviene, poiché diviene storicamente, accettiamo che l'essere ha un prima e l'essere ha un poi, accettiamo quindi che l'essere diviene il suo altro. Ma per un essere che diviene un altro il divenire nichilista non accetta che quell'altro e l'essere non siano, ecco allora che la contraddizione è questo essere e non essere e dell'essere e del non-essere e del divenire altro insieme, la contraddizione appunto. Più semplice di così si muore ;-)

ID48801 - 22/08/2014 23:42:00 - (Leretico) - Adesso è chiarissimo...

Meno male che hai aggiunto questo finale altrimenti veramente non riuscivo a districarmi, nella congerie ingarbugliatissima della contraddizione. Hai spesso il dono della chiarità emblematica. Non usi mai tecnicismi, sei piano e lessicalmente lineare. Nessuna asperità contraddistingue il tuo eloquio che colpisce più per le singolari ma ampie espessioni, che per le alluvionali asprezze giaculatorie. E il tutto ha un che di quell'avvolgenza che ispira sicurezza, se non certezza. Mai al lettore sovviene un dubbio, mai si abbassa a cogliere un significato come patata dal terreno. Sempre alti frutti, e di facile raccolta, ci proponi. E ci piace infine renderci conto che la promessa, da te citata, è stata giustamente mantenuta. Se non fosse che era tutto chiaro sin dall'inizio, azzarderei un: io speriamo che me la cavo. Più semplice di così c'è solo un sudoku senza numeri di ausilio.

ID48802 - 22/08/2014 23:51:47 - (Leretico) - continua

Leggendo, un improbabile lettore, potrebbe essere colto da crisi mistica. Robe da fuga in Barbaine andata e ritorno a tempo di record. Mi sa, mi sa che hai voluto essere fin troppo semplice, e sei stato così efficace nel semplificare che non si riesce più a scorgere il segno della maestria, della incommensurabile dottrina che pur muove da sempre la tua mano. Non so quante benedizioni evochi alle labbra dei tuoi apostolici lettori, e tra quelli ci sono anch'io. Una cosa è certa, quanto sopra sembra una forma di rigetto, ma non lo è. È, in fondo, un misero, debole, stiracchiato, anfibolico tentativo di auscultazione profonda del senso perduto, ebbene sì perduto, del tuo scrivere. Che sia una forma allergica incurabile? Azz... e adesso come faccio? Non ho il vaccino, e neanche il caprino! Che ci metto nella pasta che calda aspetta il suo complemento? Vabbè ci accontenteremo di spegnere il computer e buonanotte.

ID48805 - 23/08/2014 09:56:55 - (Dru) - Che l'essere sia e non sia è la massima contraddizione

Ad esempio, che l'essere non sia non è così massima tanto che il nichilismo, per cui l'essere è nulla rispetto all'eternità del nulla è contraddizione che risulta solo dalla nientificazione dell'essere o dall' entificazione del nulla, ma che il nichilista non vede e non dice, vista e dire che è l'immagine in risalto unicamente nel Destino e non nella Terra isolata dal Destino. ;-)

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