Se la distinzione tra presente e passato è dato da memorie e non dal tempo, queste memorie sono eterne o divengono ? E se divengono, divengono per essere se stesse e allora come o divengono altro da sé e allora come? Poi questa proposizione "non tutte derivano dal pensiero" è qualcosa del pensiero o è altro dal pensiero ? Sicché dire che qualcosa non derivi dal pensiero è qualcosa che è possibile come dire che un gattino nasce da un gatto e quindi non deriva dal pensiero vorrebbe essere ?
Anche il gattino che nasce da un gatto vorrebbe essere qualcosa che non derivi dal pensiero..
Se noi usassimo il "codice scientifico" di uso comune per esprimerci ci accorgeremmo che gia' nel " Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma", avremmo in un solo colpo dato risposta a molti dei tuoi quesiti. Come vedi quelle tue parole: divenire , altro da se', il nulla sono tutte presunzioni di un pensiero che si vorrebbe monolitico dall'antichita' ad oggi ed e' l'errore dell'occidente; cosi' andrebbe riscritto tutto con altri codici. Ma i codici non sono destinati a pochi addetti, quelli sono i codici segreti; la comunicazione esige codici da molti conosciuti. Il non capirci e' percio' una questione di sintassi. Nel nulla si crea ecc...e' implicita, se non altro, l'immortalita' della materia. Il gattino che diventa gatto, non e' diventato un cavallo che sarebbe diventare altro, ma nel suo processo storico nella sua vita da quando e' nato a quando e' morto ha subito delle trasformazioni, rimanendo lui sempre gatto e sempre lo stesso gatto. Un paragone che si puo' fare
e' quella del fotogramma di una pellicola. Il fotogramma rimane tale e quale per sempre; la pellicola e' il racconto e' la storia e la sua durata e' il film. Il fotogramma e' l'istante, e' il tempo, la storia e' la durata della vita. Ma per diventare gattino e finire gatto morto c'e' un prima e un dopo che non necessariamente e' il nulla e qui la storia e la memoria hanno il loro grosso ruolo da giocare.
caro Aldo se tutto si trasforma quel tutto in cosa si trasforma? Se un gattino si trasforma in un gatto , questa trasformazione noi la possiamo anche "accettare" con tutte le riserve della "trasformazione" che andrebbe messa in discussione, ma il tutto che si trasformi può trasformarsi in qualcosa che di quel tutto è diverso, si che il tutto non è il tutto o ciò che il tutto è del risultato è anche il suo incominciamento e allora non c'è trasformazione alcuna. Allora il tutto non si trasforma.
posso essere d'accordo, anzi, sono assolutamente d'accordo.
Se il divenire è trasformazione allora c'è un prima e un dopo. Prima la cosa era in un modo, ora è in un altro modo, dopo sarà in un altro ancora. Se tra il prima e l'adesso, la cosa non si fosse trasformata, cioè non è cambiata, non potremmo capire, osservando e aspettando la sua trasformazione, la differenza appunto tra il prima e l'adesso. La nostra percezione del tempo dipende quindi dalla nostra percezione della trasformazione della cosa, ossia del divenire. Ciò che appare come incontrovertibile, ossia ciò che oggi crediamo come non smentibile, è la trasformazione. Se ci fosse il modo di provare che la trasformazione, ossia il divenire, non avviene, allora potremmo tranquillamente affermare che il tempo è un'illusione, appunto per le ragioni appena sopra dette. La storia, ossia il racconto della trasformazione, dovrebbe rinunciare al concetto temporale e al passato, in quanto il prima sarebbe sempre un adesso,
come pure lo sarebbe il dopo. Rinunciando al suo fondamento, la storia non potrebbe più dirsi storia. E la memoria non sarebbe più ricordo del passato perché il passato non sarebbe più tale. Piuttosto che rinunciare a tutto questo si preferisce affermare che la trasformazione è l'unica verità, e tutto va a posto: il passato è passato e amen. Ma quegli scellerati che si nominano filosofi non si accontentano e chiedono: ma, tenendo conto del principio di non contraddizione, quindi della ragione, come facciamo ad accettare che la cosa, nella forma in cui si mostrava prima, ossia la forma della cosa, proprio quella forma che si è trasformata, come facciamo ad accettare che è diventata nulla? Perché, se accettiamo come verità la trasformazione, siamo costretti ad accettare che la cosa che prima era, o la forma in cui prima era e si mostrava, si è annullata. E ciò è contraddizione perché
la cosa (l'essere) non può smettere di essere mai. Come la mettiamo?
"Se ci fosse il modo di provare che la trasformazione, ossia il divenire, non avviene, allora potremmo tranquillamente affermare che il tempo è un'illusione, appunto per le ragioni appena sopra dette". Il divenire come passaggio dall'essere al nulla e la in nientificazione è la conseguenza estrema dell'essere che diviene, poiché diviene storicamente, accettiamo che l'essere ha un prima e l'essere ha un poi, accettiamo quindi che l'essere diviene il suo altro. Ma per un essere che diviene un altro il divenire nichilista non accetta che quell'altro e l'essere non siano, ecco allora che la contraddizione è questo essere e non essere e dell'essere e del non-essere e del divenire altro insieme, la contraddizione appunto. Più semplice di così si muore ;-)
Meno male che hai aggiunto questo finale altrimenti veramente non riuscivo a districarmi, nella congerie ingarbugliatissima della contraddizione. Hai spesso il dono della chiarità emblematica. Non usi mai tecnicismi, sei piano e lessicalmente lineare. Nessuna asperità contraddistingue il tuo eloquio che colpisce più per le singolari ma ampie espessioni, che per le alluvionali asprezze giaculatorie. E il tutto ha un che di quell'avvolgenza che ispira sicurezza, se non certezza. Mai al lettore sovviene un dubbio, mai si abbassa a cogliere un significato come patata dal terreno. Sempre alti frutti, e di facile raccolta, ci proponi. E ci piace infine renderci conto che la promessa, da te citata, è stata giustamente mantenuta. Se non fosse che era tutto chiaro sin dall'inizio, azzarderei un: io speriamo che me la cavo. Più semplice di così c'è solo un sudoku senza numeri di ausilio.
Leggendo, un improbabile lettore, potrebbe essere colto da crisi mistica. Robe da fuga in Barbaine andata e ritorno a tempo di record. Mi sa, mi sa che hai voluto essere fin troppo semplice, e sei stato così efficace nel semplificare che non si riesce più a scorgere il segno della maestria, della incommensurabile dottrina che pur muove da sempre la tua mano. Non so quante benedizioni evochi alle labbra dei tuoi apostolici lettori, e tra quelli ci sono anch'io. Una cosa è certa, quanto sopra sembra una forma di rigetto, ma non lo è. È, in fondo, un misero, debole, stiracchiato, anfibolico tentativo di auscultazione profonda del senso perduto, ebbene sì perduto, del tuo scrivere. Che sia una forma allergica incurabile? Azz... e adesso come faccio? Non ho il vaccino, e neanche il caprino! Che ci metto nella pasta che calda aspetta il suo complemento? Vabbè ci accontenteremo di spegnere il computer e buonanotte.
Ad esempio, che l'essere non sia non è così massima tanto che il nichilismo, per cui l'essere è nulla rispetto all'eternità del nulla è contraddizione che risulta solo dalla nientificazione dell'essere o dall' entificazione del nulla, ma che il nichilista non vede e non dice, vista e dire che è l'immagine in risalto unicamente nel Destino e non nella Terra isolata dal Destino. ;-)
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ID48768 - 21/08/2014 11:39:41 - (Aldo Vaglia) -
La distinzione tra presente e passato non e' data dal tempo, ma dalla memoria. Ci sono diverse memorie e non tutte derivano dal pensiero. Ci sono quelle istintive di cui sono dotati anche gli animali (sembra anche i vegetali), noi aggiungiamo quelle del pensiero; non ci sono solo memorie ci sono molte amnesie, compito degli storici e' colmarne alcune...Spazio e tempo non sono assenti nella relativita' sono solo interdipendenti. Il voler tirare la coperta dalla parte della filosofia poggiandosi su scoperte scientifiche o al contrario dire che la filosofia non serve alla scienza, sono posizioni che danno ragione agli eccessi di Carnap: "tutti i problemi filosofici sono in realta' problemi sintattici, se si evitano gli errori di sintassi un problema filosofico o viene risolto o ne viene dimostrata l'insolubilita'"- E' un concetto un po' eccessivo dira' Bertrand Russell, ma l'unico metodo mediante il quale si possono unificare i fantasmi in conflitto e' quello della "verita' scientifica"