06 Marzo 2015, 06.32
Donne

La donna se ne va, la montagna muore

di Mirella Prandelli

Nel corso dei secoli, la forza tipica femminile ha permesso alle donne di sopravvivere in ambienti limite. Ad alimentare questa tenacia, lo stretto rapporto tra la natura, il territorio e la donna


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Proprio nelle zone alpine e prealpine, aree collocate ai margini delle vie di comunicazione, caratterizzate da un lento sviluppo socio-culturale, la donna ha assistito all'evolversi di una cultura fortemente basata sull'affermazione femminile e sull'organizzazione matriarcale.

Era normale che gli uomini mancassero per mesi
, perché emigravano o lavoravano lontano.
Nella società contadina, forma di sostentamento principale di queste zone, la donna era la prima ad alzarsi e l'ultima ad andare a letto.
Sia in casa, sia fuori, le mansioni da portare a termine erano indistintamente affidate a femmine e maschi.

Nonostante le aspettasse una brevissima gioventù, le donne contadine, rispetto a quelle degli ambienti borghesi, godevano di una certa libertà di movimento, che le portava a vivere situazioni promiscue, lontane dagli occhi indiscreti delle famiglie e dei preti sessuofobi.

Negli anni Cinquanta, parallelamente al diffondersi dei movimenti per l'emancipazione femminile, anche la montagna vide il compiersi di una sorta di esodo da parte delle donne.
Tradizionalmente, lungo tutto l'arco alpino e prealpino, le donne prima di sposarsi “andavano a serva”, entrando in contatto con la città e con un mondo totalmente diverso.
Molte al termine del servizio non rientravano, oppure tornavano a casa trasmettendo alle figlie quel senso di insoddisfazione e nostalgia che si portavano appresso.

In concomitanza con questo periodo di emigrazione femminile, diversi studi del territorio riportano periodi di sterilità per quanto concerne la vita in montagna: una decrescita dell'andamento demografico, delle attività culturali e del sostentamento economico.

Proprio perché l'agricoltura non bastava per mantenere i cinque o sette figli di allora, erano le donne che s'ingegnavano per arrotondare la paga mensile, attraverso il lavoro a maglia, la vendita di dolci o piatti fatti in casa, alcuni lavoretti come sarte, massaie o lavandaie.

Addirittura, fu proprio la solidarietà femminile che sopperiva alla mancanza di servizi strutturati: pare che le giovani madri facessero a turno per creare piccoli luoghi di attività come asili nido, biblioteche, corsi di ricamo o di canto.




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