Estetica politica

Mai come oggi l’aspetto estetico è fondamentale, soprattutto in politica.
Per poter frequentare i salotti tv, oltre ad essere esteticamente gradevoli, bisogna saper richiamare l’attenzione del pubblico con il proprio look.

L’attuale legislatura ha sconvolto le abitudini della politica italiana: il disprezzo della cravatta, la sostituzione della giacca con il pullover, le scarpe sportive, gli orecchini, i braccialetti.

Ricordate le polemiche riguardo all’arrivo dei grillini alla Camera e al Senato? Il rifiuto della giacca e la pretesa di rappresentare la vera cittadinanza con un abbigliamento più sobrio per smarcarsi dai privilegi della casta?
Quest’evoluzione ha evocato la sensazione che deve aver causato l’ingresso dei sanculotti all’Assemblea nazionale francese nell’estate del 1792.

ll diverso abbigliamento adottato dai "patrioti", soprattutto piccoli commercianti, impiegati, artigiani e operai, costituiva la precisa volontà di distinguersi dalle classi agiate, sottolineando i differenti obiettivi politici.
Lo stile e le abitudini dei sanculotti, una volta entrati nel mondo della politica, sono diventati modelli sociali e fonti d’ispirazione per la moda durante gli anni tumultuosi della rivoluzione francese, lasciando un'importante eredità ai successivi movimenti reazionari.

Come allora anche oggi politica ed estetica vanno di pari passo.

Per alcuni filosofi americani le ideologie e i sistemi politici sono modelli estetici che alternativamente mobilitano o smobilitano persone, aumentano la loro lealtà o disgusto attraverso le immagini, l'architettura, la musica, gli stili di vita pubblica, l’abbigliamento e molto altro.

La felpa e l’orecchino di Salvini, la collana tribale di Fico, l’orlo giovane dei pantaloni di Renzi, l’utilizzo sempre più frequente dei jeans accompagnato dalle sneakers, costituiscono nuove tendenze. I segni di nuovi modi di fare politica e moderne definizioni di chi è abilitato a farla.

L’inseparabile portaocchiali di Bertinotti, il doppiopetto berlusconiano, i sigari di Bersani e Casini, le cravatte colorate di Fini, la canotta di Bossi sono ormai vecchi archetipi.

I nuovi canoni estetici della politica europea sono le camicie blu elettrico fuori dai pantaloni alla Varoufakis, lo stile casual di Iglesias e l’abito senza cravatta di Tsipras.

Il progressivo abbandono delle borse ventiquattrore rimpiazzate da comodi zainetti, tablet a sostituire giornali stretti sotto il braccio, giacche sportive anziché soprabiti: sono tutte prove del fatto che ormai, anche in politica, si è consolidato un riconoscimento esplicito dell’enorme influenza del sistema estetico.