La potenza l'impossibile (contraddittorio) proprio per chi ne ha edificato l'essenza nel nichilismo e la sua coerenza del pensiero occidentale
Il vulnus del discorso nichilistico sarebbe sempre quello di ragionare astrattamente e considerare le parti oggetto dell'interazione come separate, astrattamente appunto. Fin qui, però, il discorso si svolge sul piano metafisico, nel quale si discute del "tutto" e del fatto che esista una causalità assoluta per cui ogni evento (apparire) ha una sua causa. Riferendomi ai discorsi di Evandro Agazzi, bisogna aggiungere, invece, il piano della filosofia della natura (epistemologia della fisica) sul quale è incentrato il discorso del determinismo e dell'indeterminismo. Su questo piano si fanno tre considerazioni: 1) ogni causa produce uno e un solo effetto; 2) ogni effetto è prodotto da una e una sola causa; 3) Se sono dati i primi due punti allora esiste la capacità di previsione. Bene, se il terzo punto cadesse dopo aver dimostrato che la previsione non è possibile, non è detto che vengano a mancare i primi due punti e non
è detto che non si possa continuare a fare il discorso metafisico, di cui tu hai dato prova. Per fare un ulteriore passo, Agazzi aggiunge che la scienza, per essere tale (e qui siamo sul terzo piano del discorso) ha bisogno di unccerto indeterminismo. E qui è stato a suo tempo uno stracciarsi di vesti alla Kaifa da parte dell'ambiente scientifico. Mi spiego: se esistesse un determinismo ferreo l'esperimento scientifico non sarebbe possibile perché, essendo le condizioni di partenza dello stesso sempre diverse, i risultati di questo sarebbero sempre irrimediabilmente diversi. Ne segue che negli esperimenti è necessario considerare alcune cause come trascurabili onde arrivare a conclusioni costanti e descrivibili da leggi. Ora, la scienza, riferendosi ad oggetti specifici, può benissimo dire di essere conoscenza di questi oggetti, ma non di tutto (non è metafisica). Ha bisogno insomma che esista un certo ideterminismo per affermare il proprio
determinismo. Riallacciandomi alla questione posta da LoStraniero potremmo allora affermare che né la metafisica può ribattere alla scienza di non essere conoscenza vera né viceversa la scienza può farlo con la metafisica perché i piani sono diversi. Se dunque si arriva a dire che sul piano della filosofia della natura e su quello della scienza bisogna accettare l'indeterminismo non si è dei blasfemi perché ciò rientra nella natura dei due piani. Nè la scienza né la filosofia della natura casono irrimediabilmente, anzi ne vengono rafforzate per effetto di una migliore conoscenza dei confini che le definiscono. Tutto questo per sottolineare che la cosa è complessa: le interazioni tra i diversi piani di discussione determinano una complessità notevolissima in cui si presta più l'applicazione del pensiero sistemico che la difesa della scienza o della metefisica.
Indica quali sono le coordinate del pensiero scientifico tutto che è nichilista. Per nichilismo si intende quel pensiero che dice dell'essere che è nulla, di ogni essere o ente questo non era, era niente, e non sarà, l'essere è niente e che da questo fondamento determina ogni sua affermazione.Dice Severino che in una delle sue forme più coerenti il nichilismo pensa che la totalità degli enti abbia un inizio. Avere un inizio significa, per la totalità, avere un prima. Se non avesse un "prima", se non fosse nel tempo, sarebbe eterna e non qualcosa che inizia. (O in essa vi sarebbe un eterno da cui ha inizio il resto, concetto questo epistemico-metafisico-teologico). Nella dimensione del nichilismo il possibile, sia esso un ente o il nulla, è la possibilità di realizzarsi e di non realizzarsi, da parte degli enti ( possibilità che viene considerata incontraddittoria in questa dimensione);
oppure è la possibilità del realizzarsi, ma non unita alla possibilità opposta, e in questo caso è la possibilità implicata dalla "necessità" che qualche cosa di non ancora realizzato si realizzi ( il caso questo che indichi con i tre punti). Ma di entrambi i casi va detto che il possibile non è un nulla, ma una struttura positiva, un ente, si che intendere il nulla come la possibilità del tutto - come il "prima" dell'inizio del tutto - significa affermare che il nulla è un ente. Una contraddizione questa ulteriore. D'altra parte, la possibilità in quanto tale - e per tanto non in quanto la si voglia identificare al nulla, ma in quanto la si intenda come ente possibile - non può ciò nonostante evitare di essere il nulla di ciò di cui essa è la possibilità. La possibilità in quanto tale appartiene cioè al l'essenza del nichilismo.
La possibilità dell'ente, infatti, come "ente possibile", è un modo di essere diverso dal modo di essere Dell'"ente reale", in cui la possibilità diventa, appunto, "realtà"; ma se il possibile e il reale sono due modi diversi di essere, tuttavia l'ente possibile, in quanto possibile, è il nulla dell'ente reale, in quanto reale- ossia nell'ente possibile, in quanto tale, l'ente reale, in quanto tale, è (ancora) nulla; si che, se ponendo il nulla come la possibilità dell'ente si identifica il nulla all'ente, ora va detto che, affermando l'essere della possibilità in quanto tale, si identifica l'ente (reale) al nulla -al nulla che l'ente reale è, quando esso è ancora possibile.
Quando affermi che il determinismo ferreo presuppone un effetto per ogni causa diverso e unico, chiaro e distinto, ma questo non sottrae il determinismo al controllo di leggi definite ed incontrovertibili che sono il riflesso del concetto epistemico metafisico teologico di una causa prima, non sottrae il divenire di questi oggetti osservati e che hanno tutti una causa sufficiente alla legislazione che le preordina e prevede definendoli da una struttura che li origina e così anche per l'indeterminismo. " Nel pensiero dell'occidente, il diventar altro, che in esso è vissuto ed appare come l'evidenza originaria, implica non solo la possibilità- intesa come pura incontraddittorietà -che il diveniente divenga altro, ma anche la capacità reale, da parte del diveniente, di diventar altro. Aristotele chiama "potenza" questa capacità; ma il concetto di "potenza" è presente e domina l'intero sviluppo del pensiero occidentale.
E ciò accade sia che la potenza venga intesa (in campo filosofico scientifico) come una forma di "causa" ( potenza attiva o passiva), che produce (necessariamente o no) l'effetto, sia come connessione statistico-probabilistica, o come onda di probabilità (Heisemberg). Nel Destino (ndr. Non quello nichilista) l'apparire dell'impossibilità del diventar altro è dunque l'impossibilità della potenza." Al dunque ogni interazione che presupponga l'isolamento o astrazione è una volontà di potenza che non realizza che l'impossibile o contraddittorio , cioè la sintesi dei diversi, fino alla sintesi suprema dell'essere al nulla.
Quando cerchiamo di mettere sullo stesso piano la filosofia con la scienza o con altre dimensioni dell'umano sapere, ci dimentichiamo che questo non è possibile o contraddittorio, poichè ogni "cosa" prende il suo significato, oggi come ieri, dal senso che alla "cosa"la filosofia ha dato e in cui ogni altro significato si iscrive. E il senso è appunto quell'oscillare o epanfoterizein che Platone evoca nel Sofista dell'ente che diviene dal non essere all'essere, quel senso più ampio e che ancora oggi ogni altro senso deve rapportarsi e con cui deve fare i conti.
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ID37079 - 21/10/2013 10:35:01 - (Leretico) - I piani della discussione
Su che piano hai voluto qui intervenire nella discussione su determinismo e indeterminismo? Propendo che la tua lunga citazione Severiniana abbia voluto essere un intervento sul piano della metafisica mentre la questione è da dibattere anche sul piano della filosofia della natura e sul piano scientifico. Già altri (Aldo Vaglia) voleva significare la questione dei diversi piani di discussione, legati sì da alcuni nessi l'uno con l'altro, m da tenere ben distinti. In realtà il tuo pezzo Dru tende ad un altro scopo: far emergere la contraddizione nel pensiero nichilistico occidentale. Cioè quel credere che l'interazione esista in potenza e si verifichi poi nell'atto, mentre un modo di ragionare di tal fatta implica necessariamente che non essendoci intarazione in potenza non dovrebbe esserci nemmeno in atto, cosa contraddittoria.