06 Marzo 2024, 07.18
Eco del Perlasca

Pensieri su carta

di Djibril Bance

Avreste mai detto che le crasi di parole senza punteggiatura riflettono davvero il nostro modo di pensare


“Effettivamente il debito mondiale come funziona chi stiamo pagando la Luna effettivamente dove finiscono i soldi di questo debito mondiale chi lo deve pagare…”

Queste poche righe sgrammaticate e confuse sono un esempio di “Flusso di coscienza”.

Ciò che avete letto è a tutti gli effetti un esempio di “Flusso di coscienza”.

Si tratta di una tecnica narrativa adoperata da alcuni scrittori per rappresentare su carta il modo in cui noi pensiamo. Ritraggono con le parole il flusso di idee che corre nella mente di ognuno di noi, con i continui e improvvisi cambiamenti per l’arrivo di pensieri inaspettati, per sensazioni esterne, ricordi ed altri agenti del genere.

Tutto avviene all’interno della mente
del personaggio trattato, come in un monologo interno, e senza le mediazioni del narratore che spieghi i sentimenti dei soggetti. Emergono i lati interiori dei personaggi, quelli più positivi e persino quelli più negativi.
Per poter fare ciò, gli scrittori che adoperano questo stile, non utilizzano la sintassi regolare. Non viene applicata nemmeno la grammatica, tanto meno la punteggiatura, che viene poco usata: d’altronde, noi mettiamo le virgole nei nostri pensieri?

Questo stile di lettura venne teorizzato in una forma più grezza verso la metà dell’800.
Per vederlo applicato è necessario attendere fino ai primi decenni del secolo successivo, nello stesso periodo in cui Sigmund Freud aveva pubblicato le sue teorie sulla psicanalisi, sull’interpretazione dei sogni e sull’inconscio e sul subconscio.

Quello che il famoso psicanalista austriaco aveva teorizzato aveva acceso molti dibattiti al tempo, ma, ancora di più, aveva influenzato per sempre la letteratura moderna europea. Gli scrittori iniziarono a inserire nelle proprie opere argomenti sull’inconscio e nacque, inoltre, il romanzo psicologico, dove si sondava l’intimo più segreto dei protagonisti. Altro figlio di queste influenze, fu, appunto, lo stile narrativo del ”Flusso di coscienza".

Uno degli scrittori più famosi che hanno usato questo stile è il dublinese James Joyce, autore modernista del XX secolo.
Utilizzando unicamente questo stile narrativo, scrisse “Gente di Dublino”, dove la mente dei protagonisti e il mondo esterno si fondono in un’unica cosa. Opera molto più conosciuta è “Ulisse”, dove persino le percezioni si fondono al flusso di pensieri dei tre protagonisti. Infine, vi è anche “Finnegans Wake”, ambientato nei sogni del protagonista. Per simulare il flusso confuso dei sogni, Joyce decise di scrivere attaccando fra di loro alcune parole.

Per quanto libri scritti in questo modo siano complicati da leggere, sono anche molto interessanti.
Non solo ci fanno capire quanto sia importante la punteggiatura, ma ci fanno anche rendere conto di quanto pensiamo davvero e di come lo facciamo.

Bance Djibril 5°AM




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